L'ultimo ballo
«Sei ebrea?»
Angela non rispose e rimase a fissare un punto indefinito del pavimento di quel rifugio, una piccola casa composta da una stanza scarsamente arredata. Uno strano silenzio regnò incontrastato per alcuni istanti poi spezzato dai bombardamenti sempre più vicini.
Horst Kleine, capitano delle SS, e la infermiera erano i soli sopravvissuti del decimo battaglione, spazzato via dalle forze alleate. L'ufficiale respirò profondamente, estrasse la Luger dalla fondina e la puntò verso il basso.
«Immagino che tu sia riuscita a nascondere le tue origini grazie a qualche scappatoia» disse rivolto alla donna.
Angela trasalì, indietreggiando d'istinto.
«Kommandant, non occorre, tanto siamo entrambi spacciati.»
Horst sorrise e appoggiò la pistola sul tavolo in legno massello, accanto a del pane raffermo e a una brocca piena d'acqua con due bicchieri.
«Volevo alleggerirmi da questa inutile ferraglia. In verità non ho mai ucciso nessuno, la divisa che indosso è dovuta alla costrizione di mio padre. Prima di entrare tra le file del Reich, ero un bravo ballerino, pensa che mi esibivo nei teatri più famosi della Germania» le raccontò con una voce calda e gentile, ma intrisa di malinconia.
Angela si riavvicinò. Realizzò che in quell'uomo alto dai lineamenti fini e distesi, dai cortissimi capelli biondi e dagli occhi azzurri come il cielo terso, non vi era alcuna traccia di ostilità.
A ridosso del muro scrostato c'era uno sgabello con un grammofono e un disco inserito. Il militare ruotò la manovella e nel giro di mezzo minuto le note del 'Tannhäuser,' di Richard Wagner sfarfallarono nella casetta.
«Balliamo!» esclamò Horst, mettendo la mano destra sul fianco sinistro di Angela.
«Mi dispiace, non so ballare.»
«Ti guido io. Lasciati andare.»
«Non credo che abbiamo abbastanza tempo» disse la ragazza lacrimando copiosamente. «Senti il sibilo? Una bomba sta quasi per colpirci.»
«Ti prego» insistette Horst con dolcezza «Non voglio ballare da solo.»
Fecero una decina passi, accompagnati dalla musica di una delle opere più belle di tutti i tempi, finché si abbracciarono. Poi il boato.
Angela non rispose e rimase a fissare un punto indefinito del pavimento di quel rifugio, una piccola casa composta da una stanza scarsamente arredata. Uno strano silenzio regnò incontrastato per alcuni istanti poi spezzato dai bombardamenti sempre più vicini.
Horst Kleine, capitano delle SS, e la infermiera erano i soli sopravvissuti del decimo battaglione, spazzato via dalle forze alleate. L'ufficiale respirò profondamente, estrasse la Luger dalla fondina e la puntò verso il basso.
«Immagino che tu sia riuscita a nascondere le tue origini grazie a qualche scappatoia» disse rivolto alla donna.
Angela trasalì, indietreggiando d'istinto.
«Kommandant, non occorre, tanto siamo entrambi spacciati.»
Horst sorrise e appoggiò la pistola sul tavolo in legno massello, accanto a del pane raffermo e a una brocca piena d'acqua con due bicchieri.
«Volevo alleggerirmi da questa inutile ferraglia. In verità non ho mai ucciso nessuno, la divisa che indosso è dovuta alla costrizione di mio padre. Prima di entrare tra le file del Reich, ero un bravo ballerino, pensa che mi esibivo nei teatri più famosi della Germania» le raccontò con una voce calda e gentile, ma intrisa di malinconia.
Angela si riavvicinò. Realizzò che in quell'uomo alto dai lineamenti fini e distesi, dai cortissimi capelli biondi e dagli occhi azzurri come il cielo terso, non vi era alcuna traccia di ostilità.
A ridosso del muro scrostato c'era uno sgabello con un grammofono e un disco inserito. Il militare ruotò la manovella e nel giro di mezzo minuto le note del 'Tannhäuser,' di Richard Wagner sfarfallarono nella casetta.
«Balliamo!» esclamò Horst, mettendo la mano destra sul fianco sinistro di Angela.
«Mi dispiace, non so ballare.»
«Ti guido io. Lasciati andare.»
«Non credo che abbiamo abbastanza tempo» disse la ragazza lacrimando copiosamente. «Senti il sibilo? Una bomba sta quasi per colpirci.»
«Ti prego» insistette Horst con dolcezza «Non voglio ballare da solo.»
Fecero una decina passi, accompagnati dalla musica di una delle opere più belle di tutti i tempi, finché si abbracciarono. Poi il boato.
Racconto scritto il 13/09/2019 - 15:05
Letta n.921 volte.
Voto: | su 7 votanti |
Commenti
Mary, se fossi uno sceneggiatore/regista, tra i tantissimi racconti scritti e pubblicati, questo sarebbe il racconto da cui mi piacerebbe trarne un opera filmica, magari un cortometraggio. Le tue parole nell'essere misurate, risultano proprio quelle che volevo leggere, sottolineando quindi di quanto la mia idea di trarne una trasposizione sarebbe azzeccata.
In conclusione... «Un giorno sentirete parlare di me» (cit di un qualunque ambizioso filmmaker)
In conclusione... «Un giorno sentirete parlare di me» (cit di un qualunque ambizioso filmmaker)
Giuseppe Scilipoti 20/06/2023 - 22:24
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Un racconto profondo e toccante.
proprio come il finale struggente di un film
proprio come il finale struggente di un film
Mary L 20/06/2023 - 19:11
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Molto bello profondo toccante e scritto benissimo. Bravo!!!!
Ti segnalo un piccolo refuso: manca la "n" in "rassicurante".
Buona domenica
Ti segnalo un piccolo refuso: manca la "n" in "rassicurante".
Buona domenica
Maria Isabel Mendez 15/09/2019 - 15:56
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Inoltre ho voluto raccontare una piccola storia dove si evince di come nazisti erano vittime da un sistema orrorificamente sbagliato, tantissimi erano come Horst, tantissimi non erano fieri della divisa che portavano.
Insomma, ho cercato di ricreare l'atmosfera durante dalla cornice gravosamente bellica e con sottofondo la musica di Wagner, mostrando per cui uno dei tanti elementi "buoni" tra le file del Reich, un nazista per costrizione e dall'animo gentile.
Alla prossima!!!
Insomma, ho cercato di ricreare l'atmosfera durante dalla cornice gravosamente bellica e con sottofondo la musica di Wagner, mostrando per cui uno dei tanti elementi "buoni" tra le file del Reich, un nazista per costrizione e dall'animo gentile.
Alla prossima!!!
Giuseppe Scilipoti 14/09/2019 - 16:13
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Grazie a Romeo e soprattutto a Santa per la sua attenta e attinente disamina.
Come già ho esposto più di una volta, per adesso è un periodo fatto di racconti dove punto sull'aspetto emozionale (come ad esempio in "Jean, il pittore) ed avendo una certa sensibilità non mi è difficile ricreare certe sequenze nella mia mente, semmai è più complicato a trascriverle in un testo, perchè come diceva Celentano "L'emozione non ha voce"
Come già ho esposto più di una volta, per adesso è un periodo fatto di racconti dove punto sull'aspetto emozionale (come ad esempio in "Jean, il pittore) ed avendo una certa sensibilità non mi è difficile ricreare certe sequenze nella mia mente, semmai è più complicato a trascriverle in un testo, perchè come diceva Celentano "L'emozione non ha voce"
Giuseppe Scilipoti 14/09/2019 - 16:11
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É stato come vedere la scena finale di un film. Per me che adoro i film del dopo guerra è stata una vera emozione! Quante vite umane si buttano via in una guerra. Ma è proprio quando sei davanti alla morte che viene fuori,quasi sempre,la vera umanità degli uomini, quella che a volte si è costretti a nascondere dentro ad una divisa. Bellissimo racconto sia per come è scritto che per l'emozione che trasmette! Complimenti! Ciao
santa scardino 14/09/2019 - 14:16
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...emozionante...
romeo cantoni 13/09/2019 - 20:34
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