Ode alla bicicletta
colui che guida di certo non gusta
i gelsomini tra le case accese,
sul ciglione la quercia secolare,
il fieno affastellato nel covone
e nemmeno è troppo salutare
il passo indaffarato del pedone
con sul telefono mani e occhi,
cuffie ad alto volume sugli orecchi...
No, no, qui le orecchie sono tese
al canto tenue e vario del verdone,
le mani ben piantate sul manubrio,
gli occhi in cerca del particolare,
corpo e mente in armonico equilibrio.
Pedali e t'alzi un palmo dalla terra,
hai una visione spettacolare
di natura, agglomerati e persone,
il suolo prontamente ti riafferra
e te stesso conoscere ti pare,
tra cielo e prati in morbida tensione.
Bicicletta, una candida emozione
affiora ad ogni e a tutti i fendenti
di catena e catarifrangenti,
al campanello in duplici rintocchi.
Volano vesti e casti adolescenti
si ritorna in vortici di vento,
si pensa al tempo che mai s'arresta,
a quanto la volevi tra i balocchi,
ed è perciò che libertà è questa
-tenace pedalata di un momento-
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Grazie per questi versi colmi di magia!