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UNA SCELTA DEL PROTAGONISTA

Le istruzioni sono:

Il personaggio principale si trova a un bivio, deve scegliere una strada da percorrere. Quali saranno le conseguenze? Scrivete un racconto in cui emerga il conflitto interiore conseguente alla scelta.


~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~



La scelta

Quel giorno fui invitato a cena, con Paola e Giorgio a casa di Federico; stavo per trasferirmi in una nuova cittadina ed era un occasione, per salutarci in un modo più intimo, mi venne a prendere a casa Giorgio con la moglie Paola. Dopo aver cenato, io e Federico ci appartammo nel suo studio; avevamo un sacco di cose da dirci e finimmo per parlare del suo libro appena pubblicato. Federico mi disse: "Non è mai troppo tardi"...hai centrato uno dei temi del mio libro. E forse, al contrario io faccio le mie cose sempre troppo tardi. Telo dico privatamente e non davanti agli altri, proprio perché mi vergogno dei miei "troppo tardi". Posso dirlo solo a te, ad una persona che amo. E poi ancora aggiunse: ...solo chi scrive, disegna, dipinge o altro, mettendosi in gioco, può capire certe sfumature: tu sei già più avanti, io sto cercando di farlo. Ho visto la presentazione: sei sempre un grande!!! Non so se hai avuto davvero il tempo per leggere il libro ma quell'orologio che scorre all'indietro dipinge perfettamente il mio rapporto con il tempo tanto sottolineato nella logica del libro. E mi è arrivata anche la notifica del tuo commento: grazie sei stato molto generoso ma è quel che mi serviva per tranquillizzarmi un pò in questo mio mettermi in gioco!!!! Sto morendo di imbarazzo ed un'iniezione di fiducia serve!!! Io gli risposi: Se la mia recensione al tuo libro, fosse stata negativa, mi avresti permesso di pubblicarla? Federico: con tutta franchezza, avrei preferito di no! Poi, io aggiunsi: un'altra peculiarità del tuo romanzo è che manca il nome del protagonista. NEL NOME DELL’ASSENZA! I nomi racchiudono in se stessi l'essenza di ciò che rappresentano nel tuo libro. Devo dedurre una mancanza d'identità definita e la continua ricerca di equilibrio, che solo il tempo ci dirà, se lo potremo chiamare Libero e di cognome Liberato! Hai il potere di farmi arrovellarmi il cervello. Federico: Spina, hai colto un elemento fondamentale del libro che nessuno ha notato. E sarà un segreto tra noi!!! L'assenza del nome..."nel nome dell'assenza", come dici tu. A volte sei geniale!!! Come dicevano gli antichi latini, "Nomen omen". Nel nome il presagio, il destino!!! Nessuno ha notato l'assenza del nome, non c'è nel libro e non perché cerco equilibri ma perché, come hai scritto tu, sto ancora cercando di darmi un nome, sto ancora provando a chiamarmi Libero!!! Grande Savino, hai capito qualcosa del libro che nessuno capirà mai!! Io ti arrovello ma tu mi attacchi "le cervella" perché mi scopri: mi sento denudato!!! Sei un grande, amico mio!!! A questo punto controbatto: Il destino racchiuso in un nome! Nel nome è racchiusa l'essenza della nostra personalità, e che attraverso lo studio del nome è possibile scoprire ciò che esercita un particolare influsso sul nostro carattere e sul nostro destino. Federico: d’accordissimo! E tornando a Libero, come presunto nome del protagonista, ti cito tre aforismi: "La libertà é come la fortuna, dannosa a questo, utile a quello ", (NOVALIS). "La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta" (Adorno). "La libertà come la carità deve innanzitutto cominciare da casa propria" (James Bryant Conant). Dal commento del libro, passammo come due vecchi nostalgici, alle scelte che hanno incrociato le nostre esistenze. Io affermavo, che qualsiasi scelta che abbiamo optato (grande, piccola, presente o futura) ci rimane sempre l’amarezza, per aver tralasciato altre alternative, perché non potremmo mai avere la riprova, che quella in assoluto è la migliore! Federico rispose: dovremmo avere il telecomando e tornare indietro per effettuare la scelta più proficua. Feci presente a Federico: quantunque avessimo riavvolto la cassetta e tornati indietro sulla scena della scelta, le opportunità erano infinite e non bastavano cento, mille, milioni di viti per girarle tutte! Federico rispose: “a questo non ci avevo pensato”! Non dico di appurare tutte le varianti, ma almeno due o tre, per avere meno rammarico. Io replicai: il controllo del caos, del fato qualsivoglia, con l’espressione del libero arbitrio è qualcosa di utopistico, che sfugge alle nostre capacità di intervento. Aggiunsi: ti ricordi come siamo diventati amici? Certo! Rispose Federico: dopo quella lotta infinita, che nessuno dei due riusciva a buttare a terra l’altro; ti diedi un pugno al fianco, che mise fine alla disputa e da allora con Franco, siamo diventati inseparabili. Appunto Federico: pensa che se fossimo tornati indietro e quel giorno di scuola fossimo rimasti in classe e il professore di educazione fisica non ci avesse portato fuori, all’aperto in campagna e la lotta non sarebbe avvenuta, a quest’ora non ci saremmo ritrovati qui o forse si? Chi lo può dire? Federico: “ hai ragione, chi lo può dire? Poi con un sorrisino sghignazzante aggiunse: “mannaggia quel giorno”! Avrei evitato un mucchio di grattacapi! Io risposi: anche se non ci sono riscontri, penso che sia stata una tappa positiva della mia vita, che mi ha permesso di essere la persona che sono! Mi ha permesso di ridurre il gap con te e Franco; considerando le mie umili origini di sottoproletario e oggi sto qui a rievocare alcuni eventi che sono stati determinanti per il nostro viaggio comune. Federico: Certo! Ne abbiamo passate tante, noi tre insieme! Momenti belli! Meno belli! Difficili! E ora stiamo qui a parlarne, come la cosa più naturale del mondo, senza farci prendere dalla frenesia della nostalgia, ma semplicemente piacevoli ricordi dei tempi andati. Io irruppi: Vivevo della vostra luce riflessa, cercavo di emularvi nel comportamento e nel pensiero,
gioivo ai vostri elogi e al senso di appartenenza ad un gruppo apprezzato e invidiato. Rammento le corse intorno alla vasca della piazza, l'asilo e le elementari dalle monache, le prime partite di calcio, lo struscio per il lavinaio, i primi amori, le prime delusioni; insomma il nostro vissuto. Federico: “vedo una vena nostalgica, in quello che dici”! Il passato serve a farci comprendere gli errori commessi e cercarli di evitarli nel presente e nel futuro; il futuro ci permette di avere gli stimoli, per la realizzazioni dei nostri obiettivi. Se noi siamo ancorati al passato o siamo proiettati al futuro, perdiamo di vista il presente e non ne godremo abbastanza, anzi ci lasceremo sfuggire l’attimo fuggente. Sono d’accordo con te Federico, tuttavia esse permangono e agiscono i loro effetti in modo evidente, un altro aspetto è la fretta è una presenza dominante, nonostante tutti sappiamo essere una cattiva consigliera, e così corriamo e corriamo senza avere neanche il tempo di fermarci a riflettere su dove stiamo andando, per poi, finire in un circolo vizioso infinito senza una meta.
Federico: Si vive per confrontarsi, cambiare, crescere, migliorarsi e raggiungere i propri sogni; solo impegnandoci ogni giorno perseguiteremo i nostri obiettivi e raggiungeremo la pace interiore; quindi la nostra realizzazione.
Io replico: L’estetica è un'altra ragione; il gusto del bello: ascoltare musica, ammirare un dipinto, leggere una poesia, guardare un film e soprattutto l’inventiva e la creatività. In ultimo non per ordine di importanza, sforzarci a rendere migliore il mondo, cercando nel nostro piccolo di fare informazione e salvaguardare noi e i nostri simili dalle mille trappole a cui siamo soggetti, rispettare l’ambiente, cominciando ad inquinare meno per un mondo più pulito. Federico: “Vedi caro amico, prendi in mano la tua vita, riempila di significati, liberati dalle catene convenzionali, dai libero sfogo alla tua creatività, non lasciarti intrappolare dai falsi moralismi e schemi mentali; hai un bel cervello usalo! Grazie del consiglio Federico! Quelle sono state le ultime parole, che ci siamo detti nello studio; poi abbiamo raggiunto gli altri e siamo rimasti un’altra mezzoretta a conversare, ridere, dire barzellette; fino a quando non è arrivata l’ora di andarcene. Giorgio mi ha riaccompagnato sotto casa; una volta solo, ho riflettuto sulle mie scelte; una in particolare: il mio trasferimento da Napoli a Cassino e pensare che c’è voluto la bacchetta magica per eludere le difficoltà di un trasloco;specie poi se le finanze sono poche, lo stress è stato molto purtroppo. Ho provato a gestire questa situazione di caos con un po' di serenità e cogliere i lati positivi del cambiamento e le opportunità che offre nonostante tutto? Cambiare fa sempre paura, ma non è detto che le novità portino solo disagi. Via il superfluo. Ho colto l'occasione per disfarmi di ciò che non mi serviva o che non mi piaceva. È stato il momento giusto di lasciarmi alle spalle tutto ciò che non desideravo più, che prima non avevo il coraggio di eliminare.
Mi sono concesso del tempo per ambientarmi e conoscere con calma la mia nuova cittadina: ho girato per le strade, entrato nei negozi, adocchiato biblioteche, parchi e tutto ciò che poteva essermi utile in futuro, mi sentivo già a mio agio.
Mi sono iscritto al Servizio Provinciale per l'impiego, presso il centro di Cassino, ho presentato tutte le documentazioni per la residenza e per il completamento dell'iter burocratico.
Ho osservato con calma la mia nuova casa, gli spazi vuoti, che mi hanno ispirato le soluzioni più adatte; vivo giorno per giorno e percepisco che a poco a poco troverò gli accorgimenti giusti per arredare, le idee migliori per impreziosire gli spazi e quelle più funzionali per gestire la quotidianità. Bilanciato dal rammarico dell’abbandono della terra natia e le storie, i racconti dei nostri anziani, per non dimenticare e quindi lasciare una memoria storica ai nostri figli, perché sappiano che il loro benessere proviene da lunghe sofferenze e fatiche dei nostri antenati. Ricordo con gioia i momenti passati , in quelle serate d'inverno in cui ci si riuniva davanti al focolare, incuriosito stuzzicavo le persone anziane per farmi raccontare le loro storie, per me fantastiche, quasi irreali confrontate con i nostri tempi. Storie che per Loro che le hanno vissute sono impresse nel più profondo del cuore. In questo contesto così “curioso” inserisco il ricordo di un passato così lontano e così delizioso, che definisco “l’amore ai tempi dei nostri nonni” raccontando le nostre radici, condita dall'immediatezza del nostro dialetto e amalgamata dalla profondità delle metafore. Abbandonare la casa dove ho vissuto per più di cinquant’anni, prima con i miei genitori e alla morte con la mia famiglia; in quella casa ho lasciato la mia vita; rappresentava gli affetti, adolescenza, maturità, matrimonio e genitorialità. Per il bene dei propri figli era una scelta dovuta, per garantire a loro, un futuro migliore. Tenendo ben presente che tutte le scelte hanno contribuito a farmi comprendere ed avere la consapevolezza di quello che sono e di cosa voglio.



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Scrittura creativa scritta il 15/09/2016 - 01:56
Da Savino Spina
Letta n.1878 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Piaciuto molto
Un abbraccio
Nadia
5 stelle

Nadia Sonzini 15/09/2016 - 16:25

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Molto interessante l'arguzia di un dialogo amichevole con un tuffo nel passato, un ritorno al presente e, infine, il racconto della dolorosa ma necessaria scelta.

salvo bonafè 15/09/2016 - 16:02

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