“No!, no! e poi no!”
“Ma mamma?!”
“Quante volte te lo devo ripetere ancora?...non devi mettere piede in quel luogo…e, soprattutto non devi avere nessun contatto con lei!”
“Ma?, potrebbe essere la nostra unica…”
“Zitta! Non ne voglio più discutere, e mettitelo bene in testa…cosa fai?, non oserei uscire da quella porta, se fossi in te!”
Là, dove nascono le nuvole
“Ma mamma?!”
“Quante volte te lo devo ripetere ancora?...non devi mettere piede in quel luogo…e, soprattutto non devi avere nessun contatto con lei!”
“Ma?, potrebbe essere la nostra unica…”
“Zitta! Non ne voglio più discutere, e mettitelo bene in testa…cosa fai?, non oserei uscire da quella porta, se fossi in te!”
Lucy Arwen, una bella ragazza di sedici anni, e un fisico da ventenne, aveva doti di carattere che la facevano emergere per sensibilità, forza d’animo e determinazione, nel rincorrere le ragioni del cuore. Si dice poi, che la vita va in una sola direzione, ma è vero solo in parte, e soltanto se ci si limita a considerare l’esistenza terrena.. tracciando una linea retta tra la nascita e la morte. Ma questa è una storia che sembra crescere nelle profonde linee di mezzo e, forse, sono quelle che fanno la differenza.
Erano le otto del mattino. Un leggero vento di maestrale portava profumo di mare nella vita di Lucy.
Zaino in spalla, con il kway da pioggia e altre piccole attrezzature, vestita di tutto punto, stava per uscire di casa. Era pronta per l’escursione in barca a vela monotipo, organizzata nelle acque costiere del Tirreno, con partenza dal vicino porto. Non fece in tempo a uscire, prima che le urla della madre le sbarrassero la strada.
Olga Giuliani era furibonda e i rapporti con la figlia si erano molto deteriorati.
Lucy… l’unica figlia avuta da Mark Arwen, Neozelandese, dal quale Olga si era separata da alcuni anni, era diventata insofferente e costantemente in conflitto con la madre. La morte di Mark Arwen, avvenuta per un drammatico incidente in mare, aveva complicato terribilmente il dialogo madre-figlia.
Una storia tormentata, quella di Olga e Mark: Quando lo conobbe, era una giovane campionessa di nuoto, e lui un rampante velista distintosi nelle gare di Coppa America. Erano stati anni felici, economicamente agiati. L’arrivo di Lucy li aveva spinti a stabilirsi in una ridente tenuta di campagna, non molto distante dal porto di Civitavecchia; luogo ideale, sia per crescere la famiglia, quanto per la soddisfazione di Mark, che mai avrebbe rinunciato alla grande passione per il mare.
Dopo la separazione, Mark si era impegnato in ben due giri del mondo: Uno in catamarano con equipaggio, e l’altro in solitaria con la più tradizionale barca a vela. Quest’ultima impresa gli era costata la vita. L’imbarcazione era stata disalberata durante una tempesta polare, a sud di Capo Horn. Le potenti raffiche di vento gelido e il mare in tempesta lo avevano vinto. Ebbe il tempo di lanciare il segnale SOS satellitare, ma fu tutto inutile. Quando giunsero i soccorritori, lo trovarono privo di vita. Si era spento per la grave ipotermia… rannicchiato nella piccola cabina della sua barca.
“Mamma! Ti prego, ascoltami! Devo dirti quello che penso, non lo capisci? Ho il diritto di decidere della mia vita! Non sono più una bambina e, ora, non voglio più rimandare.”
Lucy si sentiva in gabbia. I dolci lineamenti sembravano già segnati da una sofferenza cupa e lancinante. I capelli lisci, di un colore nero corvino presi dalla madre, esaltavano il blu cobalto dei grandi occhi ereditati dal padre… ora velati da una malinconia profonda, troppo prematura per la sua giovane età.
“No! Non voglio ascoltare ancora le cose che ti hanno conficcato in testa. Figlia mia. E' proprio così! Quella donna.. la tua amata istruttrice! Ti ha plagiato, profittando d’ogni occasione per illuderti, e farti credere che il tuo futuro sia… questo maledetto sport! Una maledizione che ha portato solo sciagure nella nostra vita!”
Olga stava crollando, per la crisi dei nervi. Le mani tremavano, mentre le lacrime premevano sugli occhi. La ragazza era abituata a quelle reazioni, e spesso la assecondava, per evitare che le discussioni degenerassero in peggio, quindi addolcì la voce:
“Ascolta mamma… è molto importante, anche per te, quello che voglio dire. Anzitutto… Serena Forti, che era e continua a essere tua amica, non c’entra nulla… e ti spiego…”
“Ecco… lo sapevo! Zitta! Ti ho appena detto che non voglio sentir parlare di lei!” La voce alterata di Olga sembrava voler impedire ogni tentativo dialogante.
Allora Lucy le prese la mano e continuò a parlare, con dolcezza, ma con tono fermo e deciso:
“Io sono convinta… mamma, anzi sono certa, che la mia decisione sia l’unica via d’uscita… dal dolore… e dalle incomprensioni. Non siamo più capaci di guardare avanti mamma. Non possiamo continuare così! Dovremmo guardare al futuro, invece siamo intrappolate nel passato. Papà non lo avrebbe voluto… Tu sai che il Club Nautico mi ha proposto per le competizioni, ma serve il tuo consenso e, Serena che tu odi tanto, ha provato a parlarti ma tu glielo hai impedito. Voglio spiegarti…”
“Smettila! per favore stai zitta! Non mi parlare di papà, non farlo! Lui… si lui, pensava solo a se stesso, e alla sua smania d’avventura. Questo era tuo padre; un uomo che prendeva tutto alla leggera, e arrecava sofferenza alle persone che gli stavano accanto… con troppa noncuranza. Poi è sparito… così com’era venuto… come una nuvola passeggera. Ci ha lasciati nel tormento e non si è preso cura di me, e di te, quando eri ancora una bambina. Poi.. non c’è nulla da spiegare! La questione è chiarissima. Tu non farai parte di nessuna squadra! Non t'imbarcherai con alcun equipaggio… anche se fossero i più esperti marinai del mondo… io non lo permetterò! Non lascerò che questa tua illusione porti altra sofferenza. Non mi convincerai mai… hai capito!”
“No! Mamma, adesso sono io a dire Basta! Io parteciperò alle competizioni… da sola! Sì, hai capito! Sono quasi pronta con gli allenamenti e, anche contro la tua volontà, un giorno… farò quella traversata oceanica… il giro del mondo… in solitaria! Io voglio farlo, e non tanto per ambizione, ma soprattutto perché voglio scoprire chi sono! Voglio conoscere me stessa…e tu non puoi, non devi impedirmelo! Se continui, così aspetterò d’essere maggiorenne… e non mi vedrai mai più!”
Olga rimase senza fiato. L’incubo della morte di Mark era più minaccioso che mai e, da un oscuro presagio, stava diventando la più tremenda e dolorosa delle realtà. Era ammutolita e svuotata d’ogni energia.
Il campanello della porta suonò due volte e, come una sorta d’interruttore, fece calare l’opprimente tensione che aleggiava in casa. Lucy aprì la porta, e si affacciò Serena Forti:- “Buongiorno… Olga… vorrei parlarti…” disse, con voce bassa ed emozionata. Olga sentiva un nodo alla gola, che le impediva quasi di rispondere. Si rese conto che il destino stava prendendo il sopravvento, e avrebbe piegato ogni sua resistenza.
“Si, capisco…” Disse Olga, con un filo di voce simile al rantolo di un’animale ferito. “Avete vinto voi… vedo che hai la cartella con i tuoi documenti. Dimmi cosa devo firmare… dopo di che, vorrei che te ne andassi… senza farti più vedere. Non voglio incontrare più nessuno. Andate tutti al diavolo!”
Serena non fu sorpresa dalla reazione, come se già sapesse… come se avesse previsto ogni cosa, e si rivolse con tutta la gentilezza possibile. La voce tradiva una profonda emozione, ma si fece coraggio, e continuò a parlare:
“Olga, carissima amica mia… non sono venuta per i documenti. Ma sono qui per chiederti scusa… io… ti prego perdonami se puoi! Quello che sto per dire è importante anche per te Lucy… e per tutte noi.” Accarezzò le guance della ragazza e disse “ Non prenderla a male, ma in questo momento è più importante il rispetto per tua madre”. Il silenzio e lo sbigottimento, di madre e figlia insieme, permettevano di continuare il discorso:
“La Società sportiva, per mia richiesta, ha sospeso ogni iniziativa in merito alle gare… senza la tua approvazione, nel libero convincimento. Ma c’è una cosa importante che non sono riuscita a fare Olga, ma ora posso, ecco… devo darti una lettera!”
Serena aprì la cartella che aveva tra le mani ed estrasse una piccola busta gialla sigillata, sulla quale c’era scritto <<per Olga Giuliani - madre di Lucy - firmato Mark Arwen>>
“Questa è per te Olga. E’ stata trovata durante i soccorsi, sulla barca di Mark, fra i documenti conservati nella cassetta di sicurezza di bordo. Le Autorità li hanno restituiti, da qualche tempo, alla società proprietaria della barca. Ora, prima di salutarci, voglio dirti Olga …anzi, spero con tutto il cuore che le cose vadano meglio fa voi, e che sia possibile salvare la nostra amicizia.”
Olga prese la busta tra le mani, malferme per l’emozione improvvisa, e disse: “Rimani anche tu…Serena. La voglio leggere… con voi.” Aprì il lembo della piccola busta e dispiegò il foglietto che recava uno scritto a mano,di poche righe:
Come l’ombra delle nuvole,
i nostri cuori tormentati,
scivolavano sui viali deserti,
fra le lacrime di sale,
e i passi convulsi della vita.
Poi mutavano quelle nuvole,
come oscure belve
che dilaniavano l’anima mia.
Cosa c’è che non va? Mi chiedevi...
ed io morivo… non sapendo rispondere!
Ora il freddo mi avvolge il cuore,
e penso ai sogni perduti,ai giorni tristi
e vorrei tramutarli in speranza,
come carezze...per radici del grano.
Un giorno, ci ritroveremo nel cielo
infinito dell’oceano…
là, dove nascono le nuvole.
Dove si può guarire, e rinascere,
nella vita… di domani.
Mark Arwen
Gruppi di stormi volteggiano nel cielo della sera, dentro la cornice rossa del tramonto.
E’ l’inizio di un lungo viaggio.
La partenza in notturna è l’ideale per abituarsi alle prime difficoltà. Poca cosa, rispetto alle durissime prove che richiede l’impresa.
Madre e figlia sono sul molo, una nelle braccia dell’altra. Olga prende una piccola busta gialla dalla borsetta e la infila nello zainetto di Lucy. Poi le dice: “E’ arrivato il momento, tesoro mio, penso che debba tenerla tu. Sei una donna ormai. Ecco, io… sono orgogliosa di te!”
Con gli occhi appannati da lacrime calde, Lucy fa un cenno di assenso con il capo, mentre sale sulla barca. La mano si alza in un delicato e prolungato saluto e, subito dopo, scioglie il nodo dell’ormeggio.
Il costante aliseo di poppa, gioca con i capelli di Lucy, e gonfia la grande vela spinnaker… mentre la prua della barca segue, da diversi giorni, sempre la stessa direzione… verso Ovest… sulla scia dei sogni, e le speranze di tante generazioni d’esploratori, marinai, sognatori, avventurieri, poeti, sposi, insomma, la rotta tracciata dal cammino visionario dell’umanità.
Forse mai sapremo, se Olga e Lucy siano veramente guarite, ma sappiamo che hanno ritrovato la forza per affrontare la vita, in un luogo caldo e al sicuro… nel profondo oceano dei loro cuori, là, dove nascono le nuvole.
**Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.**
Voto: | su 12 votanti |
Il tuo racconto è bellissimoooo, si vede che hai posto tanto amore ed attenzione nella stesura. Stilisticamente è perfetto e che dire della poesia...il valore aggiunto alla tua già splendida opera.
Complimentoni
Nadia
Struttura esemplare e scrupolosa attinenza con la traccia indicata, fanno di te un grande.
E' stato un piacere immenso averti letto.
Buonasera amico
questo racconto è geniale, lo schema è rispettoso dei limiti imposti, la storia di vite e di passione che si trasfonde come sangue nelle vene e DNA, i dialoghi intensi e realistici, cuori buoni e inaspettati che continuano a pompare linfa vitale. 5*
E con questo ho confessato l'ispirazioen del breve racconto.. Felice giornata simpatico e stimato amico Gennarino..