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Fiori rosa

La distesa dei fiori rosa era lì, cresceva lungo le rive di un rigagnolo che confluiva in un fosso più grande. Ormai erano sparite da tempo le ultime pietre, memoria della vecchia casa dei “boari”. Nei suoi ricordi di bambina, Teresa era stata in quella casa e si ricordava anche dei ruderi che erano rimasti a lungo nel campo; poi successivi lavori di aratura ne avevano tolte le ultime memorie. Era una bella sera d’estate e la Teresa, tornata a casa dal lavoro in fabbrica, aveva inforcato la bicicletta ed era andata a raccogliere quei fiori rosa che crescevano solo là. Le galline giravano libere in quella casa e c’era un evidente trascuratezza, le persone che vi abitavano lavoravano nella fattoria del nonno e il nome “boari” a loro calzava a pennello; avevano usi e costumi purtroppo, che denotavano il loro basso livello di istruzione e cultura. La promiscuità con gli animali e la scarsa pulizia ed igiene erano una costante di quei lavoratori della terra. Qualcuno raccontò un anedotto alquanto significativo e cioè: vi era andato un giorno e incrociò le donne di casa che tornavano col bucato lavato nel fosso poco distante, solo che avevano usato come lavello “il panaro” della polenta. Il tizio si intrattenne abbastanza per meritarsi un invito a cena. Tentato a fermarsi, entrato in cucina cambiò idea e farfugliò una scusa: la fumante polenta era stata stesa sullo stesso “panaro” usato per lavare! E poi quella volta che il capo famiglia prese uno cipollotto dall’orto, lo strusciò sulla camicia e ne diede un morso, questo per ripulirsi la bocca dato che, aveva appena mozzato la testa ad un incauto roditore che lo aveva importunato. Gli anni passarono, tante cose cambiarono e costui finì i suoi giorni in una casa di riposo. Uno dei suoi figli: il Gianni preso dalla nostalgia e dai ricordi, un giorno prese la sua vespa e andò a fare una sorta di pellegrinaggio in quei luoghi, si fermò a salutare i figli del suo antico padrone, non trovandone però piena corrispondenza. Era rimasto da sposare il Gianni, non aveva preso nemmeno la patente, era un sempliciotto e così nessuna ragazza lo aveva preso in considerazione. Creava imbarazzo a Teresa e a sua madre, il Gianni con la sua annuale visita e la Teresa si rammaricava in quanto suo padre non era particolarmente espansivo e non aveva poi molta voglia di rammentare il passato e così la Teresa finiva coll’augurarsi che la visita del Gianni si concludesse in fretta. A Teresa piaceva invece conoscere, sentire i racconti dei più “grandi”, conservare i ricordi; provava una certa nostalgia quando il “vecchio” veniva archiviato in fretta e si spalancavano le porte al troppo “nuovo”.



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Racconto scritto il 29/01/2022 - 16:56
Da Ivana Piazza
Letta n.327 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Emozionalmente, ringrazio!

Ivana Piazza 31/01/2022 - 20:05

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Molto piaciuto e scritto bene...bella lettura

Mirko D. Mastro 30/01/2022 - 16:01

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