LA RESA DEI CONTI
Le istruzioni sono:
Scrivi un racconto in cui una persona dice finalmente a qualcun altro un qualcosa che non ha mai osato dire e di cui lui stesso ha appena preso coscienza. E’ un gesto di catarsi, di liberazione, quasi di violenza. Perché il racconto sia interessante i personaggi non devono rappresentare solo se stessi ma due modi diversi, quasi inconciliabili, di intendere la vita. La verità affermata non dev'essere troppo razionale o scontata ma contenere un momento di violenza e di estremismo che possa spaventare il lettore. Immaginate quindi due personaggi che hanno condiviso molto e poi si separano: un parroco e la perpetua, due amici di cui uno è diventato poliziotto e l’altro terrorista, un pianista e il suo miglior allievo, un avvocato e la sua segretaria, una prostituta e il suo miglior cliente, una donna e suo marito mentre lei lascia la casa in cui è stata schiavizzata, e così via ...
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Fine all'improvviso...
Quella sera aveva deciso di lasciarlo, non sapeva ancora come fare, ormai aveva preso la decisione di andarsene. Troppo dolore aveva vissuto, vittima da subito si ero sentita, mentre con fatica raccoglieva i cocci di se stessa!
Guardava il suo viso per capire se quello era il momento di parlare e annunciare, con tremore tentava di aprir bocca, lui se ne stava davanti alla sua faccia senza proferir parola. La tavola ben apparecchiata, ci teneva che tutto fosse perfetto, ogni cosa misurata con precisione, per non dar adito a ciò che presto sarebbe accaduto. Lo guardava facendo finta di mandar giù qualche boccone, mentre la cena ormai si svolgeva, il suo stomaco era chiuso in preda ad un’ansia terribile, la teneva e si sentiva prigioniera ancora, la paura che sentiva nelle viscere la faceva tremare, cercava di nascondere il suo tormento, da lì a qualche minuto avrebbe parlato…Sapeva di temporeggiare, di prender tempo ancora un po’.
Lui ogni tanto la guardava e senza accorgersi di nulla, mangiava con gusto quella pietanza di cui andava matto, (fregola con rana pescatrice), una piacevole minestra succulenta e profumata, che a lei faceva venire la nausea, non era la pietanza, era sopra tutto lo squallore di mangiare ancora, se pur l’ultima volta con il suo aguzzino (suo marito!). Facendo finta di niente, cercava di sorridere un poco. Ingalluzzito lui dal suo apparente sorriso, comincio a chiederle con pacata indifferenza, come era stata la sua giornata…” Allora, cosa mi racconti oggi? Cosa hai fatto tutto il giorno qui da sola? “Odiava il suo modo di chiedere le cose, ormai non tollerava più niente. Cosi rispondeva incurante, senza convinzione.
“Che dire niente di speciale, ho solo cucinato per te caro!” Intanto la paura cresceva, aspettava il momento giusto per spiattellare ciò che dentro ormai premeva…La cena volgeva al termine, aspettava solo, che lui andasse in salotto per caffè'e guardare la televisione, come era solito fare. Una consuetudine da tempo appresa. Lei aveva studiato tutto nei minimi particolari, nella sua mente sondava il percorso che si ero prefissata, il cuore le batteva al’impazzata, per un attimo pensava di voler rinunciare. Aveva vissuto lì tanto tempo e da vittima aveva sempre ritirato quello che sentiva di dire e fare…per difendersi da lui…
Ora che aveva preso coraggio non voleva tornare indietro, si trattava di morte certa restare ancora, non voleva di certo morire in quella gabbia, anche se preziosa e splendente, era solo artificiale. Di vero non c’era niente, l’amore non esisteva era solo mania di possesso…Come un oggetto che abbelliva la casa, la mostrava, non sopportava più le sue mai addosso! Quando voleva prenderla per esaudire quel basso istinto che nasceva nei suoi visceri…era solo lussuria e non amore…Si accorgeva del tempo che scandiva quelle ore con una lentezza esasperante, per cui cercava di non pensare alla sua faccia, quando gli avrebbe detto con foga tutto il ribrezzo che provava. Era giunta l’ora, la valigia, l’auto nel garage piena delle poche cose che le servivano, pronta a spiccare il volo si accingeva…” Sale con molta lentezza le scale, raggiunge la sua camera, prende borsa e chiavi, fa un profondo inspiro, mentre lui se ne sta beatamente senza rendersi conto di nulla davanti al televisore a sorseggiare il suo caffè! Lei lo guarda e le dice tutto d’un fiato” io vado”, certa che sentisse, parla un po’ più forte del normale. Lui solleva lo sguardo incredulo, dice “dove? “Vado via da qui!” dice con il cuore ormai in tumulto…Lui si alza fa un giro su se stesso, come per capire se dice il vero, oppure no! Inizia a ridere, non crede alle sue parole, sa che non ha il coraggio di lasciarlo, non è consapevole di molte cose…ormai. Il tremore di lei è sparito, con forza inizia a urlare, sembra una mina impazzita, tutta la sua sofferenza. “Chi credi di essere per avermi trattata cosi! Chi? Sei una persona spregevole, mi fai schifo, se ti azzardi a bloccarmi giuro che finalmente saprai chi sono io, fino alle tue interiora.” Lui la guarda incredulo…Tenta di parlare, le sue labbra si muovono appena, sbianca, fa uno sforzo per contenersi…Allora lei prende in mano le redini della situazione, approfitta del momento, continua ad insultare con furore” Mi hai derubato la vita, amore? Ma quale amore! Schiava sono stata per te! Non tollero le tue mani sul mio corpo, mi viene da vomitare quando mi stai vicino, mi fai cosi ribrezzo che non riesco a stare nella stessa aria che respiri” …
Lui paonazzo cerca di capire che sta accadendo…Lei continua il suo dire con furia, diventa ormai una belva…e urlando con fervore inveisce ancora” Sei un tiranno! Me ne vado, spero di non vederti mai più! Dovessi vivere ancora un’altra vita spero tanto che i miei occhi non incrocino mai il tuo fetido sguardo” …ormai non si riconosce più e spedita va a ripulire la sua anima di tutto quello che non ha mai pensato nemmeno per un istante…Decisa, da lei viene fuori una che non conosce, ma che tanto le piace per la grinta…finalmente riesce a farlo. “Vado via da qui!” …Cosi lascia lui annichilito e spaventato, non cerca neppure di parlare. Lei apre la porta, prende la borsa e scappa via di corsa, da quella casa per sempre, verso la tanta agognata libertà!
Guardava il suo viso per capire se quello era il momento di parlare e annunciare, con tremore tentava di aprir bocca, lui se ne stava davanti alla sua faccia senza proferir parola. La tavola ben apparecchiata, ci teneva che tutto fosse perfetto, ogni cosa misurata con precisione, per non dar adito a ciò che presto sarebbe accaduto. Lo guardava facendo finta di mandar giù qualche boccone, mentre la cena ormai si svolgeva, il suo stomaco era chiuso in preda ad un’ansia terribile, la teneva e si sentiva prigioniera ancora, la paura che sentiva nelle viscere la faceva tremare, cercava di nascondere il suo tormento, da lì a qualche minuto avrebbe parlato…Sapeva di temporeggiare, di prender tempo ancora un po’.
Lui ogni tanto la guardava e senza accorgersi di nulla, mangiava con gusto quella pietanza di cui andava matto, (fregola con rana pescatrice), una piacevole minestra succulenta e profumata, che a lei faceva venire la nausea, non era la pietanza, era sopra tutto lo squallore di mangiare ancora, se pur l’ultima volta con il suo aguzzino (suo marito!). Facendo finta di niente, cercava di sorridere un poco. Ingalluzzito lui dal suo apparente sorriso, comincio a chiederle con pacata indifferenza, come era stata la sua giornata…” Allora, cosa mi racconti oggi? Cosa hai fatto tutto il giorno qui da sola? “Odiava il suo modo di chiedere le cose, ormai non tollerava più niente. Cosi rispondeva incurante, senza convinzione.
“Che dire niente di speciale, ho solo cucinato per te caro!” Intanto la paura cresceva, aspettava il momento giusto per spiattellare ciò che dentro ormai premeva…La cena volgeva al termine, aspettava solo, che lui andasse in salotto per caffè'e guardare la televisione, come era solito fare. Una consuetudine da tempo appresa. Lei aveva studiato tutto nei minimi particolari, nella sua mente sondava il percorso che si ero prefissata, il cuore le batteva al’impazzata, per un attimo pensava di voler rinunciare. Aveva vissuto lì tanto tempo e da vittima aveva sempre ritirato quello che sentiva di dire e fare…per difendersi da lui…
Ora che aveva preso coraggio non voleva tornare indietro, si trattava di morte certa restare ancora, non voleva di certo morire in quella gabbia, anche se preziosa e splendente, era solo artificiale. Di vero non c’era niente, l’amore non esisteva era solo mania di possesso…Come un oggetto che abbelliva la casa, la mostrava, non sopportava più le sue mai addosso! Quando voleva prenderla per esaudire quel basso istinto che nasceva nei suoi visceri…era solo lussuria e non amore…Si accorgeva del tempo che scandiva quelle ore con una lentezza esasperante, per cui cercava di non pensare alla sua faccia, quando gli avrebbe detto con foga tutto il ribrezzo che provava. Era giunta l’ora, la valigia, l’auto nel garage piena delle poche cose che le servivano, pronta a spiccare il volo si accingeva…” Sale con molta lentezza le scale, raggiunge la sua camera, prende borsa e chiavi, fa un profondo inspiro, mentre lui se ne sta beatamente senza rendersi conto di nulla davanti al televisore a sorseggiare il suo caffè! Lei lo guarda e le dice tutto d’un fiato” io vado”, certa che sentisse, parla un po’ più forte del normale. Lui solleva lo sguardo incredulo, dice “dove? “Vado via da qui!” dice con il cuore ormai in tumulto…Lui si alza fa un giro su se stesso, come per capire se dice il vero, oppure no! Inizia a ridere, non crede alle sue parole, sa che non ha il coraggio di lasciarlo, non è consapevole di molte cose…ormai. Il tremore di lei è sparito, con forza inizia a urlare, sembra una mina impazzita, tutta la sua sofferenza. “Chi credi di essere per avermi trattata cosi! Chi? Sei una persona spregevole, mi fai schifo, se ti azzardi a bloccarmi giuro che finalmente saprai chi sono io, fino alle tue interiora.” Lui la guarda incredulo…Tenta di parlare, le sue labbra si muovono appena, sbianca, fa uno sforzo per contenersi…Allora lei prende in mano le redini della situazione, approfitta del momento, continua ad insultare con furore” Mi hai derubato la vita, amore? Ma quale amore! Schiava sono stata per te! Non tollero le tue mani sul mio corpo, mi viene da vomitare quando mi stai vicino, mi fai cosi ribrezzo che non riesco a stare nella stessa aria che respiri” …
Lui paonazzo cerca di capire che sta accadendo…Lei continua il suo dire con furia, diventa ormai una belva…e urlando con fervore inveisce ancora” Sei un tiranno! Me ne vado, spero di non vederti mai più! Dovessi vivere ancora un’altra vita spero tanto che i miei occhi non incrocino mai il tuo fetido sguardo” …ormai non si riconosce più e spedita va a ripulire la sua anima di tutto quello che non ha mai pensato nemmeno per un istante…Decisa, da lei viene fuori una che non conosce, ma che tanto le piace per la grinta…finalmente riesce a farlo. “Vado via da qui!” …Cosi lascia lui annichilito e spaventato, non cerca neppure di parlare. Lei apre la porta, prende la borsa e scappa via di corsa, da quella casa per sempre, verso la tanta agognata libertà!
Scrittura creativa scritta il 17/01/2016 - 21:07
Letta n.1148 volte.
Voto: | su 9 votanti |
Commenti
Grazie Gennarino sei troppo buono (io invece ho riletto e avrei corretto) Un abbraccio
margherita pisano 07/02/2016 - 19:48
--------------------------------------
Complimenti...il racconto meritava di essere segnalato, mi era piaciuto subito, a prima lettura. L'ho riletto e devo dire che confermo l'ottima impressione...un applauso ed un abbraccio.
Gennarino Ammore 07/02/2016 - 19:35
--------------------------------------
Davvero la resa dei conti!
Purtroppo ci sono molte storie vere come questa che sicuramente è soltanto un tuo eccellente esercizio letterario. Tuttavia mi prende una certa tristezza se penso che queste persone (come altre) pure s'erano amate... Perchè a volte finisce l'amore?...
Ciao Margherita!
Purtroppo ci sono molte storie vere come questa che sicuramente è soltanto un tuo eccellente esercizio letterario. Tuttavia mi prende una certa tristezza se penso che queste persone (come altre) pure s'erano amate... Perchè a volte finisce l'amore?...
Ciao Margherita!
Renato Granato 19/01/2016 - 16:48
--------------------------------------
Vi ringrazio tanto...siete davvero troppo buoni
Rocco, Sabry, Franco, Gennarino e Giovanni.
Rocco, Sabry, Franco, Gennarino e Giovanni.
margherita pisano 18/01/2016 - 21:37
--------------------------------------
Il tuo racconto è una carezza per l'anima .
Bellissimo e dir poco.
Ciao cara amica
Bellissimo e dir poco.
Ciao cara amica
Giovanni Santino Gurrieri 18/01/2016 - 19:18
--------------------------------------
Concordo con i commenti precedenti... sei riuscita a coinvolgerci emotivamente e a farci entrare in empatia con lei, la protagonista...un finale liberatorio, come ben dice sabry...brava margherita...
Gennarino Ammore 18/01/2016 - 17:58
--------------------------------------
Mi hai catturato e coinvolto emotivamente. ***** Brava.
franco buniotto 18/01/2016 - 13:44
--------------------------------------
Hai reso molto bene gli stati d'animo dei protagonisti e il senso di prigionia di lei. Un finale piacevolmente liberatorio...Scritta davvero bene. Ciao
Sabry L. 18/01/2016 - 10:52
--------------------------------------
UN ARGUTO RACCONTO SEQUELATO DILIGENTEMENTE. LIETA SETTIMANA MARGHEITA.
*****
*****
Rocco Michele LETTINI 18/01/2016 - 09:28
--------------------------------------
Inserisci il tuo commento
Per inserire un commento e per VOTARE devi collegarti alla tua area privata.