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UN SEGRETO

Le istruzioni sono:

Un segreto mai rivelato lega alcuni personaggi tra loro. Scrivete un racconto incentrato su un mistero che dovrà essere svelato solo nel finale.


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Verità nascosta

Dopo aver scoperto la scioccante verità, Maria scese dalla soffitta e spedita andò furente dritta dai suoi genitori, sorpresi da tutta questa veemenza, i suoi occhi erano colmi di rabbia, anche se traboccavano di lacrime amare, e senza troppi indugi, esplose. -“Che cos’è questa storia!?
Per tutti questi anni, non avete fatto altro che mentirmi, tenendomi all’oscuro di tutto, non è vero? Sergio e Valeria, furono presi alla sprovvista da quella rivelazione, e per qualche frazione di secondo rimasero attoniti, ma cercarono subito di non far degenerare la situazione, per quanto fosse già compromessa.
-“Aspetta Maria”, intervenne Valeria, “c’è una ragione a tutto questo, lascia che ti spieghiamo”
-“Ascolta figliola”, continuò Sergio, “non perdere la testa, so che è difficile, ma”. A volte la vita mette le persone davanti a, forse, scomode verità o segreti, che piombano all’improvviso dentro di essa come il più classico dei fulmini a ciel sereno. Valeria aggiunse, “mi dispiace che tu l’abbia saputo a 20 anni e sei venuta a conoscenza di questo piccolo segreto, perché i nodi, gira che ti rigira, vengono sempre al pettine ed era meglio, che l’avresti saputo dalle nostre bocche.
-“No!”, interruppe Maria, “non provate a darmi spiegazioni”! “Adesso non ha nessun senso”! Dopodiché, se ne andò via di colpo, e usci di casa, sbattendo la porta. -“Aspetta Maria, torna indietro, non andartene, gridò la madre, -“No, lasciala stare, ora ha soltanto bisogno di stare un po’ da sola”, le disse Sergio, appoggiandole una mano sulla spalla e aggiunse: “le passerà” e per rincuorarla, l’abbracciò teneramente .
Con il tramonto che pian piano stava lasciando il passo alla sera, Maria, seduta sulla panchina del parco della periferia, dove Sergio la portava da bambina, e presa dallo sconforto e dai tanti pensieri che in quel momento le passavano per la testa, venne avvicinata dalla madre, con Sergio che rimase in disparte, a debita distanza.
-“Andatevene via”, gridò con rabbia Maria e talmente forte, che alcune persone si girarono di scatto! -“No, non stavolta figlia mia”, con calma pronunciò Valeria, sedendosi accanto a lei.
-“Ascolta, non è mai stato facile, così come sembra, non dirti la verità, io e tuo padre ci eravamo ripromessi che prima o poi, un giorno, te ne avremmo parlato, solo che gli anni man mano passavano, mentre tu crescevi, ti vedevamo felice ed era difficile trovare l’occasione adatta per parlare di un argomento così delicato”. Ma dimmi Maria, “”come nei sei venuta a conoscenza”?
-“Mamma, ma cosa credi che avrei mai fatto”?, la interruppe Maria, -“Pensi che avrei commesso qualche sciocchezza e sarei scappata di casa”?
Sono vostra figlia, e mi avete cresciuta con amore, affetto, ma quello che più mi ferisce di tutta questa storia, è che mi avete mentito per tutto questo tempo ed era giusto che conoscessi la verità! Poi un giorno ti dirò, in che modo mi è stato “svelato l’arcano”.
-“Hai ragione figliola”, rispose Valeria con voce tremante, -“Forse avevamo davvero paura di una tua reazione in fondo, più il tempo passava e più il coraggio veniva meno, lasciando infine le cose così com’erano, sbagliando che col tempo avremmo trovato il modo giusto per dirtelo. Capisco anche, che a tua volta, vuoi farmi penare; non dicendomi come o chi ti ha svelato il mistero!
Ti chiediamo sinceramente perdono per questo Maria, spero che tu ce lo concederai e che capisca le ragioni, anche se sbagliate, del nostro modo di agire, ora, prima hai detto di meritare la verità, e seppur con colpevole ritardo, adesso l’avrai, ti spetta di diritto.
Vedi tuo padre biologico aveva il cancro e gli erano rimasti pochi giorni di vita, ma ha avuto la fortuna di vederti nascere, gioendo per quei primissimi giorni, e scelto il tuo nome, poi prima di lasciarci definitivamente, chiese a suo fratello di occuparsi della sua famiglia e si fece promettere, che si sarebbe preso cura di noi, e che sua figlia sarebbe dovuta crescere con un padre accanto, sangue del suo sangue.
Sergio gli promise che l’avrebbe fatto, devi sapere che loro due erano molto uniti sin da piccoli, si fidavano ciecamente uno dell’altro, e ognuno avrebbe dato la propria vita per l’altro, per questo non ci pensò due volte ad affidarti a suo fratello, colui che fino ad oggi ti ha cresciuta come solo un padre poteva fare.
Io non mi sono mai opposta a quella decisione, volevo anch’io che tu crescessi con una figura paterna presente nella tua vita, non dovendo così passare lo stesso inferno da me vissuto, quello di crescere senza tale figura, credimi, io e tua nonna abbiamo sofferto tantissimo, lei si è occupata di me finché ha potuto, dopo me la sono dovuta cavare da sola, ed io non avrei mai voluto che a te toccasse lo stesso destino, sei mia figlia, non volevo che crescessi soffrendo.
Con il passare del tempo, io e Sergio con la vicinanza, la conoscenza più profonda, l’affetto è diventato qualcosa di diverso e ci siamo innamorati, diventando in seguito a tutti gli effetti una vera famiglia.
Io non lo dimenticherò mai tuo padre, lo porterò dentro nel mio cuore per sempre, del resto tu sei il frutto del nostro amore, è solo che la vita è andata avanti, ed io, ho soltanto cercato di continuarla; questo è tutto.
Senti, ora tuo padre vorrebbe parlarti da solo, ok?
Io vi aspetterò a casa, va bene tesoro?”, le sussurrò, dandole poi un intenso bacio sulla fronte.
Maria, dopo qualche secondo di titubanza, acconsentì con un cenno del capo, Valeria, fece cenno a Sergio di avvicinarsi, e prima di andare, incrociarono i loro sguardi e si sfiorarono le mani.
Sergio le si sedette accanto e cominciò a parlarle.
-“Hey piccolina”, le disse, sfiorandole i capelli con le dita.
-“Tua madre ti ha già raccontato tutta la storia, non serve che io te la ripeta, lo so che sei arrabbiata e confusa in questo momento, ma lasciami dire soltanto una cosa.
Se non vorrai più accettarmi come tuo padre, essere mia figlia, io lo capirò, anche perché in fondo è la verità, e se vorrai considerarmi colpevole per esserlo stato ingiustamente per tutti questi anni, va bene, ma voglio che tu sappia che questa è la più grande colpa di cui vado fiero, perché anche se non sono tuo padre biologico, tu sei e resterai comunque per me la mia piccolina, la figlia che non ho mai avuto, e ti amerò per sempre, come solo un padre sa fare.
Comunque vada, io continuerò a vegliare ogni giorno su di te fino alla fine, dopotutto, è il lavoro di un genitore occuparsi della felicità dei propri figli, e la tua sarà sempre la mia priorità, venendo prima di ogni altra cosa a questo mondo, mi reputo tuo padre, come potrei non battermi per la felicità di mia figlia.”
Maria, che aveva ascoltato silenziosamente per tutto il tempo, con un nodo alla gola, il discorso di Sergio, dopo quelle ferme parole, esplose in lacrime, gettandosi poi fra le sue braccia, seguì un vero intenso abbraccio, come solo tra un padre e una figlia poteva essere, dove non ci fu alcun bisogno che nessuno dei due proferisse altre parole, perché tutto era racchiuso in quel gesto.
A termine di quel momento così profondo, Maria chiese a Sergio se era possibile, prima di tornare a casa, andare a trovare il suo vero padre, sempre se questo non gli avrebbe portato dispiacere, Sergio, senza pensarci troppo su, acconsentì immediatamente.
Così, recatisi al cimitero dove riposava Filippo, e giunti dinnanzi al suo sepolcro, Sergio prese per primo parola.
-“Ciao Filippo, oggi ho portato qui con me una persona speciale, cresciuta molto dall’ultima volta che l’hai vista, e che avrebbe voglia di dirti qualcosa.
Perdonami, se non l’avevo ancora fatto prima d’ora.”
Sergio poggiò poi un fiore sulla tomba, e sfiorando la foto di Filippo con le dita, le baciò e avvicinandosi ulteriormente alla tomba sussurrò, -“Ti saluto, fratello mio”, dopo, rivolgendosi a Maria le disse, -“Immagino che vorrai rimanere da sola, io ti aspetto davanti all’uscita”, poi poggiando le mani sulle sue spalle, gli diede un bacio in testa e andò via.
Maria, rimasta sola, dopo qualche momento iniziale d’imbarazzo e silenzio, cominciò a parlare.
-“Ciao, eccomi qua allora, un po’ cresciuta dall’ultima volta che mi hai vista, appena nata.
Sono sicura che in qualche modo, da qualche parte, tu mi stia ascoltando, e volevo soli dirti che
sto bene, sono cresciuta bene, spero tu sia stato felice nel vedermi crescere, la mamma e il papà hanno fatto un ottimo lavoro dopotutto. Inoltre ho saputo dalla mamma, che hai voluto che Sergio mi facesse da padre, che si prendesse cura di me, e l’ha fatto, mi ha dato tutto quello che mi poteva dare, di questo, volevo ringraziarti dal più profondo del cuore, per avermi permesso di crescere con una figura paterna accanto, pensando così, fin da subito, al mio bene, del resto, come solo un padre poteva fare.
Grazie”. Maria, porse poi anche lei un fiore sulla tomba, rimanendo in silenzio.
Si volse per andarsene, non prima di rivolgervi un ultimo sguardo, dicendo poi a bassa voce, -Ciao, papà, ho da dirti un ultima cosa: “sono venuta a conoscenza che Sergio è il mio padre adottivo, per puro caso, in soffitta ho urtato la scrivania in un punto particolare, con sorpresa un congegno meccanico, ha fatto aprire un cassettino segreto che conteneva alcuni documenti, che confermavano in modo chiaro e inequivocabile la mia adozione”. Ero salita su in soffitta a rovistare dappertutto alla ricerca di alcuni oggetti, che mi occorrevano al momento.
Raggiunto Sergio all’uscita, Maria si sentì sollevata e fu grata per essere stata messa a conoscenza della verità, di quella sincerità che non avrebbe cambiato la vita a nessuno di loro, ma solo resi più liberi, con Sergio e Valeria senza più quel fardello da dover tenere nascosto, e Maria che non poteva avercela più con i suoi genitori, in fin dei conti il loro legame era tanto puro quanto indistruttibile, e niente al mondo l’avrebbe potuto scalfire, neanche una verità nascosta.



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Scrittura creativa scritta il 20/08/2016 - 20:29
Da Savino Spina
Letta n.1674 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Espressività et... maestria in questo tuo scorrevole et diligente racconto.
Lieto meriggio Savino.
*****

Rocco Michele LETTINI 21/08/2016 - 16:06

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Savino Spina 21/08/2016 - 13:06

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C'è un detto a Napoli: "'E figlie song 'è cchisse cresce"! I figli appartengono a chi li alleva! Non inteso come possesso, perchè i figli appartengono a loro stessi, alla vita in generale. I legami di sangue sono importanti, quelli affettivi lo sono ancora di più. Da una rilettura del racconto, mi sono accorto che la descrizione delle reazioni dei personaggi e i dialoghi che conseguono alla rivelazione, sono tuttavia un pò scontati e anche la chiosa finale è artefatta, seppur fantasiosa.

Savino Spina 21/08/2016 - 13:05

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mi è piaciuto molto 5*

POETA DELL'AMORE LUPO DELL'AMI 21/08/2016 - 12:06

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