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IL DIALOGO

Le istruzioni sono:

Un padre separato si imbatte, in strada, con la figlia che non vede da anni. Sono entrambi imbarazzati. Costruire un dialogo. Il padre si chiama Walter e la figlia Anna.


~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~



Principessa

Non poteva tirarsi indietro.
Ormai aveva deciso e niente avrebbe potuto fermarlo.
Seduto su quella panchina lungo il viale dove il vento turbinava le foglie arrossite dall'autunno, Walter aspettava di vederla passare e ciò gli procurava un misto di paura, d'attesa e di impazienza.
Sapeva che Anna sarebbe passata proprio lì davanti per andare al suo corso di studi.
Erano passati tanti anni, troppi, dall'ultima volta che aveva potuto accarezzare i suoi capelli color miele e che aveva potuto passare le sue dita su quel viso così dolce ed innocente, che aveva potuto affondare lo sguardo in quegli occhi grandi e puri come mai ne aveva più rivisti, che aveva riso con la certezza che niente sarebbe crollato e che tutto avrebbe resistito. E invece le cose erano andate diversamente.
Walter aspettava il passaggio di Anna, era sicuro che l'avrebbe riconosciuta tra un miliardo di ragazze: non avrebbe mai confuso quegli occhi,così unici e speciali con altri occhi.
Nel frattempo nella tasca destra della giacca rigirava il suo tesoro, custodito segretamente per tutti questi anni.
Aveva saputo da amici di amici che Anna aveva lasciato la grande città per studiare in quel piccolo centro, fuori dal caos e lontano dalle fredde e ciniche corse metropolitane.
In questa scelta trovava un po' del suo carattere, così schivo e semplice da apparire asociale.
E ne provò intimamente orgoglio, essendo il padre era certo di aver instillato in Anna non soltanto la vita ma anche un briciolo di carattere.
"Che cavolo di carattere può avere un uomo che se la dà a gambe senza combattere?" pensò tra sé Walter mentre stringeva il prezioso tra le mani.
La verità era che aveva paura. Maledetta paura! Non sarebbe mai arrivato da nessuna parte con questa triste ed invalidante compagna di viaggio sempre pronta a fermarlo e privarlo di pezzi di vita.
"Cosa le dirò? Cosa farò se non si fermerà? Cosa...Cosa…"
Quante domande e quanti battiti il suo cuore appesantito facevano! Era tutto fuori controllo, ma ormai aveva deciso, fosse stato l'ultimo fotogramma di una pellicola scadente e perdente che era la sua vita.
Volse gli occhi al cielo, freddo e grigio, cielo che avrebbe tenuto la promessa di una pioggia sporca di fango e di tristezza.
Walter aveva imparato a non leggere i segni, a non credere né in buoni né in cattivi presagi: tutto si svolgeva come doveva svolgersi e non c’era superstizione alcuna nella sua vita a lanciare il suo cuore neanche in labili speranze.
Erano ormai le dieci di quella grigia mattina, nel viale passavano madri con passeggini colorati, uomini con valigette piene di buoni affari o di truffe ed anziani con leggere buste della spesa e sguardi lontani, nascosti da un reticolo di indifferenza e di assenze.
Pensava alla sua miseria di uomo e di padre quando Walter la vide. La sua bambina...
Il cuore fece una dolorosa capriola ma ebbe la forza di alzarsi dalla panchina e andarle incontro.
Era lei, ne era certo! Era la sua bambina diventata una donna, una meravigliosa donna!
"Anna!” implorò quasi quando le si trovò davanti.
" Sì...? " rispose lei chiudendosi il cappotto, come a proteggersi da ignoti fastidi oltre che dal freddo.
"Ciao Principessa..." riuscì a sussurrare Walter con la mano destra in tasca, incapace ormai di lasciare il prezioso talismano e con le lacrime che bruciavano negli occhi.
Anna si irrigidì e con lo sguardo fermo, freddo e quasi malvagio gli rispose " Cosa vuoi"?
"Niente...volevo vederti...ma vado via subito..."
"Scappi, come al solito!"
No. Non era così. Walter non era scappato: aveva semplicemente lasciato lo spazio, sua moglie e la sua bambina ad uno sconosciuto che, al rientro anticipato da un viaggio di lavoro, aveva trovato avvolto nel suo accappatoio. Era ovvio che per arrivare alla doccia l’uomo fosse passato prima nel suo letto e lo sguardo della moglie era stato molto eloquente, aveva silenziosamente urlato che quello sconosciuto avrebbe preso il suo posto anche a tavola e nei loro cuori. Lui sì, aveva abbandonato le sue donne con il cuore lacerato e forse aveva ragione sua figlia a considerarlo un vigliacco.
Ma Walter non era arrivato fin lì per accusare nessuno, voleva soltanto vedere un sorriso di Anna per poterlo custodire negli anni di solitudine che lo aspettavano. Voleva rivedere quelle fossette sulle sue guance, la luce nel suo viso e poi avrebbe tolto il disturbo.
"Bhe', allora, non parli? Cos'è che vuoi? Sbrigati che ho da fare!"
No, non può essere...dov'è finita la dolce e gentile Principessa? pensò tristemente Walter, conscio di aver vissuto nell'illusione della maturità e della comprensione della figlia.
"Scusami, non volevo disturbati. È che...è che volevo vederti e...e insomma volevo restituiti questo."
Walter sfilò la mano dalla giacca, la tese e l'aprì.
Sul palmo c'era il suo tesoro, quello conservato per anni e di cui non si sentiva il legittimo proprietario, doveva liberarsene per chiudere con il passato, anche se si chiedeva come si potesse dimenticare l'amore e ciò che di più bello aveva generato.
Anna guardò, sgrano' gli occhi e ricordò tutti i momenti felici, le risate ed il suo papà che la chiamava Principessa. Era poi davvero un codardo?
Lo vedeva lì, stanco e triste e tanto imbarazzato. Forse il gesto meritava da parte sua un po’ di attenzione e rispetto. Forse era giunto il momento di porre lei stessa delle domande. Forse era giunto il momento di sentire risposte diverse da quelle che conosceva. E probabilmente sarebbero state risposte sconosciute ed inaspettate. Forse anche dolorose.
Allungò la mano e toccò la forcina, quella con i diamanti, come lei chiamava ogni cosa che luccicasse, quella forcina acquistata alla bancarella durante quell’indimenticabile viaggio, quando erano una famiglia felice e che il papà le sistemava sui biondi capelli prima di prenderla in braccio e farla roteare come una Principessa in un ballo regale.
Guardò il papà negli occhi e vide la paura e lo sconforto, vide un senso di sconfitta che come una freccia gelida le trafisse il cuore.
Poggiò la mano sopra quella di Walter, chiudendo come in uno scrigno la forcina e con il viso rigato di lacrime riuscì a creare le fossette in un sorriso pieno d’amore e gli disse "Vieni papà, ti offro un caffè.”


Millina Spina, 20 Ottobre 2015




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Scrittura creativa scritta il 20/10/2015 - 12:49
Da Millina Spina
Letta n.1294 volte.
Voto:
su 8 votanti


Commenti



Millina Spina 23/10/2015 - 09:13

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Rocco anche a te un grande GRAZIE per il tempo che mi dedichi e ti chiedo scusa per la mia incapacità di fare altrettanto.
Grazie amico!

Millina Spina 21/10/2015 - 11:18

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EMOTIVAMENTE ESPRESSIVA IN UNA DILIGENTE RACCONTO... IL TUO FORTE? E' SAPER CATTURARE L'ATTENTO LETTORE! LIETA GIORNATA MILLINA.

Rocco Michele LETTINI 21/10/2015 - 08:43

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Grazie infinite ad Anna ed Arcangelo per l'attenzione dedicata al racconto.
Il tema è delicato e la trama, a chiunque carichi la responsibilità della separazione, alla fine parla d'amore, vero motore del nostro esistere,
Buonanotte!

Millina Spina 20/10/2015 - 23:10

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Racconto che tocca moltissimo le corde del cuore, per l'alta sensibilità che l'autrice ha saputo esprimere sull'argomento proposto per il mese corrente. Un dialogo emozionante tra un padre ed una figlia che non si vedono da moltissimo tempo e che un piccolo "tesoro" riavvicina, facendo dimenticare le ombre del passato. Davvero bello, per stesura e contenuto. Buona serata, cara Millina!

Arcangelo Galante 20/10/2015 - 20:03

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Un racconto di grande impatto emotivo, tutti i dubbi di un papà desideroso di poter riabbracciare la figlia dopo tanti anni di assenza. Piacevole lettura...Molto brava Millina CIAOOO

Anna Rossi 20/10/2015 - 19:54

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