GLI INQUILINI DEL CAMPOSANTO
il labbro che gli tremava prima di
morire, è lo strazio che provocò nel
trapasso a quel genitore; si è sentito
valutato, come un parassita; in quel
sentire più vecchi crepano, tanti più
giovani vivono.
Il tempo è denaro,
che ne facciamo dell'anziano; sono
come la povertà e la ricchezza, diventi
solamente zavorra ... il progresso affossa!
Quella esistenza dignitosa naturalmente,
distoglie dal sistema produttivo quel
parentele.
I nonni li ricoverano
come se fossero dei buoni alberghi,
convinti che gli anziani sono contenti;
affidandoli a un gerontocomio, si sono
lavati le mani con quella modernità che
si esalta l'uomo; per i vegliardi, solo
maltrattamenti.
Scaricati dai familiari
nei ricoveri per sbarazzarsi di quei
pesi, il corona virus gli sta dando una
mano per mandarli soli e delusi! Negli
ultimi anni, i diritti sociali … sono stati
infranti; i vecchi, manovrati come se
fossero rifiuti.
L'empatia per il proprio
tornaconto, è uguale dal Nord al
Sud questo accresciuto cinismo, gli
anziani deboli e smarriti, subiscono
angherie e sono confusi; si sentono
scartati dai parenti, messi in mano
agli inservienti.
L’allontanamento degli
anziani dalla nostra quotidianità,
presenta pericolosi effetti collaterali
per la nostra società; non siamo delle
valigie che non serviranno più diceva
mio nonno, è il sentirsi inquilini del
camposanto.
Un tempo, i nostri antenati
erano tenuti sotto il tetto e rispettati
fino all'ultimo giorno; stavano al camino
serviti di tutto punto, nell'ubbidienza con
il ciao nonno; la loro parola era Vangelo,
in quel dire alba e tramonto è il nostro
destino.
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Un saluto