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IL DIALOGO

Le istruzioni sono:

Un padre separato si imbatte, in strada, con la figlia che non vede da anni. Sono entrambi imbarazzati. Costruire un dialogo. Il padre si chiama Walter e la figlia Anna.


~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

ti perdono

batte forte il sole sulla mia testa in questa calda giornata, mi aggiro per strada senza una meta come ogni giorno, ormai da tempo.
la gente mi osserva, si sposta lontano da me e i miei scordinati passi neanche fossi maledetto.
sembro la morte incarnata in un uomo, nera e avvolgente se avvicinata troppo.
oggi non è diverso, sento in me l'evoluzione di una più seria e cupa introspezione
oggi infatti è una di quelle giornate in cui ricordo che la mia vita è racchiusa in una bottiglia, che tengo in mano con tanta fierezza e protezione.
oggi ricordo che il nome walter è fuggito lontano da tutto ciò che amava per sete.
oggi non voglio nemmeno camminare, ma non c'è un posto dove posso sedermi e non pensare.
ogni luogo riattiva amarezze che riesco solo a diluire con quello che bevo prima di annegarci dentro.
ma all'orizzonte intravedo una bella fanciulla, lei mi è famigliare ha un bel viso e attira la mia attenzione.
voglio avvicinarmi a lei, per vedere la bellezza della gioventù e rivedere con il cuore un passato che forse non mi fa male.
ma presto venni smentito, quando guardai con attenzione rimasi pietrificato.
d'impulso lasciai scivolare la bottiglia dalle dita, e mi sistemai più composto che potei in attesa d'essere abbastanza vicino per provare a dire qualcosa.
ormai era davanti a me...
"Anna?"
mia figlia reagì bruscamente come scossa da un terremoto inatteso e balzò terrorizzata incronciando la mia vista dopo tanto tempo.
"- oddio, che vuole da me? non ho soldi se ne vada, io non la conosco!"
non provai mai un dolore più grande in vita mia nonostante mi fossi preparato da tempo ad una reazione del genere.
"n-non riconosci tuo padre eh?"
calde lacrime solcarono il mio viso senza controllo, scoprendo da subito la mia tremenda sofferenza.
-" ma che ha, che le succede? mi dispiace se sta male, io non posso farci niente, sono molto di furia mi dispiace sul serio, mi perdoni."
non ci fu più dura evidenza, mia figlia non mi riconosceva nemmeno a distanza di cinque anni, ero tanto irriconoscibile?
"ti-ti prego io sono.... tu sei...... non andartene!
"- mi scusi me ne devo andare, mi dispiace le ho già detto che non posso fermarmi.
raccolsi le forze, e dopo un profondo respiro...
"sei la mia bambinaaa, mia figlia! ti prego non andartene."
"- se ne vada mio padre non esiste per me, non più.
"guardami in faccia, guardami bene ti scongiuro!
caddi in ginocchio, e spalancai le palpebre in attesa.
Anna si mise una mano davanti alla bocca stupita, e indietreggiò.
"- non può essere lui, lui non esiste, se ne vada.
mi aveva riconosciuto finalmente, lo vedevo dagli occhi dal trauma ormai delineatosi sul suo viso.
m'alzai di scatto e le posi una mano sulla guancia in modo affettuoso, ma giustamente lei si scostò schiaffeggiando la mia mano furibonda.
"- lei non puo esserlo, io non le credo"
" mi dispiace anna ma io sono carne della tua carne, ti voglio bene dammi una possibilità."
"- io non le darò proprio niente, le ho già dato troppo tempo oggi, mi sta proprio facendo del male, lei non deve permettersi"
fui disperato in quel momento, ma dovetti sputare fuori quelle poche parole che nell'ombra della mia esistenza rimasero nascoste per tanto tempo, con tutta la lucidità e la forza che potei avere.
" s-sei nata il 16 Maggio, tua madre si chiama Licia, e io l'amai profondamente e con lei decisi di avere te, l'unico risultato meraviglioso di un uomo tremendo come me.
"- la smettaa, io non l'ho mai conosciuto, ricordo solo di una losca e orrenda figura come lei che venne a bussare alla porta di casa mia cinque anni fa, nauseabonda e aggressiva.-"
" Anna io volli soltanto rivederti, perchè io ti voglio bene, io non sto bene ti prego perdonami."
"- io non ho niente da perdonare, non ho mai avuto un padre in vita mia, non uno che mi ami e mi meriti, quindi mi lasci stare si dimentichi di me e se ne vada o chiamo la polizia"
" io non sto bene, ho avuto tanti problemi in vita mia. sia te che tua madre siete le persone più belle e importanti, datemi solo la possibilità di cambiare accettatemi di nuovo io sto male vi prego."
Anna ammutolì difronte alla mia sofferenza, ma fu evidente che mi rimosse completamente dalla sua memoria, che la mia figura cadde nel disgusto e nell'abnegazione, che la mia vita doveva essere lontano dalla sua e da quella di Licia.
come darle torto, era la verità, chissà l'alcol che gesti mi fece compiere in quella casa, prima di essere cacciato da Licia chissà che scene ha visto la mia bambina.
io non ho nemmeno più il dono della memoria solo un piccolo flusso di immagini a ripetizione.
"- lei da me non si merita nemmeno il tu!! deve ringraziare il cielo che oggi ho avuto il coraggio di fermarmi lei mi deve stare lontano!!"
" io.... Anna hai ragione ma sono sempre tuo padre,voglio solo fare parte della tua vita ancora una volta, ti prego"
"- io invece mio caro vorrei crearmene una di vita, lasciarmi alle spalle il dolore di un uomo che non ha saputo amare altro che quella schifezza che beve ogni giorno.-"
non riuscì a rispondere, era tutto corretto, ora solo le risposte col cuore potevano cambiare la situazione ma Anna ormai dimostrò la sua rabbia furente e scagliò addosso il suo mancato amore senza controllo.
"- mia madre mi ha protetto, protetto da un uomo come lei, volgare, violento e fallito! mi ha cresciuta sola, e ha pagato i debiti con il sudore, con l'impegno per se stessa e per me. mentre io sognavo un padre da abbracciare mia madre ebbe il duro compito di farmi capire che non sarebbe mai potuto essere così, ed ebbe ragione, io la odiai per questo ma ora mi rendo conto che ebbe ragione e la ringrazio, quella santa donna.-"
Quante lame mi forarono il cuore, non potei rispondere a quelle che comunemente tutti chiamerebbero accuse perchè erano verità, ma dentro sentii il cuore pulsare, e l'amore crescere di nuovo, volli soltanto abbracciarla nonostante il dolore, nonostante quelle lacrime calde e il mio balbettare.
" Anna sappi che io ti voglio bene, sono contento che tu sia diventata grande ormai, sono sicuro che avrai successo."
"- adesso non faccia il sentimentale, la prego, le auguro di farsi una vita perchè quella di Anna ora procede anche senza di lei, schifoso essere .-"
dopo essersi sfogata con parole dure e sincere anche la mia bambina cedette al dolore del cuore, e scoppiò in un triste pianto, mentre la folla attorno cominciò ad osservare la nostra scena.
mia figlia stava soffrendo ancora, il suo bel viso era contorto in smorfie che non potei guardare, un viso che mi ricordò il mio, all'inizio dei tempi bui. non potei permetterlo.
mi avvicinai per abbracciarla a braccia aperte.
" Anna scusa, ti prego vieni quà"
"- no vattene, lasciami sola, ti scongiuro-"
non fui mai così felice nella mia vita, perchè mi diede del tu? sentì come un calore interno, un energià, forse ebbi una speranza almeno di non essere odiato in eterno dall'unica persona che credevo di amare.
lei si scostò dal mio avvicinarsi sicuro e indietreggiò ancora.
la folla attorno a noi era ormai gremita di persone.
dondolando sui miei passi a braccia aperte mi avvicinai al mio fiore, sentì nell'aria schiamazzi dalla folla e passi avvicinarsi verso di me,
Anna indietreggiando cadde a terra, piangente e stremita.
"- aiutemi!!, vattene!-"
in fretta e furia venni afferrato alle spalle e bloccato da qualcuno mentre altre persone andarono da mia figlia a terra con fazzoletti e con consigli.
chi erano costoro per intervenire? per interrompere il momento più importante della mia vita? quanta rabbia provai, volli dimostrare ad Anna e a me stesso che per una volta avrei lottato per quello che mi interessava.
cominciai a dibattermi violentemente e scostai di dosso i miei assalitori, colpì violentemente una persona che mi si parò davanti poi
mi inciampai sui miei piedi,
"Anna vieni quààà, ti voglio bene"
Lei si alzò e fu portata via da due persone, allora mi misi ad inseguirle, ma qualcuno mi colpì facendomi cadere a terra, ove sbattei la testa, poi fù tutto nero.
quanta foschia al risveglio, era tutto scuro e confuso.
i dottori parlarono tra loro agitando la testa, io invece ero immobile, senza poteri, senza forze per reagire a nessun impulso esterno poi fù tutto nero di nuovo.
un buio totale regnò su di me,insieme a un gelido freddo che aumentò attimo dopo attimo.
ma improvvisamente, la mia mano fù stretta da una mano delicata e calda,
una sensazione di amore mi avvolse nell'oscurità.
"-io ti perdono, che tu possa trovare pace, addio papà Walter."
non v'era voce con cui potei rispondere, ne un movimento che potessi realizzare ma non c'era altro che luce ora, in qualsiasi posto mi trovassi.



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Scrittura creativa scritta il 10/11/2015 - 02:01
Da Marzio Esposito
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