Amico mio
de come campo io
che non c' ho piu' rispetto
manco pe' Dio.
E stata sta vita
a famme capi' come funziona er monno
m' ha detto " a Ci'"
o te sveji o te ne vai affonno.
De che stamo a parla'.
Sapessi li mostri che c' ho n testa io;
le notti senza stelle
li morsi sulla pelle
e piantati in mezzo ar core
du occhi che fanno ancora piu' rumore.
La gente che ho visto anna' via
senza n' briciolo de poesia.
Le lacrime raccolte e poi versate
pe' chi avrebbe meritato
solo inverni
e nisuna estate.
Mano mano finivo de capi'
finivo de parla'
finivo de mori'
pč anna' lontano.
A nun ave' pietā' semmai
me l' hanno insegnato:
le botte che ho preso quando m' hanno menato
gli amori finiti quando m' hanno rinnegato
le vorte che ho pregato
e che gnisuno m' ha ascortato
Di cosa parliamo
Di cosa parliamo
Amico mio
Di come vivo
che non ho pių rispetto
Nemmeno per Dio.
E stata questa vita
Ad insegnarmi come va il mondo
Mi ha detto Ragazzo mio
O ti svegli o vai a fondo.
Di cosa parliamo.
Sapessi quanti mostri ho in testa
Le notti senza stelle
Le privazioni sulla pelle
E piantati in mezzo al cuore
Due occhi che fanno ancora pių rumore.
La gente che ho visto morire
Senza un briciolo di poesia.
Le lacrime raccolte e poi versate
Per chi avrebbe meritato solo inverni
e nessuna estate.
Pian piano finivo di capire
Finivo di parlare
Finivo di morire
Per andarmene lontano.
A non avere pietā semmai
Me lo hanno insegnato;
le botte che ho preso quando mi hanno picchiato
gli amori finiti quando mi hanno rinnegato
le volte che ho pregato e che nessuno mi ha ascoltato

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lo conosce tutto "er monno" apposta vengono tutti
quā a magna e beve e a respirā l'aria, che ancora c'č senza pagā. (ancora per poco...)
Complimenti per la poesia.



















Non credo vi sia necessitā di tradizione.
Complimenti.









Molto apprezzato


