Cimitero monumentale di Cagliari
Può sembrare strano sentire la parola arte e cimitero accomunate.
Nel cimitero di Bonaria la cosa è possibile.
La prima volta che sono stato al cimitero di Bonaria è stato da ragazzo, assieme ad un mio amico ed i suoi genitori, lì era stato sepolto il nonno, morto durante la seconda guerra mondiale.
All'epoca, avrò avuto 13 o 14 anni anni, pur abitando nel rione che ospita il cimitero, non c'ero mai entrato.
Ricordo che mi fece una strana impressione vedere tutte quelle statue, tutti quei monumenti.
Un monumento, quello a Francesca Warzee, colpì la mia attenzione.
Questo rappresenta un bimbo intento a dare l'ultimo saluto alla madre coricata su un letto.
Il cimitero di Bonaria nacque nella prima metà dell'ottocento in una zona utilizzata da secoli come luogo di sepoltura, infatti qui vi si trovano ancora resti di sepolture romane ed addirittura di epoca punica.
Tra la seconda metà dell'ottocento ed i primi del novecento molti cagliaritani vollero dimostrare la propria condizione sociale, il proprio livello nell'ambito della società cagliaritana anche con monumenti funerari che “colpissero” l'attenzione della cittadinanza.
Uno dei più belli e interessanti è, a mio avviso, quello dell'avvocato Giuseppe Todde, opera del Sartorio, un importante scultore piemontese, denominato il Michelangelo delle tombe; l'opera rappresenta la moglie, in figura intera, del Todde con un crocifisso sul petto che piange la dipartita del proprio caro rappresentato con un busto posto in alto su un basamento a forma di enorme crocifisso.
La cosa curiosa è che la signora, Luigia Oppo, che ad un occhio distratto potrebbe sembrare la vera “destinataria” del monumento, morì oltre vent'anni
dopo la posa dell'opera, per cui molti cagliaritani ebbero l'opportunità di vedere, per ancora molti anni, la signora sia in carne ed ossa che in statua.
L'opera si rifà ad una precedente, realizzata per Vittorio Raspi dal Celi nel 1881, che rappresenta la moglie del Raspi in figura intera mentre porta una corona di fiori al busto del marito, posto sopra una colonna.
All'epoca l'Unione Sarda, giornale della città, esaltò il monumento come tra i più belli presenti nel cimitero; forse lo stesso Todde, visto che il monumento vide la luce tre anni prima della dipartita di questi, commissionò al Sartorio un'opera analoga.
Altra opera del Sartorio, che colpisce molto l'attenzione dei visitatori del cimitero, è il monumento, posto all'interno della cappella di famiglia, al piccolo Efisino Devoto, questa rappresenta un bimbo di tre anni seduto su una seggiola, con un giocattolo in mano, nel monumento è presente la scritta: Cattivo, perché non ti svegli?!
Il settore dei bambini è quello che, secondo me, attira di più l'attenzione e l'immaginazione dei visitatori.
Sono diversi quelli che catturano lo sguardo, uno dei più iconici è quello della piccola Maria Ugo Ortu, che al momento della sua dipartita aveva meno di tre anni, Ugo Ortu era il suo cognome.
Il Sartorio volle rappresentarla vestita di tutto punto, con un grazioso cappellino, mentre da un bacio d'addio su di un balcone.
La leggenda cagliaritana voleva che la bimba fosse deceduta cadendo da un balcone, cosa non vera; il balcone rappresenta un metaforico distacco tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Curioso è il monumento ad Enrico Serpieri; il figlio Gian Battista, per ricordare le vicende del padre nella vita politica nazionale del tempo, commissionò un pomposo monumento funebre.
Quello che colpisce di più è la presenza di figure di militari, vestiti naturalmente con divise dell'epoca, metà ottocento, questo per ricordare che il Serpieri aveva affrontato i soldati francesi quando avevano cercato di sciogliere la repubblica romana.
Piuttosto curioso è il monumento al canonico, nonché archeologo, Giovanni Spano.
Il suo busto poggia su una piccola “edicola” dove sono presenti alcuni reperti archeologici trovati dallo stesso Spano, e conservati per il proprio monumento funebre, cosa ora decisamente impensabile ma all'epoca non ci si preoccupava tanto di certe sottigliezze.
Tra le varie cose c'è un antico sarcofago, trovato nelle vicinanze del cimitero di Bonaria e posto vicino al suo busto, di un personaggio romano, tale Lucio Aurelio Grapto, commissionato dalla moglie di questo, tale Eusebia Todote, che fa bella mostra di se.
Interessante anche il monumento a Pietro Magnini, qui è riprodotta la scena che portò alla morte il destinatario del monumento.
Il Magnini fu attaccato e ucciso mentre con un'altra persona, anch'essa vittima dell'attacco, percorreva in calesse una strada nella zona di Urzulei.
Si narrò che la moglie del Magnini fece venire da Milano una famosa medium per lanciare una maledizione al paese di Urzulei.
Interessante è la tomba di un bambino, Enerino Birocchi, che si presenta con la curiosa forma di pagoda cinese, che riprendeva i gusti europei del tempo, ossia fine ottocento.
Interessante sapere che nelle scale che portano all'ingresso della basilica di Bonaria, praticamente “attaccata” al cimitero che porta il suo nome, vi sono i resti di tombe dei primi secoli del cristianesimo.
Ora si possono vedere “aperte”, ossia visibili sia dalle scale che dalla strada, ma all'epoca della loro costruzione erano chiuse e raggiungibili tramite un cunicolo sotterraneo.
Il Cimitero smise di essere utilizzato nella seconda metà degli anni 60, sostituito dal cimitero di San Michele aperto nel 1940.
Il cimitero di Bonaria, nel tempo, è stato inglobato da una città in espansione tanto da trovarsi, ai giorni d'oggi, nel mezzo della città.
Pian piano l'uso dei monumenti venne soppianto dall'uso di modeste lapidi con foto.
Anche personaggi che fecero la storia della città di Cagliari, come ad esempio Ottone Bacaredda famosissimo sindaco, deceduto nel 1921, ha una lapide con la foto.
Pian piano i gusti cambiarono anche in fatto di tombe, comunque i monumenti, pur avendo subito l'aggressione della guerra, del tempo, dell'incuria, sono presenti in gran numero e raccontano una storia: quella della città e delle tante persone che vi vissero.
Il monumento all'ex magnifico rettore dell'università di Cagliari, l'avvocato Todde, fa soffermare il visitatore e fa si che questo si ponga delle domande: chi era costui? Chi è la signora ritratta? In tal modo il ricordo di quelle persone continua a perdurare nel tempo.
Nel cimitero di Bonaria la cosa è possibile.
La prima volta che sono stato al cimitero di Bonaria è stato da ragazzo, assieme ad un mio amico ed i suoi genitori, lì era stato sepolto il nonno, morto durante la seconda guerra mondiale.
All'epoca, avrò avuto 13 o 14 anni anni, pur abitando nel rione che ospita il cimitero, non c'ero mai entrato.
Ricordo che mi fece una strana impressione vedere tutte quelle statue, tutti quei monumenti.
Un monumento, quello a Francesca Warzee, colpì la mia attenzione.
Questo rappresenta un bimbo intento a dare l'ultimo saluto alla madre coricata su un letto.
Il cimitero di Bonaria nacque nella prima metà dell'ottocento in una zona utilizzata da secoli come luogo di sepoltura, infatti qui vi si trovano ancora resti di sepolture romane ed addirittura di epoca punica.
Tra la seconda metà dell'ottocento ed i primi del novecento molti cagliaritani vollero dimostrare la propria condizione sociale, il proprio livello nell'ambito della società cagliaritana anche con monumenti funerari che “colpissero” l'attenzione della cittadinanza.
Uno dei più belli e interessanti è, a mio avviso, quello dell'avvocato Giuseppe Todde, opera del Sartorio, un importante scultore piemontese, denominato il Michelangelo delle tombe; l'opera rappresenta la moglie, in figura intera, del Todde con un crocifisso sul petto che piange la dipartita del proprio caro rappresentato con un busto posto in alto su un basamento a forma di enorme crocifisso.
La cosa curiosa è che la signora, Luigia Oppo, che ad un occhio distratto potrebbe sembrare la vera “destinataria” del monumento, morì oltre vent'anni
dopo la posa dell'opera, per cui molti cagliaritani ebbero l'opportunità di vedere, per ancora molti anni, la signora sia in carne ed ossa che in statua.
L'opera si rifà ad una precedente, realizzata per Vittorio Raspi dal Celi nel 1881, che rappresenta la moglie del Raspi in figura intera mentre porta una corona di fiori al busto del marito, posto sopra una colonna.
All'epoca l'Unione Sarda, giornale della città, esaltò il monumento come tra i più belli presenti nel cimitero; forse lo stesso Todde, visto che il monumento vide la luce tre anni prima della dipartita di questi, commissionò al Sartorio un'opera analoga.
Altra opera del Sartorio, che colpisce molto l'attenzione dei visitatori del cimitero, è il monumento, posto all'interno della cappella di famiglia, al piccolo Efisino Devoto, questa rappresenta un bimbo di tre anni seduto su una seggiola, con un giocattolo in mano, nel monumento è presente la scritta: Cattivo, perché non ti svegli?!
Il settore dei bambini è quello che, secondo me, attira di più l'attenzione e l'immaginazione dei visitatori.
Sono diversi quelli che catturano lo sguardo, uno dei più iconici è quello della piccola Maria Ugo Ortu, che al momento della sua dipartita aveva meno di tre anni, Ugo Ortu era il suo cognome.
Il Sartorio volle rappresentarla vestita di tutto punto, con un grazioso cappellino, mentre da un bacio d'addio su di un balcone.
La leggenda cagliaritana voleva che la bimba fosse deceduta cadendo da un balcone, cosa non vera; il balcone rappresenta un metaforico distacco tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Curioso è il monumento ad Enrico Serpieri; il figlio Gian Battista, per ricordare le vicende del padre nella vita politica nazionale del tempo, commissionò un pomposo monumento funebre.
Quello che colpisce di più è la presenza di figure di militari, vestiti naturalmente con divise dell'epoca, metà ottocento, questo per ricordare che il Serpieri aveva affrontato i soldati francesi quando avevano cercato di sciogliere la repubblica romana.
Piuttosto curioso è il monumento al canonico, nonché archeologo, Giovanni Spano.
Il suo busto poggia su una piccola “edicola” dove sono presenti alcuni reperti archeologici trovati dallo stesso Spano, e conservati per il proprio monumento funebre, cosa ora decisamente impensabile ma all'epoca non ci si preoccupava tanto di certe sottigliezze.
Tra le varie cose c'è un antico sarcofago, trovato nelle vicinanze del cimitero di Bonaria e posto vicino al suo busto, di un personaggio romano, tale Lucio Aurelio Grapto, commissionato dalla moglie di questo, tale Eusebia Todote, che fa bella mostra di se.
Interessante anche il monumento a Pietro Magnini, qui è riprodotta la scena che portò alla morte il destinatario del monumento.
Il Magnini fu attaccato e ucciso mentre con un'altra persona, anch'essa vittima dell'attacco, percorreva in calesse una strada nella zona di Urzulei.
Si narrò che la moglie del Magnini fece venire da Milano una famosa medium per lanciare una maledizione al paese di Urzulei.
Interessante è la tomba di un bambino, Enerino Birocchi, che si presenta con la curiosa forma di pagoda cinese, che riprendeva i gusti europei del tempo, ossia fine ottocento.
Interessante sapere che nelle scale che portano all'ingresso della basilica di Bonaria, praticamente “attaccata” al cimitero che porta il suo nome, vi sono i resti di tombe dei primi secoli del cristianesimo.
Ora si possono vedere “aperte”, ossia visibili sia dalle scale che dalla strada, ma all'epoca della loro costruzione erano chiuse e raggiungibili tramite un cunicolo sotterraneo.
Il Cimitero smise di essere utilizzato nella seconda metà degli anni 60, sostituito dal cimitero di San Michele aperto nel 1940.
Il cimitero di Bonaria, nel tempo, è stato inglobato da una città in espansione tanto da trovarsi, ai giorni d'oggi, nel mezzo della città.
Pian piano l'uso dei monumenti venne soppianto dall'uso di modeste lapidi con foto.
Anche personaggi che fecero la storia della città di Cagliari, come ad esempio Ottone Bacaredda famosissimo sindaco, deceduto nel 1921, ha una lapide con la foto.
Pian piano i gusti cambiarono anche in fatto di tombe, comunque i monumenti, pur avendo subito l'aggressione della guerra, del tempo, dell'incuria, sono presenti in gran numero e raccontano una storia: quella della città e delle tante persone che vi vissero.
Il monumento all'ex magnifico rettore dell'università di Cagliari, l'avvocato Todde, fa soffermare il visitatore e fa si che questo si ponga delle domande: chi era costui? Chi è la signora ritratta? In tal modo il ricordo di quelle persone continua a perdurare nel tempo.
Racconto scritto il 25/04/2018 - 14:27
Letta n.1114 volte.
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Commenti
L'ho trovato interessante!
Grazia Giuliani 30/04/2018 - 19:45
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