Il cinico, l'infame, il violento
Erano passati tre mesi da quando io e Riccardo, il mio collega avevamo ricevuto lo stipendio da Mario, il titolare del negozio di accessori e ricambi moto per il quale lavoravamo. Il boss, adduceva come giustificazione i costi di gestione, le tasse e la merce da pagare ai fornitori, pregandoci dunque di pazientare per gli accrediti.
Riccardo continuava comunque a dare il massimo, sebbene, in più occasioni, manifestava segni di preoccupazione e di nervosismo. D'altro canto i suoi risparmi stavano terminando e, avendo a carico la madre e la sorella, la sua situazione non era delle migliori. Io, al contrario, dal momento che vivevo con i miei genitori ambedue pensionati, le incombenze e i grattacapi risultavano pari a zero. Tuttavia, per una questione di principio, attuai il quiet quitting che consisteva nel fare il minimo indispensabile, assumendo inoltre un atteggiamento indisponente. Della serie: no money, no party.
Le settimane volavano e dei soldi nemmeno l'ombra, l'istinto mi suggeriva che il capo ci nascondeva qualcosa. Non mi sbagliai, in quanto la verità venne a galla.
In un sonnacchioso pomeriggio, mentre bighellonavo con un'espressione svogliata in uno dei corridoi del negozio, mi focalizzai sulla porta chiusa del bagno. Lo stanzino era occupato dal principale che conversava al cellulare con la moglie con voce sommessa ma udibile. La discussione mi sembrò interessante al punto di mettermi a origliare, con la speranza che in quel frangente non entrassero clienti.
Scoprii che Mario aveva raccolto una cospicua somma di denaro destinata all'acquisto di uno scooter per Matteo, il figlio. Oltre a ciò cedette ad altre sue richieste, tra cui comprargli un abbonamento stagionale in tribuna centrale per assistere il Palermo F.C. e aumentargli la paghetta settimanale di cinquanta euro. In pratica accontentava i vizi e gli sfizi di quel pelandrone, a discapito di due poveri commessi che sgobbavano otto ore al giorno, dal lunedì a sabato.
All'orario di chiusura, in presenza di Riccardo, confessai a Mario, guardandolo dritto negli occhi, di aver ascoltato quella telefonata incriminante. Il suddetto, con un sorrisetto da ebete, provò ad arrampicarsi sugli specchi per poi uscirsene con la seguente frase del cazzo: «Ragazzi, se in futuro avrete dei figli, capirete.»
Riccardo iniziò a urlare furioso, mollando un pugno a uno scaffale ricolmo di ganasce freno. Ci mancò poco che alzasse le mani... "su qualcuno," tant'è vero che dovetti trattenerlo per un braccio.
«Sei uguale al Super Mario dei videogame: basso, tracagnotto e con i baffi che si piglia i coins, ma non li sgancia» dissi al titolare con tono sprezzante e ironico, accompagnato da un applauso di sdegno.
Per tutta risposta, Mario si girò di scatto, prese delle banconote dalla cassa e le appoggiò sul bancone. Si trattava di due acconti: trecento euro per me e altrettanti per il mio collega. Li intascammo e, con il grugno stampato in faccia, abbassammo la saracinesca.
La mattina dopo, durante la pausa caffè, Mario ci annunciò che, date le circostanze anche legate al taglio delle spese, riteneva opportuno licenziarci, con l'impegno di saldare sia i nostri arretrati che le nostre liquidazioni, chiedendo un prestito in banca. Mantenne la promessa, difatti con il tempo provvide a canalizzarci fino all'ultimo centesimo nei rispettivi conti corrente.
A distanza di anni, nel rievocare quel confronto tumultuoso, tendo ad associarlo al titolo di un film di genere poliziottesco, ovvero 'Il cinico, l'infame, il violento.'
Perché proprio questo lungometraggio? Per via dei personaggi cardine: il cinico, (il sottoscritto) l'infame, (Mario) il violento. (Riccardo)
Riccardo continuava comunque a dare il massimo, sebbene, in più occasioni, manifestava segni di preoccupazione e di nervosismo. D'altro canto i suoi risparmi stavano terminando e, avendo a carico la madre e la sorella, la sua situazione non era delle migliori. Io, al contrario, dal momento che vivevo con i miei genitori ambedue pensionati, le incombenze e i grattacapi risultavano pari a zero. Tuttavia, per una questione di principio, attuai il quiet quitting che consisteva nel fare il minimo indispensabile, assumendo inoltre un atteggiamento indisponente. Della serie: no money, no party.
Le settimane volavano e dei soldi nemmeno l'ombra, l'istinto mi suggeriva che il capo ci nascondeva qualcosa. Non mi sbagliai, in quanto la verità venne a galla.
In un sonnacchioso pomeriggio, mentre bighellonavo con un'espressione svogliata in uno dei corridoi del negozio, mi focalizzai sulla porta chiusa del bagno. Lo stanzino era occupato dal principale che conversava al cellulare con la moglie con voce sommessa ma udibile. La discussione mi sembrò interessante al punto di mettermi a origliare, con la speranza che in quel frangente non entrassero clienti.
Scoprii che Mario aveva raccolto una cospicua somma di denaro destinata all'acquisto di uno scooter per Matteo, il figlio. Oltre a ciò cedette ad altre sue richieste, tra cui comprargli un abbonamento stagionale in tribuna centrale per assistere il Palermo F.C. e aumentargli la paghetta settimanale di cinquanta euro. In pratica accontentava i vizi e gli sfizi di quel pelandrone, a discapito di due poveri commessi che sgobbavano otto ore al giorno, dal lunedì a sabato.
All'orario di chiusura, in presenza di Riccardo, confessai a Mario, guardandolo dritto negli occhi, di aver ascoltato quella telefonata incriminante. Il suddetto, con un sorrisetto da ebete, provò ad arrampicarsi sugli specchi per poi uscirsene con la seguente frase del cazzo: «Ragazzi, se in futuro avrete dei figli, capirete.»
Riccardo iniziò a urlare furioso, mollando un pugno a uno scaffale ricolmo di ganasce freno. Ci mancò poco che alzasse le mani... "su qualcuno," tant'è vero che dovetti trattenerlo per un braccio.
«Sei uguale al Super Mario dei videogame: basso, tracagnotto e con i baffi che si piglia i coins, ma non li sgancia» dissi al titolare con tono sprezzante e ironico, accompagnato da un applauso di sdegno.
Per tutta risposta, Mario si girò di scatto, prese delle banconote dalla cassa e le appoggiò sul bancone. Si trattava di due acconti: trecento euro per me e altrettanti per il mio collega. Li intascammo e, con il grugno stampato in faccia, abbassammo la saracinesca.
La mattina dopo, durante la pausa caffè, Mario ci annunciò che, date le circostanze anche legate al taglio delle spese, riteneva opportuno licenziarci, con l'impegno di saldare sia i nostri arretrati che le nostre liquidazioni, chiedendo un prestito in banca. Mantenne la promessa, difatti con il tempo provvide a canalizzarci fino all'ultimo centesimo nei rispettivi conti corrente.
A distanza di anni, nel rievocare quel confronto tumultuoso, tendo ad associarlo al titolo di un film di genere poliziottesco, ovvero 'Il cinico, l'infame, il violento.'
Perché proprio questo lungometraggio? Per via dei personaggi cardine: il cinico, (il sottoscritto) l'infame, (Mario) il violento. (Riccardo)

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Commenti
Grazie sempre Giuseppe un abbraccio 



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Ti ringrazio Angela. Io, invece apprezzo molto che mi leggi e mi commenti spesso.
Appena posso, commenterò il tuo aforisma di cui già da adesso ricambio in maniera sincera i complimenti.

Appena posso, commenterò il tuo aforisma di cui già da adesso ricambio in maniera sincera i complimenti.






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Un racconto molto apprezzato Complimenti






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Questa pubblicazione tratta eventi realmente accaduti sui quali comunque ho apportato delle modifiche sia per snellire la narrazione che per questioni di privacy. Cosa non meno importante ho inserito anche qualche parvenza umoristica che come ben sai è il mio marchio di fabbrica.






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x Santa: GRAZIE! Hai "sparato" un bel commento, giusto per rimanere in tema western. In quel periodo, io e il mio ex collega rimanemmo con... 'Un pugno di mosche.'
Poi, successivamente si potè parlare di 'Un pugno di dollari' dal momento che ricemmo tutto ciò che ci spettava.
(segue)
Poi, successivamente si potè parlare di 'Un pugno di dollari' dal momento che ricemmo tutto ciò che ci spettava.
(segue)


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Parliamo dal presupposto che non guadagnavo chissà cosa e ti assicuro che è spoetizzante arrivare a fine mese senza percepire quei sghei (come dite in Friuli) misurati.
Ah, ho notato che ho ricevuto tra le varie votazioni da cinque stelline, ho ricevuto una stellina. Che sia stato Mario?

Per il resto, essendo che tu sei una videogiocara, non potevi che soffermarti umoristicamente su Super Mario.
Turuturutuntum.
Alla proxima!!!

Ah, ho notato che ho ricevuto tra le varie votazioni da cinque stelline, ho ricevuto una stellina. Che sia stato Mario?





Per il resto, essendo che tu sei una videogiocara, non potevi che soffermarti umoristicamente su Super Mario.
Turuturutuntum.



Alla proxima!!!









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x Mary: ahaahahaah
sei sempre troppo forte con i commenti. Stavolta non sei da meno, ma ciò non toglie che hai anche analizzato e assimilato seriamente questo racconto autobiografico. Per questioni di privacy ho cambiato sia il luogo di lavoro che i nomi degli interessati. 007? Mah, direi che in quel momento, più che 007 mi sentivo un detective privato... da "quattro soldi".
(segue)






(segue)


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x Anna Cenni: ringrazio anche te. In quel periodo avevo un contratto part time, ma di fatto lavoravo full time, cioè sia mattina che pomeriggio. Purtroppo dalle mie parti, nella maggioranza dei casi è così ovunque
Spesso bisogna accontentarsi. Vabbé, ormai è passato, tra l'altro ho trovato di meglio, a discapito di lasciare la mia amata Sicilia.

Spesso bisogna accontentarsi. Vabbé, ormai è passato, tra l'altro ho trovato di meglio, a discapito di lasciare la mia amata Sicilia.





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x Francesco: se non erro, è la prima volta che ricevo un tuo commento. Ti ringrazio. Leggo dalla tua biografia che provieni da Milazzo. Siamo stati "vicini di casa" dal momento che sono un barcellonese. Da tre anni a questa parte trapiantato al Nord, a Genova precisamente
Indovina, il perché? Ovvio, per motivi lavorativi perché qui ci sono più migliori opportunità. In proposito conosci ben l'andazzo lavorativo delle nostre parti. Certamente la mia testimonianza, si allinea con il tuo commento.
Indovina, il perché? Ovvio, per motivi lavorativi perché qui ci sono più migliori opportunità. In proposito conosci ben l'andazzo lavorativo delle nostre parti. Certamente la mia testimonianza, si allinea con il tuo commento.


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x Maria Luisa: ti ringrazio sia per aver letto che per il commento dai complimenti annessi. Eh sì, situazioni simili o addirittura uguali sono capitate, capitano e capiteranno anche ad altri. Quando si lavora sotto principale, non sempre la pagnotta è garantita puntualmente. E le escamotage per non "sfornarla" da chi di dovere, non mancano.





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mentre leggevo avevo l'impressione di udire la musica di ''Un pugno di dollari',in questo caso di euro.La tua fantasia ha sempre qualcosa di stampo teatrale.e questo rende la lettura sempre avvincente. Complimenti. cinque stelline da appuntare sulla tua giacca.







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Chi lavora è giusto venga pagato ogni mese, puoi sempre tirare i baffoni a Super Mario l' infame e farlo saltare su un fungo
così diventa grande e finisce prima il livello.. ops di pagare due poveri ragazzi che si danno da fare
bravo O:- )










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No money, no party, no money non paga
hai fatto bene ad origliare la chiamata in bagno, ti immagino con tanto di bicchiere all' orecchio e spia 007 magari imbragato su qualche parete soffitto, tanto da cadere su Mario
forse li lasciava le penne assieme al taccuino.
Un racconto ben scritto che spiega perché i soldi non arrivano mai.
Però per il figlio vizi e capricci
Capisco che i figli sono importanti ma è importante anche l' onestà del titolare..




Un racconto ben scritto che spiega perché i soldi non arrivano mai.
Però per il figlio vizi e capricci


Capisco che i figli sono importanti ma è importante anche l' onestà del titolare..


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Bel racconto, denunciare ad oltranza!! 



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Un racconto ben scritto in ambito lavorativo dove i lavoratori hanno scarsa considerazione e tutele. Complimenti, ciao





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Complimenti per questo racconto che sicuramente racchiude altretante situazioni simili di poveri dipendenti ...




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