INCIPIT
Le istruzioni sono:
Scrivi un racconto che inizi così:
D'accordo, ti racconterò la storia della mia vita, come tu desideri ....
D'accordo, ti racconterò la storia della mia vita, come tu desideri ....
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Il salto
"D'accordo, ti racconterò la storia della mia vita, come tu desideri...".
Cominciò così, in risposta alla mia domanda sul perché volesse farla finita così, era di fronte a me ma il suo sguardo era distante, mi guardava come fossi parte di un'altro mondo, e forse aveva ragione.
Riprese:"...forse così capirai il motivo dell'azione che sto per compiere.
Sono sempre stato un ragazzo solitario, non ho mai cercato conforto in nessuno, ero autosufficiente, nulla poteva scalfirmi. Poi, un amico, o almeno una persona che consideravo tale, mi presento lei, era stupenda, capelli di seta, un sorriso di ragazza, un corpo di donna e degli occhi profondi, del colore del mare, ma con infinite sfumature che li rendevano unici.
Avrei dovuto capire, alla vista di quegli occhi, che mi avrebbe rovinato, che avrebbe distrutto la corazza che con tanta fatica mi ero costruito per difendermi dal mondo esterno.
Ma no, credevo di essere forte, che sarei riuscito a gestirla, in fondo, mi dicevo, era solo una come un'altra.
Mi sbagliavo.
Non era nemmeno finita la giornata che avevo occhi solo per lei, nei giorni successivi non facevo altro che pensare a lei, e quando finalmente mi decisi a chiederle un'appuntamento firmai la mia condanna a morte.
Stranamente accettò, ci incontrammo e passammo qualche ora piacevolmente; era il primo di una serie di incontri che mi avrebbero indebolito irrimediabilmente.
Poi, dopo del tempo passato insieme, decisi di non reprimere più ciò che provavo e che in fondo ero disposto a espormi per lei.
Quindi mi dichiarai, avresti dovuto vederla, il suo rifiuto fu così sottile che credevo fosse solo insicurezza.
Ci incontrammo ancora, tutto sembrava procedere a gonfie vele ed ero felice come mai prima d'allora mi ero sentito, per la prima volta mi sentivo amato.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, le cose cominciarono ad andar male, ed ogni cosa che facevo per cercare di rimediare mi si ritorceva contro, come in una commedia che non fa ridere.
Lentamente cominciavo a capire, capire che io, io che sempre avevo lottato fino alla vittoria finale, questa volta ne sarei uscito sconfitto. Forse era questo che mi procurava il dolore che sentivo nella parte sinistra del torace, o forse era la mancanza di qualcosa che lei mi aveva rubato.
Sta di fatto che nonostante il presentimento, continuai a lottare, come da tradizione, senza dar peso ai pensieri che affollavano la mia mente.
Ed arriviamo quindi a questo momento; qui ed ora, amico mio, ho scelto di porre fine alla mia vita, come se servisse a darmi una sorta di rivincita, come se servisse a redimermi da tutti gli sbagli commessi. Non ho ascoltato ciò che in fondo sapevo fin dall'inizio ed ora ne pagherò le estreme conseguenze, ma ti prego di non intralciarmi, di lasciarmi scegliere il mio destino, almeno così, per un'ultima volta, avrò il controllo."
Detto questo, mi guardo in profondità, uno sguardo caloroso, nel quale non c'era astio, non c'era tristezza, ma solo ferma volontà e un pizzico di compassione nei miei confronti, sapeva che in fondo anch'io stavo vivendo una storia simile a quella che mi aveva raccontato.
Mentre stavo lì a fissarlo, intontito dal frammentario racconto che mi aveva esposto, sorrise, chiuse gli occhi e si buttò.
Era un lungo volo fino al fondo, mi affacciai riluttante per vedere il suo corpo riverso sul terreno, ma con sorpresa, mentre cercavo tracce di quello strano individuo sentii una risata, amara, seguita da maledizioni lanciate verso il cielo. Trovai infine, l'origine di quella voce, era lui, ancora vivo, le gambe fratturate, come del resto buona parte del corpo, con gli occhi al cielo, che rideva in modo sinistro al destino manifesto, che ancora una volta gli aveva negato la scelta.
Scesi velocemente per andare a soccorrerlo, a parte le numerose fratture sembrava star bene anche se ora sembrava aver perso i sensi, gli alberi dovevano aver attutito la caduta. Mentre chiamavo i soccorsi lo vidi aprire gli occhi, mi fissò per qualche istante, come se non sapesse chi fossi, quindi parlò:" sai, alla fine penso che la migliore rivincita sarà ripartire da qui, dal fondo.".
Detto questo si mise a ridere, e io, come contagiato dalla sua follia cominciai a ridere a mia volta.
Ero contento che avesse trovato la via, che finalmente avesse trovato la sicurezza che da tanto tempo andava cercando.
Concluse:"credo di aver sbagliato a darle la colpa. Alla fine, anche se non sempre abbiamo il controllo, siamo pur sempre artefici del nostro destino."
Chiuse quindi gli occhi, il volto finalmente sereno, e restammo lì entrambi, in attesa dei soccorsi che già si sentivano in lontananza, pronti entrambi ad affrontare con nuovo vigore un nuovo capitolo delle nostre vite.
Cominciò così, in risposta alla mia domanda sul perché volesse farla finita così, era di fronte a me ma il suo sguardo era distante, mi guardava come fossi parte di un'altro mondo, e forse aveva ragione.
Riprese:"...forse così capirai il motivo dell'azione che sto per compiere.
Sono sempre stato un ragazzo solitario, non ho mai cercato conforto in nessuno, ero autosufficiente, nulla poteva scalfirmi. Poi, un amico, o almeno una persona che consideravo tale, mi presento lei, era stupenda, capelli di seta, un sorriso di ragazza, un corpo di donna e degli occhi profondi, del colore del mare, ma con infinite sfumature che li rendevano unici.
Avrei dovuto capire, alla vista di quegli occhi, che mi avrebbe rovinato, che avrebbe distrutto la corazza che con tanta fatica mi ero costruito per difendermi dal mondo esterno.
Ma no, credevo di essere forte, che sarei riuscito a gestirla, in fondo, mi dicevo, era solo una come un'altra.
Mi sbagliavo.
Non era nemmeno finita la giornata che avevo occhi solo per lei, nei giorni successivi non facevo altro che pensare a lei, e quando finalmente mi decisi a chiederle un'appuntamento firmai la mia condanna a morte.
Stranamente accettò, ci incontrammo e passammo qualche ora piacevolmente; era il primo di una serie di incontri che mi avrebbero indebolito irrimediabilmente.
Poi, dopo del tempo passato insieme, decisi di non reprimere più ciò che provavo e che in fondo ero disposto a espormi per lei.
Quindi mi dichiarai, avresti dovuto vederla, il suo rifiuto fu così sottile che credevo fosse solo insicurezza.
Ci incontrammo ancora, tutto sembrava procedere a gonfie vele ed ero felice come mai prima d'allora mi ero sentito, per la prima volta mi sentivo amato.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, le cose cominciarono ad andar male, ed ogni cosa che facevo per cercare di rimediare mi si ritorceva contro, come in una commedia che non fa ridere.
Lentamente cominciavo a capire, capire che io, io che sempre avevo lottato fino alla vittoria finale, questa volta ne sarei uscito sconfitto. Forse era questo che mi procurava il dolore che sentivo nella parte sinistra del torace, o forse era la mancanza di qualcosa che lei mi aveva rubato.
Sta di fatto che nonostante il presentimento, continuai a lottare, come da tradizione, senza dar peso ai pensieri che affollavano la mia mente.
Ed arriviamo quindi a questo momento; qui ed ora, amico mio, ho scelto di porre fine alla mia vita, come se servisse a darmi una sorta di rivincita, come se servisse a redimermi da tutti gli sbagli commessi. Non ho ascoltato ciò che in fondo sapevo fin dall'inizio ed ora ne pagherò le estreme conseguenze, ma ti prego di non intralciarmi, di lasciarmi scegliere il mio destino, almeno così, per un'ultima volta, avrò il controllo."
Detto questo, mi guardo in profondità, uno sguardo caloroso, nel quale non c'era astio, non c'era tristezza, ma solo ferma volontà e un pizzico di compassione nei miei confronti, sapeva che in fondo anch'io stavo vivendo una storia simile a quella che mi aveva raccontato.
Mentre stavo lì a fissarlo, intontito dal frammentario racconto che mi aveva esposto, sorrise, chiuse gli occhi e si buttò.
Era un lungo volo fino al fondo, mi affacciai riluttante per vedere il suo corpo riverso sul terreno, ma con sorpresa, mentre cercavo tracce di quello strano individuo sentii una risata, amara, seguita da maledizioni lanciate verso il cielo. Trovai infine, l'origine di quella voce, era lui, ancora vivo, le gambe fratturate, come del resto buona parte del corpo, con gli occhi al cielo, che rideva in modo sinistro al destino manifesto, che ancora una volta gli aveva negato la scelta.
Scesi velocemente per andare a soccorrerlo, a parte le numerose fratture sembrava star bene anche se ora sembrava aver perso i sensi, gli alberi dovevano aver attutito la caduta. Mentre chiamavo i soccorsi lo vidi aprire gli occhi, mi fissò per qualche istante, come se non sapesse chi fossi, quindi parlò:" sai, alla fine penso che la migliore rivincita sarà ripartire da qui, dal fondo.".
Detto questo si mise a ridere, e io, come contagiato dalla sua follia cominciai a ridere a mia volta.
Ero contento che avesse trovato la via, che finalmente avesse trovato la sicurezza che da tanto tempo andava cercando.
Concluse:"credo di aver sbagliato a darle la colpa. Alla fine, anche se non sempre abbiamo il controllo, siamo pur sempre artefici del nostro destino."
Chiuse quindi gli occhi, il volto finalmente sereno, e restammo lì entrambi, in attesa dei soccorsi che già si sentivano in lontananza, pronti entrambi ad affrontare con nuovo vigore un nuovo capitolo delle nostre vite.
Scrittura creativa scritta il 10/01/2017 - 22:03
Da black shadow
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Commenti
Volevo segnalarti che per la prima volta partecipo anch'io ad un progetto di scrittura creativa. Ho postato il mio racconto 'Lo scheletro e lo zombie, se ti va di leggerlo mi farebbe piacere. Ovviamente se ti va caro amico e se ne hai voglia. Buonanotte e complimenti per il tuo riuscitissimo racconto.
Giuseppe Scilipoti 13/01/2017 - 00:05
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Caro Black non mi perdo mai i tuoi componimenti, mi piace troppo leggerti. Stavolta un bellissimo racconto, mi è difficile descrivere quanto mi sia piaciuto. A mio avviso la tua opera migliore. Una storia forse un po' triste e agghiacciante ma l'ottimo finale lo reputo un colpo da maestro. Rinascere partendo proprio dal fondo, risalire la china e rimettersi in gioco. Questo componimento di scrittura creativa lo promuovo a pieni voti. Sei grande Black
Giuseppe Scilipoti 13/01/2017 - 00:02
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Un pò con le ossa rotte, ma forse il salto è partito proprio dal fondo: un salto di qualità nella propria autostima e nel voler vivere al meglio la seconda opportunità.
Ciao, Millina.
Ciao, Millina.
Millina Spina 11/01/2017 - 17:33
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a volte capita di sbagliare te ti sei corretto sei in gamba 5*
GIANCARLO LUPO POETA DELL'AMO 11/01/2017 - 13:51
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