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SENTIMENTO

Le istruzioni sono:

Pensare a uno di questi sentimenti: odio, rabbia, invidia, gelosia, indifferenza, noia, orgoglio, vergogna, amarezza, tristezza e rimorso. Scrivere quindi un racconto ispirato a tale sentimento senza mai dirlo. Alla fine, tra parentesi, precisare il sentimento al quale ci si è ispirati.


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Fuori Luogo

“Ti fidi di me sì o no?”
Ludovica sospirò non riuscendo ad annuire come qualche giorno prima quando Alessandra le aveva fatto quella domanda dall’amaro retrogusto retorico.
“Certo che mi fido.” le aveva infatti risposto il mercoledì scorso quando la sua migliore amica era piombata nel suo appartamento saltellando allegramente come il coniglietto pasquale.
Invece in quel momento non era poi più così sicura. Quando le aveva chiesto quel favore, lei aveva scosso violentemente la testa prima di scatenarle contro una tempesta di NO a varie tonalità vocali. Perchè diamine si era fatta convincere da quella pazza invasata della sua migliore amica?
“Perchè lei non può farlo.” le ricordò la vocina buona dentro di lei che voleva impedirle di macchiarsi dell’omicidio di una persona così importante nella sua vita “Se non fosse stata quasi investita da quel pirata della strada in moto e se non rischiasse così tanto il posto di lavoro non te lo avrebbe mai chiesto perchè ti vuole bene e sa come sei fatta.” spiegò ancora cercando di giustificare il comportamento del tutto incomprensibile di quella folle al suo fianco.
“Dai, Ludo, non farla tanto lunga. Devi sostituirmi solo oggi.” le sussurrò ancora l’amica mentre la prendeva per il braccio libero dalla fasciatura e cercava di trascinarla per i corridoi dell’Accademia di Belle Arti.
Ludovica sospirò ancora sentendo il cuore prendere il posto dello stomaco e iniziarle a battere impazzito all’altezza dell’addome. Aveva già rinunciato a cercare di prendersi qualche minuto per calmarsi perchè Ale non le aveva dato il tempo nemmeno di vedersi l’ultima volta allo specchio.
“Sei bellissima.” le aveva detto nello stanzino prima di passarle un telo bianco grande quanto una tenda e spingerla fuori nel corridoio “Muoviti, o faremo tardi.” l’aveva punzecchiata ancora facendo aumentare dentro di sé lo stato di agitazione che in quel momento le era arrivato fino alle punte dei capelli!
“Perchè hai scelto proprio me? Sai che il tuo lavoro non mi piace.” le ripetè per l’ennesima volta con fare disperato “Non potevi chiedere a qualche tua collega?”
Alessandra sbuffò come una vecchia locomotiva a vapore.
“Non ho colleghe per il momento, Ludo, lo sai.”
“Certo che non ce l’hai.” sbottò in un sussurro per non richiamare su di sé l’attenzione dei passanti.
Si sentiva già osservata continuamente tutto il giorno e non c’era motivo di attirare ancora di più l’attenzione su di sé. Era stato così sin da bambina: le persone la guardavano e lei, per timore di aver fatto qualcosa di male o di sbagliato o semplicemente di imbarazzante, si chiudeva a riccio pregando di diventare invisibile.
“Un lavoro come questo lo potevi fare solo tu.” la punzecchiò finendo per scoppiare a ridere trascinandosi dietro anche l’amica.
Inutile che ci provasse: le voleva troppo bene per cercare di essere arrabbiata per più di un’ora con lei. In fondo cosa poteva andare di brutalmente storto?
“Tu non sei una modella: ti metterai in ridicolo davanti a tutti!” disse il primo pensiero cattivo che le passò in quel momento a tradimento per la testa “Si verrà a sapere e dovrai nasconderti in casa per il resto dei tuoi giorni!”
“Bhè, dovresti ringraziarmi.” fece spallucce l’amica con quel tono che la faceva sorridere e incazzare allo stesso tempo riportandola alla realtà “Vedila come una prova per superare i tuoi complessi di bassa autostima.”
“Io non soffro di bassa autostima.” si difese con tono orgoglioso fermandosi un secondo prima di valicare la porta oltre la quale decine di paia d’occhi sarebbero stati puntati su di lei “Ho semplicemente…”
“Ti passerà. Sei una donna bellissima, Ludo, e non lo dico solo perchè sei la mia migliore amica. ” la tranquillizzò Alessandra aprendo la porta con il braccio libero prima che lei potesse cambiare idea.
L’istinto le intimò di chiudere gli occhi, ma non lo fece e tale esempio di coraggio le fu premiato quando vide che nella stanza vi erano solo delle ragazze con un’età tra i 18 e i 20 anni già armate di tele, carboncini, pastelli o pennelli.
“Alessandra, sei arrivata!” la salutò una donna con degli enormi occhiali neri e un rossetto così rosso sulle labbra da fare invidia alle sue guance che sicuramente erano diventate tanto rosse da ricordare il faro del semaforo durante il segnale d’arresto!
Ludovica la riconobbe come la pettegola signora Lavagnini, una delle più brave professoresse di Disegno nell’accademia, tanto professionale quanto odiosa.
“Certo, Clara, non sarei mai potuta mancare.”
“Mi fa piacere che tu stia meglio. Non hai idea di che colpo mi sia venuto quando sono stata avvisata dell’incidente.” spiegò con tono così plateale da farle sembrare di essere a teatro.
“Me la sono cavata con poco.” cercò di velocizzare Alessandra mostrando il braccio ingessato, infastidita da tutto quel finto buonismo.
Quella donna era solo un’invidiosa arpia con la quale però era costretta a collaborare per continuare ad avere quel posto all’Accademia. Ora faceva la carina ma qualche settimana prima aveva minacciato di licenziarla se non si fosse presentata a quella lezione. Fortuna che l’incidente era stato quasi scampato, perchè lei aveva cercato di evitare quell’idiota arretrando. Era inciampata e per evitare di farsi troppo male nella caduta si era parata con il braccio sinistro rompendoselo.
“Lei è Ludovica.” annunciò Alessandra scostandosi per far avanzare la sua migliore amica “Sarà lei a sostituirmi.”
La signora Lavagnini la guardò dalla testa ai piedi e Ludovica sperò con tutta se stessa che il pavimento si aprisse sotto di lei per nasconderla da quella terribile figuraccia. Adorava Alessandra, lei era la sorella che non aveva mai avuto, ma in quel momento desiderava solo strozzarla per la situazione alla quale l’aveva sottoposta. La signora Lavagnini la stava giudicando come una poco di buono, ci scommetteva la testa! Lei non era una modella, non era tenuta a fare una cosa del genere e sicuramente la professoressa la vedeva come la fanatica di turno pronto a farsi ammirare e lodare. Camuffò il sospirone che avrebbe voluto tirare fuori con un sorriso di circostanza.
“Non è te, si vede, ma può andare.” fu il commento arcigno della donna rivolto ad Alessandra mentre stringeva a lei la mano.
“Certo che può andare.” disse subito Alessandra difendendola a spada tratta e facendola sorridere “Vieni, Ludo, ti spiego come metterti per non farti stancare.”
Annuì solamente avviandosi verso il punto indicatole dalla Lavagnini.
“Ti avevo detto che non ero adatta a questa cosa, Ale.” sussurrò dopo qualche minuto che l’amica le avesse detto come fare.
“Non stare a sentire quella megera, è solo gelosa. Sarai perfetta.” la rassicurò l’amica ravvivandole i lunghi capelli biondo scuro che le ricaddero ondulati sulle spalle nude “Anche con queste guance tutte rosse.” la punzecchiò ridendo per sdrammatizzare.
Ludovica si portò le mani al viso scoprendolo, senza però alcuna sorpresa, bollente! Sospirò sconsolata.
“Con questo mi dovrai una miriade di favori, sappilo! Mi sento del tutto fuori luogo.”
“Tutti quelli che vorrai.” promise Alessandra “E poi pensa di essere stata fortunata. Sono tutte donne, anzi ragazzine!” le spiegò senza cattiveria per cercare di rilassarla.
Prima di andare via le diede un bacio sulla guancia e Ludovica tirò l’ennesimo sospiro di sollievo. Non era calma per nulla! Chiuse per un attimo gli occhi come per ricordarsi le parole di incoraggiamento della sua migliore amica. Poteva farcela: era una donna di quasi ventinove anni e doveva smetterla di comportarsi come la bambina di un tempo. Si era preparata a quel giorno e non solo esteticamente. Forse non aveva il fisico di Alessandra o di una modella di Victoria’s Secret, ma poteva farcela. Erano tutte donne, in fondo. No, non c’era motivo per…
“Pronta, cara?” la interruppe dai suoi pensieri la professoressa Lavagnini.
Aprì gli occhi sentendo il cuore tornare al centro del petto per poi fermarsi. Due erano le cose: o sarebbe morta per infarto o sarebbe uscita vincitrice da quella sua continua fase di v…
“Sì.” disse sicura senza più pensarci
“Bene, quando vuole.”
Stava già per liberarsi del telo e mettersi in posizione quando il bussare alla porta la fece trasalire. Il cuore tornò a battere ruzzolando prima contro la gabbia toracica con la pesantezza di un macigno. Dalla faccia a metà tra lo sconvolto e l’incuriosito, Alessandra sembrava saperne quanto lei. Dio, ma perchè si era lasciata convincere a fare quella cosa?
“Oh, Riccardo, pensavo non arrivassi più!” salutò la professoressa Lavagnini “Sono felice che tu abbia deciso di riprendere. Guarda c’è un posto più in là.” squittì la donna con un sorriso tanto grande da non sembrare di potersi contenere su una faccia sola!
“Grazie, zia.” disse l’uomo, sì perchè non si trattava certo di un ragazzino del primo anno, prima di andarsi a sedere.
Ludovica era rimasta completamente pietrificata. Un conto era fare quella follia che andava contro ogni sua morale con delle ragazze alle prime armi, un altro era farlo con un uomo e per di più bello come lui. Il nuovo arrivato si era sistemato alla velocità della luce sbracciandosi la camicia e arrotolando le maniche di qualche giro. Si era seduto allo sgabello, aveva preso un carboncino e sistemato la tela prima di puntarle contro i suoi sfavillanti occhi azzurri. Lo osservò per un attimo e forse Riccardo capì il suo stato di agitazione perchè le sorrise in modo incoraggiante, un modo che la fece sprofondare ancora di più nella tensione. Le guance le stavano andando a fuoco, sarebbe morta per autocombustione nel giro di un nano secondo!
“Mi scusi, signorina può andare.”
“Come?” chiese guardando nella direzione della donna.
Alessandra le stava sorridendo tenendo il pugno del braccio libero stretto all’altezza del petto come per darle coraggio.
“Può spogliarsi!” le disse la professoressa sorridendo divertita dal suo stato di confusione e agitazione.
“S…sì.” ammise prendendo i lembi del telo che ancora la copriva.
Le mani le tremavano e non voleva nemmeno lontanamente pensare che sarebbe dovuta restare in quella posizione per più di un’ora! Inspirò ed espirò come se avesse dovuto regolare le respirazione perchè prossima al parto! Contò velocemente fino a tre sia per darsi qualche secondo in più di coraggio, ma anche per non perdere troppo tempo, perchè in caso contrario sarebbe scappata via dalla finestra. Si liberò del telo evitando lo sguardo dell’uomo sistematosi di fronte a lei. Assunse la posizione indicatagli da Alessandra che le permetteva almeno di coprire in parte le sue zone più intime e si preparò a restare nuda, in quel modo, per tutto il tempo che sarebbe servito. Guardò solo per un attimo la sua migliore amica ricordandole che gliela avrebbe fatta pagare cara. Alessandra si limitò a sorriderle prima che Ludovica tornasse a guardare nella direzione opposta. Iniziò a sentire il rumore dei pennelli che venivano cambiati forse a seconda del linee del disegno e dei carboncini spinti sulla tela. Cercò di rilassarsi canticchiando nella sua testa qualche canzone che adorava, senza riuscirci. Di una cosa era sicura. Quel momento non se lo sarebbe mai più dimenticato!


(Vergogna)




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Scrittura creativa scritta il 16/06/2016 - 13:22
Da Anna Di Maio
Letta n.1270 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


La vergogna? una tematica mirabilmente sviluppata in periodi apprezzabili per la loro scorrevolezza e... per la loro arguzia.
lieto meriggio Anna.
*****

Rocco Michele LETTINI 16/06/2016 - 15:37

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