IL GIOCO DEI TRE PERSONAGGI
Le istruzioni sono:
Fai interagire tra loro in una storia questi tre personaggi creati dagli autori del sito nel mese di febbraio:
La bambina e la margherita
Quella bambina se ne stava seduta sulla sua sediolina, da sola. Aveva gli occhi di chi si è visto strappare l'infanzia, gli occhi di chi, ormai, aveva appreso di poter sopravvivere.
Vittoria
Avrà circa una trentina d’anni, bella come una delle grazie del Botticelli. I biondi capelli alzati sono fermati da un nastro di raso blu, da cui sfuggono indolenti e ribelli due ciocche di riccioli inanellati. Il viso un po’ allungato è ingentilito da un nasino alla francese, quella punta in su le conferisce un’aria aristocratica e sbarazzina. Due occhi nocciola da cerbiatta innamorata.
Il signor x
Il signor x è un uomo senza volto, o meglio: è uno che lavora dietro lo schermo del computer; così chi entra in contatto con lui deve lavorare d’immaginazione per disegnarne i tratti somatici e carpirne la personalità. Io un’idea me la sono fatta.
E’ sulla quarantina. Un passato da giornalista. Redattore capo di un sito.
La bambina e la margherita
Quella bambina se ne stava seduta sulla sua sediolina, da sola. Aveva gli occhi di chi si è visto strappare l'infanzia, gli occhi di chi, ormai, aveva appreso di poter sopravvivere.
Vittoria
Avrà circa una trentina d’anni, bella come una delle grazie del Botticelli. I biondi capelli alzati sono fermati da un nastro di raso blu, da cui sfuggono indolenti e ribelli due ciocche di riccioli inanellati. Il viso un po’ allungato è ingentilito da un nasino alla francese, quella punta in su le conferisce un’aria aristocratica e sbarazzina. Due occhi nocciola da cerbiatta innamorata.
Il signor x
Il signor x è un uomo senza volto, o meglio: è uno che lavora dietro lo schermo del computer; così chi entra in contatto con lui deve lavorare d’immaginazione per disegnarne i tratti somatici e carpirne la personalità. Io un’idea me la sono fatta.
E’ sulla quarantina. Un passato da giornalista. Redattore capo di un sito.
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Un'incontro tanto atteso
Non riuscivo ancora a crederci, finalmente andavo a incontrare il signor x, l’uomo senza volto, l’uomo che per chi come me, lavorava per la redazione era un grosso punto interrogativo. Ormai cercare di capire chi fosse, era divenuta quasi una leggenda metropolitana. Ero capitato per caso, navigando su google in questo sito: dove appassionati di poesia e scrittura creativa inviavano i propri elaborati. Poco tempo dopo mi era giunta una richiesta di collaborazione, così, quasi per gioco avevo accettato, ma mai, avevo incontrato o sentito telefonicamente il gran capo. Ci tenevamo in contatto via mail e neanche lì si era mai presentato, così chi entrava in contatto con lui doveva lavorare d’immaginazione per disegnarne i tratti somatici o carpirne la personalità. Io un’idea me l’ero fatta. Sulla quarantina un passato da giornalista, e … ero quasi giunto a destinazione, quando lei mi distolse dai miei pensieri, stava lì seduta sulla sua seggiolina, da sola. Aveva gli occhi di chi si è visto strappare l’infanzia, gli occhi di chi ormai aveva appreso di poter sopravvivere. Sconcertato mi fermai e le chiesi cosa facesse lì tutta sola.<< Aspetto quelli come te che si fermano a chiedere cosa faccio qui, e mi danno le monetine>> rispose la piccola.
<<La tua mamma?>> chiesi ancora. <<La mamma se non mi dai i soldi mi picchia.>> Incredulo e scandalizzato misi mano al portafoglio, diedi alla bambina un paio di banconote, ripromettendomi di andare subito a avvisare i carabinieri. La bambina:chiuse la mano a pugno, con l’altra afferrò la seggiolina e in men che non si dica: ridendo scappò via.
<< Ma guarda un po’che mi tocca vedere!>> Esclamai ad alta voce <<Quella lì è una furbetta>> disse una signora che affacciata al balcone della casa di fronte aveva assistito alla scena.
<<La mamma è una brava donna: un giorno o l’altro la farà morire di crepacuore; fa così con tutti, e tutti ci cascano.>> Scrollai la testa dandomi dell’idiota per essermi fatto infinocchiare da quel piccolo demonio dal volto angelico e mi affrettai: ricordandomi l’appuntamento. Giunsi all’edificio che ospitava la redazione con il patema d’animo; finalmente avrei soddisfatto la mia curiosità. Suonai al citofono, il portone si aprì senza che nessuno chiedesse chi fossi: all’interno un ascensore arrugginito, entrai: terzo piano diceva la mail; pigiai il bottone. L’ascensore partì con un sobbalzo e con un altro si fermò rumorosamente. Scesi, di fronte troneggiava una grande porta, sopra, una targhetta con la dicitura “redazione”: bussai garbatamente ma niente, bussai con più energia; nessuna risposta. Alle mie spalle d’improvviso una voce. <<Non c’è nessuno.>> Mi voltai di scatto: una mano dalle dita bianche e affusolate si protese verso di me <<piacere mi chiamo Vittoria e ho il compito di riceverla.>> La guardo estasiato avrà circa una trentina d’anni, bella come una delle grazie del Botticelli. I biondi capelli alzati sono fermati da un nastro di raso blu, da cui sfuggono indolenti e ribelli due ciocche di riccioli inanellati. Il viso un po’ allungato è ingentilito da un nasino alla francese, quella punta in su le conferisce un’aria aristocratica e sbarazzina. Due occhi da cerbiatta innamorata che mi scrutano ansiosi, aspettando una qualche risposta. Mi riprendo (non con poco imbarazzo) dalla trance
E come un ebete bofonchio << Ehm … veramente credevo di dover incontrare il signor x … ehm … il redattore>>
<< Il redattore si scusa,>> cinguetta la dea <<un impegno imprevisto lo ha portato fuori Milano: ha lasciato per lei una cartella con dei documenti.>> Non volendo darmi per vinto e con la segreta intenzione di estorcerle una qualche informazione, sfodero tutto il mio fascino e con un sorriso a trentasei denti, propongo alla dea di andare a bere un caffè. Lei accetta volentieri ma in quanto al capo è più blindata di una cassaforte così mi vedo costretto a desistere.
<<Accidenti a lui>> mi dico congedandomi da Vittoria (non prima di averle chiesto il numero di telefono).
Il misterioso signor x mi ha dato buca e per me, lui … rimane ancora un mistero “irrisolto”.
<<La tua mamma?>> chiesi ancora. <<La mamma se non mi dai i soldi mi picchia.>> Incredulo e scandalizzato misi mano al portafoglio, diedi alla bambina un paio di banconote, ripromettendomi di andare subito a avvisare i carabinieri. La bambina:chiuse la mano a pugno, con l’altra afferrò la seggiolina e in men che non si dica: ridendo scappò via.
<< Ma guarda un po’che mi tocca vedere!>> Esclamai ad alta voce <<Quella lì è una furbetta>> disse una signora che affacciata al balcone della casa di fronte aveva assistito alla scena.
<<La mamma è una brava donna: un giorno o l’altro la farà morire di crepacuore; fa così con tutti, e tutti ci cascano.>> Scrollai la testa dandomi dell’idiota per essermi fatto infinocchiare da quel piccolo demonio dal volto angelico e mi affrettai: ricordandomi l’appuntamento. Giunsi all’edificio che ospitava la redazione con il patema d’animo; finalmente avrei soddisfatto la mia curiosità. Suonai al citofono, il portone si aprì senza che nessuno chiedesse chi fossi: all’interno un ascensore arrugginito, entrai: terzo piano diceva la mail; pigiai il bottone. L’ascensore partì con un sobbalzo e con un altro si fermò rumorosamente. Scesi, di fronte troneggiava una grande porta, sopra, una targhetta con la dicitura “redazione”: bussai garbatamente ma niente, bussai con più energia; nessuna risposta. Alle mie spalle d’improvviso una voce. <<Non c’è nessuno.>> Mi voltai di scatto: una mano dalle dita bianche e affusolate si protese verso di me <<piacere mi chiamo Vittoria e ho il compito di riceverla.>> La guardo estasiato avrà circa una trentina d’anni, bella come una delle grazie del Botticelli. I biondi capelli alzati sono fermati da un nastro di raso blu, da cui sfuggono indolenti e ribelli due ciocche di riccioli inanellati. Il viso un po’ allungato è ingentilito da un nasino alla francese, quella punta in su le conferisce un’aria aristocratica e sbarazzina. Due occhi da cerbiatta innamorata che mi scrutano ansiosi, aspettando una qualche risposta. Mi riprendo (non con poco imbarazzo) dalla trance
E come un ebete bofonchio << Ehm … veramente credevo di dover incontrare il signor x … ehm … il redattore>>
<< Il redattore si scusa,>> cinguetta la dea <<un impegno imprevisto lo ha portato fuori Milano: ha lasciato per lei una cartella con dei documenti.>> Non volendo darmi per vinto e con la segreta intenzione di estorcerle una qualche informazione, sfodero tutto il mio fascino e con un sorriso a trentasei denti, propongo alla dea di andare a bere un caffè. Lei accetta volentieri ma in quanto al capo è più blindata di una cassaforte così mi vedo costretto a desistere.
<<Accidenti a lui>> mi dico congedandomi da Vittoria (non prima di averle chiesto il numero di telefono).
Il misterioso signor x mi ha dato buca e per me, lui … rimane ancora un mistero “irrisolto”.
Scrittura creativa scritta il 08/03/2013 - 21:05
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