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Nonna Orsolina

Nonna Orsolina
I miei passi seguono il ritmo dei pensieri. La strada davanti a me è delimitata da una lunga fila di lampioni di fine ottocento, come quelli che a volte ammiriamo nei quadri di Monet, ho la strana sensazione che siano loro a venire incontro a me e non viceversa.
Sono belli ed in sintonia con lo stile della città, ma più che illuminare lo spazio mi investono di una luce bianca, come una sorta di macchina del tempo.
Ed ecco apparire accanto a me nonna Orsolina,portava sempre il cappellino, d’estate di tela leggera per il sole e d’inverno di feltro con l’immancabile veletta arrotolata.
Ne aveva di vari colori, a volte, quasi come se fossero un premio, me li faceva indossare per gioco, raccomandandomi di trattarli con cura.
E mentre mi aiutava a sistemarli sulla mia testolina bruna mi diceva: ‘ Una donna qualunque lavoro faccia o qualunque posto abbia nella scala sociale, deve avere sempre cura del sua persona, per rispetto verso se stessa e verso gli altri. Si può essere eleganti anche cucinando trippa e patate.’
Beh, non lo so se avesse ragione, ma questa era la sua filosofia.
Era cresciuta in una enorme casa padronale di un paesino del Cilento : S. Mauro.
Apparteneva alla nobiltà del paese, i cui redditi provenivano dalla coltivazione di fichi, di ulivi e anche dall’allevamento di bestiame.
Era una donna piacente, ma avendo superato la trentina senza aver trovato il partito giusto , la famiglia ormai la riteneva una ‘zitella a vita’ , fino a quando non arrivò la proposta di mio nonno Giovanni, vedovo e con sei figli.
Per i genitori era l’ultima occasione per poterla ‘accasare’, per lei quella di poter fuggire dal paesino andando a vivere in città.
Non fu ben accolta dai figliastri, il dolore per la perdita della madre era ancora troppo vivo, tranne per mia madre, che essendo piccola,sei anni, si adattò più facilmente.
Culturalmente era un’autodidatta, leggeva di tutto compreso il Mattino quotidianamente.
La sorte volle che non ebbe figli, ma seppe guidare la famiglia con molta dedizione e responsabilità.
Diciamo che i suoi meriti, da parte dei figliastri li raccolse con il tempo,ma forse era giusto così.
Da bambina percorrevo quella strada tutte le domeniche mattina attaccata alla sua mano, dirette alla parrocchia principale di Torre Del Greco per ascoltare la Messa, rigorosamente tutta in latino, allora si usava così.
Ed è qui che la luce dei lampioni mi ha portata. Salgo l’enorme scalone del sacrato, ma qualcosa mi trattiene dal superare l’artistico portale, non sono ancora pronta per sedermi su quella panca in terza fila.



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Racconto scritto il 16/03/2021 - 18:06
Da santa scardino
Letta n.781 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Un certo fascino questo tuo racconto realistico, lascia riflessioni. Cari saluti!

mare blu 21/03/2021 - 09:17

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In silente attesa
guardo l’infinito.
Porgendo lo sguardo
verso Dio
per dire ci sono pure io.
(Vecchio, Nonno Orsolino)
Complimenti


Mirko D. Mastro(Poeta) 17/03/2021 - 11:54

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Un bel racconto di vita.

Maria Luisa Bandiera 17/03/2021 - 08:20

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--- I miei passi seguono il ritmo dei pensieri... --- E noi lettori seguiamo il ritmo di questa narrazione di cui tratta un tema a me molto caro, anzi molto carissimo tra ricordi, vissuto e vita vissuta.
Racconto genuino, una piacevolissima lettura davvero gradita che comunque non si limita ad essere in qualità di testimonianza.
Rivelo un'atmosfera Amacord, le precise descrizioni culminano in quella patina di nostalgia che tra l'altro funge da catalizzatore temporale. Accanto il delinearsi emerge in primo la figura di Nonna Orsolina che tra i vari aspetta sembra cogliere anche un aspetto di filosofia di vita vagamente verghiano.
Altro pregio: la lunghezza non eccelsa e uno stile fluido fanno sì che il testo scorra senza intoppi e con adeguata cronologia degli eventi rappresentati.
Cinque stelline che arraffo all'Orsa(lina) Maggiore per donarle all'autrice.

Giuseppe Scilipoti 16/03/2021 - 21:34

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