“Questa non è la mia storia e non sono sicuro (o sicura) di volerla raccontare, né di avere voglia di parlare dei miei sentimenti con degli estranei su un sito web. Suonerebbe fasullo, in un certo senso, nient’altro che un espediente per attirare l’attenzione. Ma ho delle cose da dire e devo farlo.” (dall’incipit di “Non ti credo” di Sophie Hannah, un thriller pieno di colpi di scena in cui alla protagonista è successa una cosa terribile, umiliante e spaventosa, che ha giurato che non l’avrebbe mai rivelato a nessuno. Ma succede qualcosa di grave che si decide a non convivere più con i segreti.)
Una bambola in dono
Ero molto provato, non avevo più fiducia in me stesso, pensavo che nulla più potesse scuotermi e che niente avrebbe potuto cambiare il mio destino.
Avevo solo 22 anni , ma, cattive compagnie, mi avevano fatto accumulare esperienze negative e, quello che più comnta, avevo deluso in pieno le aspettative dei miei genitori.
Eppure sentivo che solo in loro potevo riporre la mia fiducia , ma , soprattutto, la speranza di vivere una vita lontano da tutti i vizi, che avevo accumulato in quel piccolo periodo di vita.
Avevo scontato una pena per spaccio di droga, che si era conclusa con gli arresti domiciliari, durati più di un anno.
Ma io non avevo mai spacciato, avevo invece fatto uso di sostanze stupefacenti, ed ero stato scoperto mentre mi approvviggionavo da uno di quegli uccidi/ragazzi.
I miei genitori non erano ricchi, ma mi permisero, dopo la detenzione forzata, di rinchiudermi in una comunità , vicino al nostro paese.
Più che una comunità, era un hotel a 5 stelle.
Non mi curarono , diminuendo pian piano la dose di ciò che prendevo, , ma mi lasciarono sotto sorveglianza per ben 15 giorni.
Dei ragazzi come me, ex tossicodipendenti, erano stati istruiti per parlare con il ragazzo di turno, farlo soprattutto parlare per superare la fase molto dolorosa dell'astinenza.
Era difficile....
Giornalmente facevano uscire le tossine dal mio corpo con delle semplici saune, con l'ausilio di vitamine e smaltire la rabbia con delle lunghe nuotate nella piscina , ben funzionante.
il cibo era di qualità...insomma, tutto doveva servire a farmi ritornare sobrio e ad odiare per sempre la droga.
La retta era una cifra da capogiro ed anche per questo, sapendo i sacrifici che i miei genitori stavano affrontando, mi ero ripromesso di riuscire nell'intento.
Dopo tre mesi ero tanto sobrio e disintossicato, che mi chiesero di aiutare gli altri giovani che, come me, stavano attraversando quel tunnel, che sembrava senza uscite.
Rifiutai, perchè avevo voglia di dimostrare a mio padre che i suoi sacrifici non erano stati vani.
Ucii da quel guscio dorato in un pomeriggio estivo , odoroso di gelsomini e con un cielo terso. Assaporavo il vento ,che mi accarezzava le gote, mi scompigliava i capelli e mi faceva gustare la gioia della libertà.
I miei mi raccomandarono di non frequentare più alcun tipo sospetto e mi lasciarono libero di uscire, senza ricorrere ad una sorveglianza speciale.
Mia madre era contraria a farmi uscire da solo, ma mio padre era di larghe vedute . Diceva che solo avrei dovuto distinguere il bene dal male e che da solo avrei dovuto scegliere il bene. Mi prestò la sua macchina e fui libero di andare.
Non so descrivere la gioia per quella libertà ritrovata . Mi ripromisi di non cadere più in tentazione.
Non avevo fatto i conti con quegli esseri schifosi che sono gli spacciatori.Essi non si arrendono mai e cominciarono a pedinarmi e ad offrirmi gratis delle dosi di stupefacenti. Ero spaventato, non sapevo se avessi mai potuto resistere alla tentazione.Ma quella era la prova del nove e capii che mio padre aveva ragione, quando diceva che da solo avrei dovuto scegliere.
Per ingannare l'ansia mi fermai da un tabaccaio per acquistare un pacchetto di sigarette e qui mi scontrai con una ragazza , che mi parve la più bella mai vista.
Il cuore cominciò a tamburellare e le ginocchia divennero molli. La salutai timidamente ed ella contraccambiò il mio sorriso.
Tornai a casa intenzionato a rivedere quella visione, che mi aveva incantato.
Avevo motivo per sperare che la vita forse mi avrebbe ancora riservato qualcosa di bello, da poter vivere con serenità.
Cominciò un pedinamento insistente, sino a che la raagazza dei miei sogni non acconsentì ad uscire con me.
L'appuntamento era al buio.
Andai all'aappuntamento col cuore trepidante e, quando la scorsi, ella aveva per mano una bimbetta di circa tre anni, coi riccioli d'oro e gli occhioni verdi.
- Questa è mia figlia. Non voglio nasconderti che ho una figlia e, se accetterai me, dovrai accettare anche lei.
Rimasi per un attimo disorientato. Certo, non mi aspettavo di dover affrontare la responsabilità di crescere un figlio, senza aver ancora assaporato il gusto dell'attesa...
Guardai quel piccolo angelo e, come se le avessi fatto un richiamo recondito, la bimba mi sorrise e con la manina mi accarezzò il viso.
-Papà...sei tornato...
Rimasi disorientato . Quella bambola bionda mi aveva eletto suo papà e si stringeva al mio petto..
Forse il cielo mi offriva una possibilità di dedicarmi a qualcosa di bello, di insegnare a qualcuno che mai niente è perduto.
Quella bambolina era il dono più bello , che avessi mai ricevuto.
La strinsi al cuore e le volli bene per sempre!.
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Il protagonista trova un senso alla sua vita,un angelo.