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INCIPIT (inizia il tuo racconto con la descrizione di questo personaggio)

Le istruzioni sono:

L’uomo era alto e così magro che sembrava sempre di profilo. La sua pelle era scura, le ossa sporgenti e gli occhi ardevano di un fuoco perpetuo.


~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Uno stress pauroso.

Come ogni anno a luglio io, Giorgio, e Nicola, passiamo quattro o cinque giorni sulla barca a vela in mare aperto. L’anno scorso per esempio, siamo stati dieci giorni... poteva finire male, quello che doveva essere un rilassamento, come normalmente lo è quando siamo in mare: si è rivelato uno stress pauroso.


Salpammo con le prime luci dell’alba Il diciannove luglio duemilaquindici, dopo aver fatto le provviste il giorno prima. Nessuno di noi poteva immaginare cosa ci aspettava in quella assurda avventura.
Il primo giorno in mare scorre secondo il nostro programma, eravamo soddisfatti, il nostro obiettivo era quello di fare immersioni, pescare, divertirci, goderci i giorni senza la solita routine. Ma già il giorno dopo il tempo incominciò a guastarsi, il vento iniziò a farsi sentire, la schiuma dei frangenti in lunghe strisce biancastre,si allungano nella direzione del vento... la prua beccava da paura… non cera tempo da perdere bisognava ridurre quasi al massimo la randa.
­
Bisognava terzarolare una o due mani e mettere un fiocco piccolo e pesante da vento forte.
­Eravamo in mare aperto, con il vento di burrasca, e il mare che si ingrossava! avevamo due alternative: metterci col vento in poppa! o assumere una posizione di attesa. Per fortuna Il vento soffiava nella direzione giusta! col vento in poppa era la soluzione più facile, diciamo meno peggio. Colpa di Nicola! lui era responsabile della radio,perché non ci avvisò della eminente burrasca.


Davanti a quelle ondate che spesso sembravano sul punto di dare un’incappellata e spazzare via tutto: Noi, acquistammo fiducia... la sfida ci rendeva un tutt’uno con la natura.
Pur avendo paura, col mare non si scherza. Rimanemmo in allerta tutta la notte: è ancora due notti! Poi alle prime luci dell’alba, il vento inizio ad attenuarsi, anche la nostra paura si attenuò… soprattutto perché all'orizzonte vedevamo un isola.
Aspettammo che anche le onde si abbassassero del tutto.


Ma la curiosità era forte, tanto che ancorammo la barca, e con il canotto sbarcammo sull’isola.
Lungo la spiaggia non cera segni di civiltà, continuammo all'interno, tra la folta vegetazione… ma niente, solo piante, alberi.
Ormai stanchi, decidemmo di tornare alla barca, ma poco dopo la stanchezza prese il sopra vento. Ci sdraiammo alla meglio sotto a un albero, e subito ci addormentammo.


Passarono molte ore, il sole stava tramontando quando aprimmo gli occhi, e scoprimmo che non eravamo soli su quell’isola, quasi ci prese un colpo, quando in piedi! davanti a noi: cera una tetra figura umana.


Era un uomo alto e così magro che sembrava sempre di profilo. La sua pelle era scura, le ossa sporgenti e gli occhi ardevano di un fuoco perpetuo… la paura ci aveva paralizzati! non sapevamo se era da solo o ci fossero altri come lui. Presi coraggio, gli chiesi: se capiva la nostra lingua, tenendomi a distanza. Per precauzione Giorgio prese un pezzo di legno ma! allo stesso tempo indietreggiava era terrorizzato! Nicola non era da meno.


L'uomo vedeva la nostra paura, e più i suoi occhi si accendevano. Ci spaventammo cosi tanto che scappammo senza sapere dove stavamo andando. Dopo aver corso un po, con la lingua in fuori! ci fermammo a prendere fiato… dissi a Giorgio e Nicola di affrontare quell'essere, noi siamo in tre! mentre lui è da solo! Ma si rifiutarono di affrontarlo, ok dissi, andiamo alla barca.


Ma arrivati dove avevamo lasciato il canotto! non cera niente… il canotto era stato preso. Non ci volle tanto a capire chi lo aveva preso. Andare a nuoto alla barca, era molto pericoloso per via degli squali e le forti correnti. l'alternativa era cercare quell’essere, e affrontarlo. Dopo aver preso dei bastoni, lo andammo a cercare… ma non facemmo tanta strada: fu lui che trovò noi.
Sembrava che lui avesse voglia di parlarci ma: si limitò solo a guardarci, continuai a ripetergli se parlasse la nostra lingua! Gli dissi di ridarci il nostro canotto: ma lui, continuò a fissarci, e con quegli occhi di fuoco… puntando il dito dove aveva messo il canotto, disse: “e ormai tanti anni che non parlo con nessuno... vivo da solo su quest'isola, ho nascosto il canotto pensando che voi foste cattivi, ma a quanto pare siete voi che avete paura di me. Io, non ho mai fatto male a nessuno! Sono u naufrago… ma questa e una lunga storia come puoi vedere, parlo poco l'italiano, sono Albanese, in più! Sono anche balbuziente”.


Nonostante il suo aspetto orribile… ci faceva pena, gli dissi che nella nostra barca ce posto, e che poteva tornare a vivere nella civiltà... ci sorprese molto la sua risposta.


“Disse ok, ammettiamo che vengo con voi! e poi? Con che documenti mi presento? Io, non ho più un identità! Nel mio paese sono un disperso ormai dimenticato da tutti... Non ho una famiglia! Come vivrei!! no... non mi va di essere sballottato a destra e sinistra tra un posto e l'altro! e Poi: come la mettiamo con il mio aspetto che metto paura? Vi immaginate gli sguardi della gente? No vi ringrazio ma resto qui”.


Difronte a una sua ferma decisione, ogni nostro tentativo era inutile, non potevamo fare altro che tornare sulla nostra barca tornare alle nostre case.



“l’isola e una delle tante dell'Albania, il racconto per metà è reale".




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Scrittura creativa scritta il 14/05/2016 - 18:05
Da donato mineccia
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su 2 votanti


Commenti


Buongiorno Donato, hai scritto un bellissimo racconto dai contenuti a me molto cari: pregiudizio e diversità. Bravo 5*

Gabriella De Gennaro 15/05/2016 - 06:16

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