che porta delle acacie e tigli
il profumo inebriante e forte
e mi pare di sentir ancor, le grida
da bambino quando in queste
pure acque ci tuffavamo
e, talvolta privi di costume, il bagno
mentre si adocchiava già, a riva,
avvolto in quella carta color marrone
il mezzo sfilatino con frittata.
Quant’era bella e buona
l’aria che respiravo
frammista agli sfottò e risa
e c’era una Italia povera ma in ripresa.
In questa terra ormai sospesa
fra verdi colline ed Appennini
è cresciuto anche il mio cuore
e oggi, seduto in riva a quel che rimane
di un fiume antico,
rivivo gli attimi più belli del mio corso
e ascolto, questa volta, l’odore di acacie e tigli
ammiro l’aria che circonda i miei ricordi
e le mie corse al parco, a scuola o al palazzetto Coni
per ritrovar gli amici, amori e timori,
Com’è cambiato tutto, il cuore della gente
pure gli amori e sempre più timori,
ma c’è speranza ancor al mondo
finché forte sarà il magico
odor di acacie e tigli.
Luciano Capaldo
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