Il lupo cattivo
La nonna
Il cacciatore
Cappuccetto Rosso
Scrivete il racconto in prima persona singolare (io) ed in modo umoristico ...ad esempio la nonna si fa le canne, il lupo è vegetariano, il cacciatore si è montato la testa perchè è stato sull'isola dei famosi, tanto per dirne qualcuna
L'emicrania della nonna
Ho sistemato tutto: la casa sembra pulita, ho infilato la polvere sotto i tappeti, ho soffiato con il poco fiato che ho sulle mensole – alla mia età non do più importanza alla polvere – ho annullato la noiosa riunione al circolo di bridge ed ho chiamato Tolèa, mia figlia, dicendole che per questo pomeriggio, vista una leggera emicrania, avrei preferito stare in silenzio e da sola. E così ho anche staccato il telefono.
Gli anni ci sono, e chi lo nega? ma stamattina ho preso la mia vecchia Simca e mi sono recata in città, dove la mia estetista e la mia parrucchiera hanno fatto un ottimo lavoro di restauro. Ho anche preso accordi con il servizio catering per la cenetta di stasera. Non sto nella pelle, anche se di pelle ne ho ormai in abbondanza.
Mi rimiro allo specchio ed intravedo la biancheria intima presa di corsa dai cinesi, dal pizzo spesso che attraverso l’abito in voile rosa sembra una corteccia di sughero – ma l’etichetta l’ho staccata? - rivedendo la ragazza che ero, bella e spregiudicata, dalle tante avventure e segreti che tali resteranno perché tanto non li ricordo più e nel rigirarmi mi assale una leggera vertigine che rischio di cadere dai trampoli, tacco dodici, su cui non so più stare da quando mia figlia si ostina a comprarmi mortificanti pantofole di raso. Raso terra.
Ma poi chi lo dice che sono vecchia? Sono semplicemente una donna matura, aperta ed ancora piacente. Ed ho ancora tanto da dare. Non lo nascondo, anche da prendere, oltre alle medicine.
Speriamo che Tolèa non si insospettisca per queste emicranie fisse nella stessa giornata: certo, io devo segnarle sul calendario ma lei in fondo non ha mai tradito il significato del suo nome, quindi dovrei ben sperare. Un giorno o l’altro le dirò la verità, almeno mi libero del fardello.
Ma ecco il campanello che suona, o caspita è in anticipo, ed io son tutta un fremito, il mio bel battitore affamato che arriva! Felice spalanco la porta ed invece mi ritrovo ancora lui davanti.
- Ohh, te ne devi annà! Te me fai sbroccà!
- Voglio solo una frittella. Sii buona, almeno una volta.
- Qua nun ce sò frittelle. Che te devo dì?
- Ma sono anni che dicono che qui arriva del buon cibo…
- Porello, credi alle favole te, eh? Sgomma o te meno! Lo vedi sto tacco? Te lo infilo in testa, brutto lupo spelacchiato!
Ah, che stress! Non c’è pace in questa casa. Cerco di calmarmi e davanti allo specchio dell’ingresso mi rimetto il rossetto, quello rosso acceso che fa tanto fuoco. Peccato che a causa della mia mano malferma sembro imbrattata di sugo, ma va bene così. Mi guardo, mi piaccio e se tolgo gli occhiali il risultato mi sembra ancor migliore.
Mi piace vivere in questa casa, al limitar del bosco, dove con discrezione posso farmi gli affari miei e dove non si scorgono le mie emozioni, sempre nuove ed intense. Succede da anni e nessuno si è accorto mai della mia piacevole realtà.
Ma ecco un leggero tocco alla porta, vado ad aprire barcollando sulle mie dècolletè rosse e appoggiandomi ai muri come se fossi su una nave che solca il mare forza nove.
- Benvenuto nel mio regno, mio bel cacciatore! Vieni, entra!
Lo afferro per la cartucciera e richiudo subito il portone.
- Wow, che bellezza! Colombella mia! - Ah, grazie!
Malfermo sulle gambe entra nel salotto, lasciando dietro di se cioccolatini di terra sul pavimento, appoggia il fucile sul divano e con il viso rubizzo mi si accosta per stringermi a se, o forse per sorreggersi, non lo so. Siamo davanti alla finestrella, mi infila le mani ruvide dentro l’abito di voile ed io mi sento avvampare dal languore.
- Sììì, scorticami tutta, mio bel cinghialone!
Apro le palpebre che nel frattempo si erano collassate e rimango di stucco.
- Oh, no! Nun se ne po’ più! E mò che vole la marmocchia? Se vede che è fija de su madre! Antica, oh! Con quel cappottino rosso che me pare mì nonna! Mò glielo levo e lo metto nella cuccia del cane! Amò, che famo?
- Ce penso io!
Non faccio in tempo a chiedergli come pensa di gestire la situazione che lo vedo imbracciare il fucile, spalancare la finestra e sparare due colpi in aria.
- Vedrai, mò se caga sotto e sgomma. Ah ah, corri ragazzina!
Ma la marmocchia, stupida com’è, anziché scappare mi viene incontro e non riconoscendomi mi urla:
- Dov’è la mia nonnina, cosa le avete fatto?
Non so cosa dire e cosa fare, ma forse un’occasione così non mi si ripresenterà più. E quindi approfitto.
- Ah ragazzì, mò te lo dico: qui nun c’è mai stata na nonnina, e tantomeno la tua. Tu madre non è mi fija, l’ho trovata in un cesto nel bosco e l’ho portata dentro sta casa. L’ho cresciuta e le ho insegnato un par de cose. Ma a lei fregavano solo le frittelle, che a me nun me so mai piaciute. Che c’hai dentro quel cestino? Famme pensà… Frittelle! Vai, torna a casa da tu madre; e passa per il bosco che c’è uno che conosco che vole le tu frittelle del cavolo. Và, vai e ogni tanto esci da quella favola che mò ce semo rotti!
P.S. Tolèa in sardo significa tonta.
Millina Spina, 8 dicembre 2017
Voto: | su 3 votanti |
La nonnina che nelle favole vediamo sempre dolce ma moribonda probabilmente ha solo bisogno di non essere depredata del suo passato, qualunque esso sia stato, e di essere messa in condizioni di vivere ancora una vita allegra, libera ed un tantino fuori dalle regole. E' diventata così forte che si prende gioco del male (lupo) e scrolla quella ragazzina troppo dormiente in un mondo che corre veloce.
Devo essere sincera, mi son divertita a scriverlo.
Ciao!
Grande il finale.
E' stato bello ritrovarti....
ti abbraccio forte. ciao dolce Millina