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Su peti cocone

È arrivata, è arrivata la mattina de su peti cocone, giornata tanto attesa
per uscire gioiosi e speranzosi in un gruppo chiassoso, per chiedere le
offerte.
Le porte sono tutte aperte e, dove stranamente non lo siano, suoniamo il
campanello e, almeno questa volta, non scappiamo ma restiamo in attesa
che qualcuno ci apra e appesantisca il nostro carico.
L'unica nostra dotazione è una federa, talvolta consunta o rattoppata ma
sempre pulita, federa simbolo di intimità, capace da sola di portare fuori
casa tanti segreti e che impregnata dell'odore antico del legno del vecchio
comò ereditato si rivela il miglior raccoglitore nella nostra impresa.
Si parte e piano piano il carico diventa più consistente in un viaggio
attraverso i vicoli, aspettando sugli usci delle case dove ci accolgono
donne gentili e sorridenti e, sporadicamente, donne tristi e dagli occhi
arrossati di cui con innocente gioia ne ignoriamo i motivi....
Via via la federa si riempie di mele cotogne, fichi secchi, mele granate e
papassini, che se non troppo schiacciati saranno la merendina durante i
giochi nel pomeriggio.
La nostra corsa dura fino a mezzogiorno, poi ognuno tornerà nella propria
casa a fare un veloce inventario prima del pranzo e prima di affollare di
nuovo i vicoli nei nostri giochi quotidiani.
L'inventario serio e concreto avverrà domani a scuola in un insensato
confronto con la compagna di banco che lascerà una reciproca invidia, e
nei fogli che dovremo riempire nel tema che ci darà la maestra.
Poi tutto tornerà alla normalità, con la velocità e spensieratezza doni
esclusivi dei bambini, riprendendo i giochi e colorando fogli con i pastelli
de su peti cocone, ma solo se siamo stati fortunati.....
Poi cresci e capisci.
Capisci che la frutta ricevuta era il risultato di tanto amore e speranzosa
attesa, che i papassini erano fatti con la stessa passione con cui li faceva
tua madre allora e tu oggi.
Capisci che qualcuno non tornerà più e la sua assenza è dolorosa quanto
toccare la brace viva, capisci che bussavi alle porte intrise di dolore e
disperazione, capisci il volto arrossato di quelle donne e capisci che tu,
l'adulto di oggi, sei stato il tramite prezioso ed inconsapevole tra il mondo
dei vivi e quello della memoria.
Il gesto dell'offerta passato per le tue mani, è il gesto con cui si è cercato
di alleggerire le pene ai defunti nel loro peregrinare per l'espiazione dei
peccati.
È il gesto che rende indissolubile il rapporto tra i presenti e gli assenti,
fatto di memoria, di speranza e talvolta di rimpianti e che avvicina i vivi in
un istante di estrema intimità, quando si riesce con l'amore ad
accarezzare un viso impresso nel cuore.
Prepariamo i nostri bambini a questa ricorrenza senza spiegare troppo
per non minarne la gioia, lasciamo che escano e vadano a suonare alle
porte. Aiutiamoli a capire che ogni dono è prezioso e che non importa
l'entità ed il peso del carico se son rientrati a casa con lo stesso sorriso
con cui sono usciti.
Non importa se avranno sulle spalle una federa profumata od uno zaino,
è importante che escano trepidanti e che ci aiutino a rafforzare il filo che ci
lega al passato.



Scritto il 2 novembre 2014, giornata de su peti cocone, letteralmente "chiedi pane" usanza remota in Sardegna che vede i bambini impegnati a chiedere, di porta in porta, delle offerte. I bambini rappresentano le anime pure e chiedono le offerte per le anime dei defunti.
E' un'usanza che si contrappone e, fortunatamente resiste al moderno Halloween.




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Racconto scritto il 15/04/2015 - 14:20
Da Millina Spina
Letta n.2365 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Un amarcord molto aqpprezzato e poi scritto con tanta semplicità e bravura. Brava Millina.

luciano rosario capaldo 16/04/2015 - 09:34

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La Poesia dei semplici...quella più vera e bella, sempre.
GRAZIE! Vera

Vera Lezzi 15/04/2015 - 23:38

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Mi è piaciuta tanto, tanto Millina.
Sa di cose passate, di quando eravamo noi bambini, di sogni e speranze. Una usanza veramente bella: conservatela, è giusto così. Racconto scritto in modo fluido ed accattivante. Complimenti!
Un abbraccio...

Gio Vigi 15/04/2015 - 23:20

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Una rievocazione delicata e commovente di un'usanza da tenere in vita per amore della propria terra e delle sue tradizioni.Scritta veramente in modo eccellente.

Rosa Chiarini 15/04/2015 - 23:04

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Evviva "su peti cocone" e come questa tante altre usanze in tanti paesi sparsi per la nostra bella Italia come quella di uscire nei prati per chiamare la primavera o tante altre, ed invece ci cucchiammo la zucca ! non è nostra ! E' buona per i tortelli ed il risotto. Ma sai con Hallo..come si chiama, si spendono soldi e poi puoi trasgredire...poveretti :::::

Roberto Colombo 15/04/2015 - 20:16

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