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UN NARRATORE INATTENDIBILE

Le istruzioni sono:

Scrivete una storia in cui il narratore è inattendibile (può essere un folle, un bambino appena nato, un animale che racconta delle sue tribolazioni per vivere, un adolescente che critica i genitori, una persona morta in un incidente che spiega le cause e via dicendo). Scatenate la vostra fantasia.


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Ted

Sono un giovane viandante perso in questa enorme giostra dal nome Mondo, non ho un'identità stabile, mi hanno chiamato in così tanti modi diversi che ormai non so nemmeno più io in quale identificarmi, e questa è la storia del mio lungo e intenso viaggio. Non ricordo dove sono nato, e nemmeno quanto tempo è passato dal primo giorno in cui ebbi coscienza di me. Mi svegliai in un posto buio e silenzioso assieme ai miei fratelli. Erano tanti , tutti uguali a me , ma nonostante la loro presenza mi sentivo comunque solo , come se non avessi nulla in comune con tutti loro.Ci trovavamo in un enorme spazio che gli altri chiamavano 'centro accoglienza' e a poco a poco ognuno di noi veniva prelevato per poter vivere il suo viaggio a cui era predestinato. Si vociferava che la vita al di fuori del centro sarebbe stata piena di avventure e di magiche storie da vivere, e che il mondo che ci circondava fosse così grande che nessuno era mai riuscito a vederlo tutto.
Tra tutti i miei fratelli vi era un personaggio che si faceva notare maggiormante, e ricordo che tutti quanti gli si avvicinavano per parlargli perchè era l'unico che aveva già vissuto al di fuori di quelle quattro anonime mura e sopratutto era l'unico ad avere un NOME. Si chiamava Gerry.
Un mattino, spinto dalla curiosità, decisi di avvicinarmi a lui per potergli chiedere com'era la sensazione di trovarsi fuori e come mai era tornato in quel centro. Gerry mi disse che durante il suo viaggio aveva conosciuto una persona speciale , lo aveva riempito di affetto dal primo giorno che lasciò il centro accoglienza , ma quella marea di emozioni durò poco, fino a quando Gerry ebbe un grave incidente e dovette tornare indietro per potersi curare. Nessuno gli aveva detto se sarebbe tornato indietro, sentiva solo che doveva aspettare come tutti noi di poter finalmente uscire di nuovo.
Quel giorno per fortuna arrivò anche per me. Venni prelevato anche io , lasciando i miei fratelli che mi guardavano con aria d'invidia mentre varcavo la grande porta che separava quella che fin'ora era stata la mia casa, dal grande mondo esterno. Ero felice di poter finalmente vivere la mia avventura. In poco tempo scoprì posti nuovi che non mi ero mai nemmeno potuto sognare, vidi esseri alti e grossi che mi passavano davanti ogni giorno, e come Gerry scoprì che anche io avevo una nuova amica speciale nella mia vita, Betty. Una sera mi ritrovai su una comoda tavola soffice e morbida che la mia amica chiamava 'letto', io la guardavo mentre mi donava una targhetta e me la posizionava alla base del collo. Guardai l'incisione e con mia sorpresa appresi che anche io avevo ricevuto un nome, il mio primo nome. Ted, così mi chiamavo. Ero così sollevato che avrei potuto ridere per giorni interi! Non mi sentivo più un numero in mezzo a tante figure uguali, in quel momento ero Ted, amico speciale di Betty.
Non so definire quanto tempo passai assieme a lei, so solo che più passava il tempo e più Betty cambiava aspetto. Un giorno la vedevo colorare fogli seduta per terra, e tempo dopo invece iniziò a colorarsi il viso, non badando più a me come faceva prima. Mi chiedevo come facessero quelle creature che chiamavano 'uomini' a cambiare aspetto in così poco tempo e un pò invidiavo le loro vite piene di movimento e di euforia.
Un giorno Betty mi portò a fare un viaggio. Non era la prima volta che uscivamo assieme , ma ricordo che le altre volte eravamo sempre in quattro, io , Betty e quelli che lei chiamava mamma e papà. Ma quel giorno la situazione era diversa. Non stavo più tra le sue braccia, ero in una scatola assieme ad altri oggetti che ricordavo di aver visto a casa attorno a me. Non so perchè lo fece, non so dove ebbi sbagliato, ma Betty si fermò e mi lasciò fuori dalla sua macchina, per poi ripartire senza di me. Quella fu l'ultima volta che la vidi e fu anche la prima volta che provai quello che gli umani chiamano tristezza. Ero stato abbandonato, e per giorni, settimane o forse mesi, rimasi in quella scatola senza avere quattro mura che proteggevano la mia testa. Scoprii cos'era la pioggia, la neve e il vento. Assaporai la senzasazione di essere asciugato dai raggi del sole. Lentamente il mio corpo si abbandonava a quella situazione di solitudine , tanto da spegnermi completamente, fino a quando non venni trovato e ripreso nuovamente. Per anni e anni continuai a viaggiare da una casa all'altra, ad avere nuovi amici che mi tenevano stretto e ad avere nuovi nomi sulla mia targhetta. Tutto attorno a me era in continuo movimento, io ero l'unico che rimaneva sempre immobile, in balia delle situazioni che mi si proponevano, in balia di un destino su cui io non avevo alcuna padronanza. Ma i miei occhi leggevano ogni significato di ciò che vedevano, catturavano ogni immagine come se fosse un tesoro da custodire, e che ora mi porto dietro come un pirata sul suo veliero.
Ora il mio viaggio si è fermato da un bel pezzo, sono di nuovo in attesa di ripartire, come quando venni abbandonato per la prima volta nella scatola. Ma questa volta non ho più voglia di proseguire, non ho più voglia di andare avanti , di rimanere in attesa. Questa volta vorrei spegnermi per sempre, perchè nonostante abbia visto così tante cose, scopro che qualsiasi sia la mia strada , mi porterà sempre a vivere nella solitudine, a rimanere solo, in attesa di qualcuno che possa stringermi ancora tra le sue braccia, in attesa di un nuovo sorriso da donare, in attesa di una nuova avventura che non ho più voglia di percorrere.
Guardo alla base del mio collo e leggo il mio primo nome sbiadito. Volgo lo sguardo verso l'immenso mare che mi sovrasta da vicino , nel suo continuo e costante movimento che mi ricorda quanto ancora dovrò pellegrinare, chiedendomi come ci sono finito.
Non so ancora come mi chiamo, Ted o qualsiasi altro nome mi abbiano affibbiato, non so ancora dove andrò a finire e quante avventure ancora dovrò vivere, ma so per certo quanto vorrei non esser mai uscito da quel vecchio, buio e silenzioso centro accoglienza.



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Scrittura creativa scritta il 17/03/2015 - 16:39
Da Axel Super Tramp
Letta n.1000 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Toccante, Bravo Axel, ci hai regalato un racconto ben scritto e dove si nota tutta la tua sensibilità!! Buona giornata,

Chiara B. 20/03/2015 - 10:02

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se ti può consolare ti dirò che abbiamo avuto un cane per 14 anni che ci ha fatto tanta compagnia, a me, mia moglie ed anche ai due figli di circa, quando lo prendemmo, 20 anni. Ora lo ammiriamo sul poster che troneggia ancora nella cameretta che fu dei miei figli, ora a loro volta padri di famiglia. Ed il nostro Toby arriva proprio da un "centro accoglienza" come tu lo hai chiamato o "canile" come si diceva una volta e forse anche adesso.
Ciao Toby, ciao Super Tramp

Roberto Colombo 18/03/2015 - 09:35

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