Dono dalla strada
c)Stamattina affacciandomi dalla finestra ho notato quanto fosse una bella giornata di sole, cosa rara in inverno, e allora ho deciso di approfittarne ed andare in caserma a piedi essendo quest’ultima distante soltanto 5km da casa mia, in fondo una passeggiata al sole non può che farmi bene. Passeggio sul marciapiede adiacente al parco, tra persone ridenti ed un’atmosfera di incredibile tranquillità, e proprio in questo momento intravedo voi due litigare sulla carreggiata! Ammetto che quella tranquillità mi stava dando noia, ma all’improvviso noto che il conducente del motociclo, Carmine M. sembra quasi lanciarsi sull’auto del signor Giovanni D. Onestamente non sono riuscito a capire di chi fosse la colpa, così vi ho portati qui in caserma per farmi spiegare le vostre ragioni così da potervi giudicare meglio. Quindi, parli il signor Giovanni:
a)Ispettore giuro che io non c’entro nulla! Adesso vi racconto tutto. Come sempre in ritardo al mattino, corro e prendo un caffè a volo, ma mi fermo. Sempre davanti a quella foto di mio figlio, così sorridente, tanto felice e ogni volta un soffocante pensiero quando mi ritorna alla memoria quella terribile malattia che me lo ha portato via anni fa. Ormai non mi resta che una lacrima ogni volta che rivedo quella foto. Sa, agente, l’idea della famiglia felice a volte sembra davvero un sogno, ho provato a cercarla ed ho vissuto in quel sogno per poco, quasi dimenticandomi della realtà. Non mi resta che avere con me la speranza, e con essa cerco di badare a me stesso e mia moglie che ormai ha sempre più problemi…alle madri i figli sono sempre più cari. E con questo pensiero mi porto verso il lavoro con la mia nuova auto, comprata dopo la morte di Daniele, così, quasi per ricompensarmi degli sforzi che ho fatto per tenerlo in vita e della battaglia contro la malattia. Non mi giudichi la prego, nel dolore la ragione comincia a cambiare. Quindi, mentre sto per attraversare vedo questo ragazzino sul suo ciclomotore che mi si fa sempre più vicino “Daniele?!” penso, quasi come se avessi avuto l’impressione di aver visto mio figlio...purtroppo mi succede sempre più spesso. Appena lo vedo vicino all’auto gli chiedo “ehi, non vedi che stai troppo vicino?!” pensando a quanto fosse stupido ed incompetente quel ragazzino così impacciato. “Stupido! Finirai per rigarmi l’auto, e non ho proprio tempo da perdere oggi con te!” gli dico e lui mi risponde “Mi dispiace signore…ma devo…” impallidisco, e vedo questo ragazzo che si lancia letteralmente sulla mia auto con il suo mezzo! “Pazzesco! L’avrò ucciso?!” penso, mentre scendo dall’auto e mi appresto a soccorrerlo. Aveva qualche graffio e un bernoccolo che gli spuntava dalla testa, poiché non indossava il casco quell’incosciente, gli vado vicino e gli chiedo “ma cosa ti passa per la testa?!”, ed egli mi urla “PERCHE’ NON SONO MORTO?” sbalordito, davvero non sapevo cosa pensare e gli dico “ma che diavolo stai dicendo? Che ingrato che sei nei confronti dei tuoi genitori che ti hanno generato!” vedo il suo sguardo perso, e mi dice “io non ho più voglia di stare in questo mondo…sono solo, che senso ha se sono nulla?!” mi dice, e intenerito lo accarezzo e mentre sto per rispondere vengo interrotto da lei agente che ci porta immediatamente in caserma. E Carmine, davvero, dicci cosa ti ha spinto a questo...è chiaro che hai tentato di toglierti la vita…
b)Agente, signor Giovanni, scusatemi ma dovevo…non avevo altra scelta. Da quando avevo messo piede fuori dal letto sentivo il peso di una strana angoscia. Sono anni che mio padre è morto in un incidente e i nostri familiari ci avevano come allontanati pensando che io e la mamma eravamo la causa di tutto. Così ci eravamo creati una sorta di barriera contro il mondo io e lei, che nessuno poteva travalicare, così da non poter ferire più i nostri sentimenti e così ci eravamo creati una sorta di felicità in quel piccolo bugigattolo. Ma a quanto pare quell’equilibrio non era ben visto da Dio, così ha deciso di farla ammalare; non di una semplice malattia, ma una sconosciuta dai dottori! Così da darle una morte certa, a breve! Ormai ogni giorno mi svegliavo in lacrime pensando a questa triste sorte che mi aspettava, capendo che ogni giorno che passava, mia madre sfioriva e così la mia vita. Ma quella mattina mi svegliai senza nemmeno una lacrima, “non ho voglia di piangere, è strano…” pensai, ma proprio mentre mi calo giù dal letto vengo interrotto dallo squillo del telefono, sento un sussulto dentro di me, il cuore mi risuonava nei timpani e mi si accendeva come una speranza senza capire cosa davvero stesse succedendo. Corro a rispondere, è l’ospedale, e dall’altro lato della cornetta sento una voce femminile, molto dolce, e mi dice “lei è il figlio Carmine?” confermo “mi dispiace comunicarle che sua madre ci ha appena lasciati…condoglianze, può venire quando vuole a dare l’ultimo saluto” rimango pietrificato. Qualcosa dallo stomaco, una sensazione che mi soffocava…scoppio in un pianto ossessivo, do pugni dappertutto fino a che non vedo il sangue e sento un forte dolore. “cosa è successo? Perché a me? Mamma perché mi hai lasciato anche tu?” mentre penso questo corro a prendere il motorino e decido di sfogare la mia rabbia su di esso. Mentre corro vedo un auto, e preso da un impeto di irrazionalità decido di avvicinarmi e di farla finita una volta e per tutte. Sento il conducente, Giovanni, farfugliare qualcosa sulla sua macchina, ma non lo capisco, e francamente nemmeno mi interessava, nemmeno lo avrei rivisto più, e quindi mi limito a scusarmi e mi lancio sulla sua auto con la speranza di morire. L’impatto è stato debole , e mentre alzo la testa da terra vedo il signor Giovanni che corre ad aiutarmi “eppure mi aspettavo che fosse scappato” penso, stupendomi della tempestività del guidatore nel prestarmi soccorso nonostante le mie urla. E proprio mentre egli mi stava per fare delle domanda, vedo lei agente che ci porta qui in caserma. Adesso che sapete tutto, non mi interessa nemmeno cosa avete intenzione di farmi, non ho molto…”
Agente: Carmine, io…davvero non immaginavo una situazione del genere. Vorrei aiutarti, sei minorenne e qualcuno deve badare a te…
Carmine: lo so.
Giovanni: Mi scusi. Ho deciso che voglio prenderlo con me, come se fosse un mio figlio.
Agente: Beh, se la mette così, sarebbe la scelta migliore per entrambi in fondo, vero, ragazzino?
Carmine: Vero.
I due uscirono dalla caserma, e si abbracciarono. Sentii Giovanni che disse “tu sei il mio nuovo figlio! Non aver paura adesso!” e il ragazzo gli rispose “era tutta una farsa. Volevo solo uscire da quella caserma. Dobbiamo abbracciare i nostri dolori, tu non hai un figlio come io non ho più una famiglia. E purtroppo questo mondo non fa più per me..” mentre diceva questo, si strappò dalle braccia dell’automobilista e corse verso la strada stringendo i pugni e si lanciò sotto un autobus in linea, e tra i clacson assordanti e le urla strazianti delle persone, Giovanni era lì, assisteva, e piangeva di nuovo la morte di suo figlio Daniele.
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Capisco VERA, la mia idea era proprio quella difar riflettere sulle ragioni delle persone dietro alle loro azioni. Non penare tanto, è normale ciò che provi, ma purtroppo spesso le parole e la scrittura non sono sufficienti per esprimere ciò che esiste in testa o nei sentimenti. Ma facciamo ciò che possiamo!
domani tornerò a votarla!