Il tristo salice,sta lì alla sponda del fiume ,
ricurva le sue fronde nelle livide acque .
Ed il vento che spira oltre il monte ,
passa tra i suoi rami ,suonando una malinconia che si disperde all 'orizzonte ,
come una nebbia d 'autunno.
Eppur sembri una fanciulla mio dolce albero ,
che all'aura di maggio spettina la sua chioma.
L 'acqua ti lega per antico patto,
nel mistero che si perde,si confonde.
Ma verdeggia Il bel fogliame , quando la tenue luce del giorno che sale s 'effonde in ogni loco ,mette in risalto il tuo color.
Nulla s 'ode sulla riva solo il lento scorrere.
del rivo , il gracidar di ranocchie e di beccacce che dal tuo tronco fan salto.
Si specchia il tuo volto nubiloso ,
che tanto fa cantar poeti e pintori .
Vengon giu quei rami docili , umili, pietosi,
come le lacrime antiche , al tempo dei beffardi romani che posero legno e ferro al polso di figliol di Dio,
e tu di quella povera carne fosti sostegno.
Muto , non danzano alle correnti ventose
le fragili ramaglie ,non ti ricopri di fiori ,
non impregni l 'aere di dolce aroma ,
come il tiglio in primavera.
Umilissimo,non vedi d' intorno, sempre il brullo suolo arso in estate, sopito in autunno
Candido nel freddo verno.
Cala la notte silente , tutto copre d' ombre , tra l incerto crepuscolo lunare.
Si spengon le fiamme diurne ,
fuggono i fasci di luce ,
tu sei lì al limitar del fiume ,
sottto un cielo trapunto dii stelle .
Corrado cioci
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