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INCIPIT

Le istruzioni sono:

Partendo da questo incipit scrivi una storia: “Interno di una catapecchia, incasinata ma dignitosa. Un uomo è sdraiato sul letto. Non sta dormendo. È lì, tranquillo. Bussano alla porta……”


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RIUNIONE D'EMERGENZA

Interno di una catapecchia, incasinata ma dignitosa. Un uomo è sdraiato sul letto. Non sta dormendo. È lì tranquillo. Bussano alla porta.
I suoi pensieri andarono in fumo. Chi diavolo poteva essere? Nessuno conosceva il suo indirizzo, tranne... il nome gli attraversò la mente, come un lampo. Si precipitò ad aprire. Mallhoy era lì davanti a lui, una vistosa ferita, ancora aperta, sulla fronte e ad occhio e croce più di un paio d'ossa contuse.
«Fammi entrare e versami qualcosa di forte.» Gli disse, lui annuì e si fece da parte.
«Cosa ti ha portato qui?» Gli chiese mentre Mallhoy si guardava intorno, inarcando di tanto in tanto un sopracciglio. Di sicuro non si aspettava nulla di simile dal capo della sezione ET627. Sedettero al tavolo in legno, che occupava gran parte del locale.
«Non sapevo dove altro andare, Sharley.»l'altro uomo abbozzò un mezzo sorriso.
«Per via della tua compagna?»
«E delle bambine.» Rispose laconico Mallhoy trattenendo una smorfia.
«Manda giù questo.» Gli porse un bicchiere. «Ha fatto un bel lavoro. Chi è stato?»
«Ah, non saprei, ma lui sapeva chi ero io.» Rispose calmo.
«Lo Z720y.» Disse Sharley, cupo.
«Ha fatto più danni del previsto, ma ora dobbiamo reagire.» Fece una smorfia.«Che diavolo è?»
«Una mia ricetta.» Sharley rimase sul vago.
«Quel che non uccide...» Mandò giù la bevanda. «Allerta tutti i comandi.»
Sharley annuì.
«E non dimenticare Le Cartier» Un ombra maliziosa comparve negli occhi di Mallhoy.
«Quel damerino? E chi lo dimentica.» Abbaiò.


La casa sarebbe scoppiata con tutta quella gente. Pensò Sharley guardandosi attorno. Fortunatamente quell'incontro si svolgeva nella sezione ET627, del comando gamma, una delle poche sedi ancora non bruciate. Certo, avrebbe potuto svolgersi altrove, anche nella sua sezione, ma quel luogo era meglio riparato da occhi indiscreti e più facilmente raggiungibile. Si passò una mano sul mento quella riunione metteva i brividi. Cercò d'individuare i suoi doppi, Belonghi, il padrone di casa, era facile da localizzare, un ometto pallido e magro, con occhiali tondi e spessi e i i capelli corti e grigi. Il suo sguardo vagò più oltre.
«Buona sera»Il saluto, proveniente dalle sue spalle, lo distrasse. Quel dannato accento, lo avrebbe riconosciuto tra mille. Si girò, guardò il suo doppio francese, Le Cartier, rispose con un grugnito e, senza cercare di accampare scuse, si allontanò per raggiungere Mallhoy.
Questi stava parlando con Velloi e Delisi. Suo malgrado si ritrovò a sorridere, quella sì che era una donna.
Pochi minuti dopo erano tutti seduti intorno ad un tavolo. Facce scure e discussione accesa.


Ore dopo ancora non si era approdati a nulla. Mallhoy non aveva ancora perso il suo proverbiale controllo, ma era distrutto. Sharley era accaldato lo sguardo rabbioso, quasi sorrise al pensiero che gli ricordava un vecchio orso scorbutico, al contrario Le Cartier e Döeken erano molto sicuri della loro teoria, certo anche il comando beta e quello delta, avevano i loro problemi, ma nell'occhio del ciclone, c'erano loro. Mallhoy scosse la testa. Bakery e tutti gli altri funzionari erano stati irremovibili, solo Rosejo del comando spagnolo aveva aperto uno spiraglio. Si alzò di scatto, lanciando un'occhiata a Velloi. Doveva mettere una certa distanza tra sé e tutta quella confusione, se voleva venire a capo della faccenda. E non solo lo voleva, doveva.


Era rientrato da pochi minuti il volto di Sahrley era ancora più cupo e meditabondo. Scambiò una nuova occhiata con Velloi, anche lui preoccupato.
«Cosa proponete per fermare tutto questo?» Chiese Newitt, dell'OS 910 del comando zeta, col suo forte accento americano.
«Stanare la G.I.S» Rispose Mallohy, riprendendo il suo posto.
«Non possiamo essere sicuri che esista ancora» Ribatté Newitt.
«Non possiamo escluderlo.» Intervenne Velloi.
«E' vero, si stanno verificando strani eventi.» Interloquì il capo della sezione OS 910 tedesca, Michter.
La riunione continuò così tra battute di arresto, e alcuni progressi, fino a quando non si venne ad un accordo, grazie anche all'intervento di alcuni funzionari governativi, Bakery, Alemi del comando gamma e Rosejo del comando omega. L'accordo prevedeva di localizzare la G.I.S, o quantomeno chiunque avesse avuto contatti con l'organizzazione, con l'uso di un solo agente per comando nelle missioni ricognitive.
Non era molto, ma allo stato delle cose era il massimo che si potesse ottenere.


«Eccoci di nuovo qui.» Disse Sharley entrando nella sua catapecchia, seguito da Mallhoy.
«Pensavo di richiamare D420 e affiancarlo nella missione.» Disse Mallhoy, ostinandosi d'ignorare il dolore alle ossa. Sharley lo guardò di sbieco.
«Puoi restare qui.» Gli disse.
«Grazie, come ci muoviamo?»Sharley si toccò il mento prima di rispondere.
«Parlerò con i miei doppi ad Atene e Mosca, e darò un'occhiata al programma di Le Cartier e Döeken, forse esiste un modo per ripristinare la zona d'ombra.» Mallhoy annuì.
«Dobbiamo coordinarci, questa volta, ma potrebbe non bastare.»
«Già.» Rispose Sharley, laconico pensando alla complessità di una simile operazione tra tutte le sedi.
Mallohoy si guardò intorno. Il disordine era dappertutto e non c'era traccia di tecnologia, l'unico accessorio a quella vita scarna e disorganizzata, era il rumore della risacca.
«Non mi aspettavo un posto simile.» Disse Mallhoy.
Sharley si strinse nelle spalle, in fondo quello era un ottimo rifugio e un nascondiglio perfetto. Restarono in silenzio per un po', poi Mallhoy riprese.
«La Sede centrale è bruciata?»
«Non esattamente.» Sharley aveva un'espressione furba.
«Che vuoi dire?»
«Che non mi sono rimbambito, come crede quel damerino.» Quasi quasi quella conversazione lo divertiva.
«Spiegati.» IL tono di Mallhoy era colloquiale, ma tradiva una certa impazienza.
«È vero che ho inserito lo Z720y nei nostri computer, ma l'operazione principale non l'ho eseguita dalla nostra sede.» Mallhoy lo guardò interrogativo, poi sorrise.
«IL vecchi magazzino.» Disse, rilassandosi sulla sedia. Sharley annuì.
«Esattamente.» restò in silenzio per un po' «Non è un gran vantaggio, ma è qualcosa.»
«Il magazzino è ancora attivo?» Sharley annuì.
«Pensavo di usarlo come esca.» Mallhoy intrecciò le mani ragionando sulle parole di Sahrley.
«Puoi farlo saltare?»
«Perché?»
«Ho un piano e questa volta deve funzionare!»
«Sì. Posso.»
«Perfetto. C'è un modo per inviare un messaggio ai miei doppi, in questa landa desolata?»
«Il cellulare.» Rispose Sharley sbrigativo.


Il suo orologio gracchiò. Dannazione! Sempre nei momenti meno opportuni. Si alzò dal letto e cominciò a vestirsi. Francesca allungò una mano per cercarlo.
Aprì gli occhi di scatto.
«Dove vai?»
«Problemi di lavoro.» A quella parola il cuore le balzò in gola. La favola era finita.
«Ignorali.» Supplicò. Lui ormai era già vestito.
«Non posso. Mi faccio vivo io.» Recuperò Penny e Becky ed uscì di corsa. Il suo istinto gli diceva che c'erano guai in vista. Guai molto grossi.


«Buongiorno.» Disse entrando nello studio di Mallhoy. C'era anche Sharley e questo non era un buon segno.
«Buongiorno, D420.» Disse Mallhoy, mentre Sharley si limitò ad un grugnito.
«Qual'è la missione?» Chiese Nick, innervosito dall'atmosfera tesa che regnava nella stanza.
«Abbiamo grossi problemi, dietro i quali sospettiamo ci sia la G.I.S.» Nick ingoiò il rospo. Non gli piaceva tornare sui vecchi casi.
«Cosa dovrei fare?» Mallhoy non rispose.
«Questa volta è diverso. Lavorerà con me,» Nick girò lo sguardo
«Con lei?»
«Sì.» Confermò Sahrley.
Cosa diamine stava accadendo? Mille dubbi gli si affacciarono alla mente.
«Come ci muoviamo?» Chiese solo.
«Ci occorre un diversivo. Questa sera metterò in atto la prima parte del piano di Mallhoy, poi io e lei lavoreremo insieme coordinando i nostri ruoli, anche con le altre agenzie. Ci muoveremo su due piani.»
Nick osservò l'uomo che aveva di fronte e poi Mallhoy. In quel momento sentiva di odiarli entrambi, eppure più diversi non lo potevano essere. I modi affabili e il bell'aspetto di Mallhoy stridevano totalmente coi modi duri e sbrigativi di Sharley e con il suo aspetto ruvido e massiccio. Nick, tornò a guardare Mallhoy.
«C'è dell'altro signore?»
«Sì. Stia attento e faccia del suo meglio.» La voce di Mallhoy era controllata ma più bassa del solito.


Per tutta la settimana, ognuno dei comparti dell'I.C.G.A. aveva sospeso tutte le operazioni, richiamando gli agenti coinvolti in esse, fino a nuovo ordine.
Era stato strano lavorare a sezioni unificate, intrattenendo una fitta rete di comunicazione tra le diverse sedi.
Per la prima volta Sharley si era trovato a lavorare a stretto contatto con D420 e i suoi doppi, tutti agenti operativi, e né per lui né per gli altri capi della sezione ET627 era stato facile.
Fin da subito aveva giudicato bislacco il piano di Mallhoy, eppure stava funzionando. La caccia alla G.I.S si era conclusa, e ora era giunto il momento di agire. Indugiò ancora qualche istante, spostando il peso della sua mole, da un piede all'altro, doveva avvisare D420 di prepararsi all'azione, il tempo scarseggiava, ma quella era l'ultima parte del piano, la più delicata: Neutralizzare la G.I.S, bastava davvero poco e tutto sarebbe andato a rotoli. Phua! La stretta vicinanza con Le Cartier e Mallhoy doveva averlo contagiato! Non era da lui indugiare sulle quisquilie. Andò all'interfono e fece chiamare D420.
Nick arrivò in pochi minuti. Ascoltò le brevi istruzioni abbaiate da Sharley ed uscì. Era tempo di passare all'azione.


«Di più non posso scendere» Disse, mentre il rumore dell'elica copriva a mezzo la sua voce.
«Sei un abile pilota, Jacqueline.» Le disse Nick. K11, il suo doppio francese, sorrise.
«Buttatevi non abbiamo molto tempo.» I tre uomini che erano con lei si paracadutarono giù. Il piano d'azione era molto semplice, una volta sbarazzatosi dei paracadute e ammarati, avrebbero coperto a nuoto la distanza che li separava dalla piccola isola che era il quartier generale della G.I.S. lui e i suoi doppi, L270, del comando gamma, ed S304 del comando omega, avrebbero puntato sull'effetto sorpresa. Era una missione fuori dal comune, dove giocavano un ruolo importante gli interessi personali dell'agenzia, però non gli dispiaceva lavorare con due ottimi elementi come L720 ed S304. Il primo, italiano aveva ricevuto diverse note di merito, mentre il secondo, spagnolo era un tipo risoluto ed efficiente. Si erano trovati bene sin da subito, per questo erano stati scelti per quella parte del piano. Tutti e tre guardarono gli orologi: era il momento di Agire.
L'isola non era molto grande, ma perché il piano riuscisse occorreva un diversivo, in modo che loro potessero muoversi liberamente e passare inosservati. A questo avrebbero pensato K11, dall'alto con l'elicottero e due agenti, il suo doppio greco e il suo doppio americano, dall'altro lato della costa. Una missione pulita, se tutto andava secondo i piani.


Quando giunsero a terra, non c'era nessuno e riuscirono a raggiunger l'edificio principale indisturbati. Ma fatti pochi passi al suo interno, vennero raggiunti dal comitato di benvenuto. Troppo bello per durare, pensò mentre schivava un colpo, imitato dai suoi colleghi. A quanto pareva era il momento di aprire le danze. Sferrò un calcio, atterrando uno degli uomini che aveva di fronte. Un secondo uomo lo raggiunse da sinistra, si abbassò, per schivare il colpo e si mosse velocemente, fino a ritrovarsi alle spalle del suo assalitore. Un errore, un movimento sbagliato e si ritrovò spalle a terra. Il suo assalitore si riavvicinò. Fece forza sulla schiena, e lo colpì all'addome, allungando entrambe le gambe. L720 gli si parò accanto, bloccando l'azione di un terzo uomo, dandogli la possibilità di rialzarsi.
Di nuovo in piedi, Nick continuò a colpire chiunque gli si avvicinasse, cercando un suo ritmo, ma nella testa non poteva fare altro che chiedersi cosa fosse andato storto. Un altro colpo, rispose con un calcio. Anche i suoi colleghi erano immersi nella lotta. Dannazione! Così stavano solo perdendo tempo! Fece un passo indietro e schivò un altro colpo.
S304 gli era di fianco, ora.
«Va avanti. » Gli sussurrò. «Qui ci pensiamo noi.»
Nick cercò con lo sguardo L720, che era poco distante, e lo vide annuire.
Mentre gli altri gli coprivano le spalle lui riuscì , dopo aver atterrato un altro degli avversari, ad aprirsi un varco e a raggiungere un corridoio. Da lontano gli arrivava ancora l'eco dei calci e dei pugni. Affrettò il passo, doveva trovare il capo della G.I.S, l'uomo che si faceva chiamare Owl, e aveva perso fin troppo tempo.


Quando finalmente lo trovò, stava scappando. Dannazione. Si lanciò all'inseguimento, fino a raggiungerlo sulla scogliera . Entrambi erano col fiato corto per la corsa.
Uno di fronte all'altro, pochi secondi prima che cominciasse la lotta. Il suo avversario era vecchio, ma scaltro, il fisico di Nick era fiaccato dalla rissa e dalla corsa, ma la sua determinazione non gli permetteva di abbassare la guardia o indietreggiare, quella era la vera resa dei conti, lo scontro finale.
Un movimento sbagliato. Era di nuovo a terra, sull'orlo del precipizio. Owl si stava avvicinando, per di più armato e lui si era ferito ad una spalla, cadendo. Cosa doveva fare? Con la forza rimastagli si alzò, fece pochi passi indietro verso la salvezza, estrasse Penny, e sparò un colpo. Colpì Owl, che nel frattempo si era avvicinato fino ad essergli difronte, al braccio o forse alla spalla, ma lui perse l'equilibrio e cadde all'indietro, oltre la scogliera.
In quel momento arrivarono i rinforzi.


Col suo solito incedere sicuro, Nick entrò nello studio di Mallhoy. Anche Sharley era lì.
«Ottimo lavoro D420.» Disse Mallhoy, Sherley annuì.
«Grazie Signore.» Mallhoy sorrise.
«Ci sono stati problemi, durante il coordinamento, ma alla fine il piano è riuscito.» Nick annuì.
«C'è dell'altro signore?» Chiese.
«Sì, la sua nuova missione.» Nick, prese il suo dossier.
«Siamo di nuovo in pista allora?»
«A pieno ritmo, D420.» Un ultimo cenno di saluto e Nick, uscì.


Sharley, aprì la porta. Casa dolce casa. Erano giorni che non tornava, forse casa era un nome un po' pretenzioso per quel luogo, ma a lui bastava. Non dormiva da giorni e ora non desiderava altro che staccare la spina dalla sua caotica routine lavorativa, e godersi la sua paradisiaca solitudine, ora che tutto era tornato alla normalità. Si lasciò cadere pesantemente sul letto, lasciando i pensieri a briglia sciolta, godendosi un po' di meritata pace, con il rumore della risacca in sottofondo.


Il racconto è frutto della fantasia dell'autrice, per cui ogni riferimento a fatti o cose reali è puramente casuale.




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Scrittura creativa scritta il 24/03/2016 - 17:50
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.975 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


scritto molto bene, volevo dire

Nadia Sonzini 26/03/2016 - 22:35

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Racconto scritto molto bello ed originale, avvincente fino all'ultimo
Complimenti e buona Pasqua
Nadia
5*

Nadia Sonzini 26/03/2016 - 22:34

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Wow, Marirosa!! Con questo racconto ti sei superata, mi è piaciuto tantissimo!! Buona giornata e buona Pasqua,

Chiara B. 25/03/2016 - 11:32

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UN RACCONTO DI PIACEVOLE LETTURA E DI OCULATO PENSIERO.
IL MIO AUGURIO DI UNA SERENA E SANTA PASQUA A TE E AI TUOI CARI DA SEMPRE.
*****

Rocco Michele LETTINI 25/03/2016 - 06:23

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Molto creativa. Hai dimostrato come da una semplice immagine proposta come esercizio la nostra mente (e in questo caso la tua) possa elaborare le storie più diverse. Brava

Adriano Martini 24/03/2016 - 23:39

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