INCIPIT
Le istruzioni sono:
Scrivi un racconto che abbia questo inizio:
"Guardò fuori dalla finestra della camera di letto.
Sapeva che quella sarebbe stata l'ultima notte della sua vita."
"Guardò fuori dalla finestra della camera di letto.
Sapeva che quella sarebbe stata l'ultima notte della sua vita."
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Laura
Guardò fuori dalla finestra della camera di letto. Sapeva che quella sarebbe stata l'ultima notte della sua vita."
La serata trascorsa, ormai, volgeva al termine. Era quasi mezzanotte. La sagra del vino chiudeva la stagione turistica, La festa più bella dell’anno era finita, come il suo entusiasmo.
Le sue certezze ormai vacillavano, mentre una folla festosa si dirigeva all’uscita dopo l’ultimo commiato da nonna Ebe ed il suo Notino.
Lui era a disagio su quella sedia a rotelle e tremava all’idea che anche lei sarebbe andata via.
L’alba era vicina, ma lui preferiva vedere gli occhi azzurro mare di lei: Laura,la sua amata Laura.
Con lei vicino tutto era sopportabile, erano felici, sul loro volto vagheggiava un sentimento di benessere, quasi di felicità, nessuna donna poteva dargli di più, la sua dolcezza lo rassicurava.
Lei era riuscita a tirarlo fuori dai timori di un triste ed infelice futuro; questa era la sua più grande certezza: era l’unica donna che non lo avrebbe mai deluso lasciandolo solo con il suo handicap fisico.
Lei era diversa, nessun’altra donna avrebbe preso il suo posto nel suo cuore; la sua dolcezza lo rassicurava. Questa sicurezza era per lui come una bandiera e, nonostante tutto, si sentiva l’uomo più fortunato al mondo, con un’ammirazione sconfinata per lei...
La sua intelligenza travalicava qualsiasi ostacolo, anche quello della sua infermità, sapeva capirlo senza che proferisse parola sui suoi problemi, o sulle sofferenze che il destino aveva ancora in serbo per lui.
Nessuno aveva mai osato dirgli che sarebbe rimasto invalidato per sempre, dopo quell’assurdo incidente.
Lei si sentiva in colpa per la dura prova a cui quasi lo obbligò. Quel giorno lui voleva stupirla con la sua abilità. Lei amava fare jumping, era il suo momento, voleva stupirla e non voleva tirarsi indietro, con un infelice – no grazie -. Disse a se stesso –vai!- mentre il cuore fremeva di paura e così disse ancora “ si “.
Era il suo momento, dimostrarle la sua forza, come un cavaliere senza macchia e senza paura. Lei, la sua Ginevra, sarebbe crollata ai piedi del suo Lancillotto impavido. Certo, per lei avrebbe fatto di tutto, però questa prova andava un pò oltre le sue capacità, solo la forza dell’amore era lì con lui a sostenerlo. E così senti’ ancora quella voce che diceva- vai!- e si lanciò nel vuoto.
All’improvviso il cuore sembrò fermarsi per un attimo, era troppo vicino alla rupe. Vide che cozzava gli arti inferiori alla parete rocciosa della rupe, e poi perse i sensi. Non so quanto tempo gli servi’ per riprendere la sua marcia verso la vita, verso quell’amore che gli aveva troncato le gambe per sempre e che non aveva più visto per due lunghi anni. Un amore in standbye. La sua Laura dove era? In fondo tutto accadde per amor suo.
A quel punto non sapeva più chi era, e se era stato quel tragico evento ad aprirgli gli occhi e la mente, obnubilate da una passione insana e dolce allo stesso tempo.
E pur di riavere la sua Laura, accettò quella condizione “irriverente” che Dio gli aveva riservato quel giorno. Nella sua vita non c’era posto per chi non lo amava, e così lasciò la casa dei suoi affetti lontani di bimbo e andò ad abitare nella sua tenuta di campagna, in una stupenda villa, piena di platani, percorsi erbosi e verdeggianti, ed anche una piscina in cui avrebbe dovuto fare riabilitazione, con il suo amorevole aiuto. Era tornata da lui.
Il denaro non gli era mai mancato, aveva allevamenti di cavalli, molti erano da corsa, mentre quelli anziani pascolavano in quell’agriturismo che aveva sempre sognato di possedere, per tirar su anche una scuola per fantini. Un luogo verdeggiante della sua Toscana che lo aveva visto crescere presso i suoi amati nonni. Lì, in quella paradisiaca campagna, imparò a vivere nella semplicità, a contatto della natura e la buona cucina della nonna.
Era amato e tutelato, e le cure infermieristiche fecero di lui quasi un uomo nuovo. C’era molto silenzio in quella valle si udiva solo il suono del suo pianoforte a coda che aveva dormito in soffitta fino ad allora.
Non gli mancava nulla, fino al giorno in cui la sua Laura con gli occhi pieni di pianto gli annunciò che non sopportava più la vita che stava conducendo con lui.
D’altronde lui non poteva più avere figli, e peggio ancora l’amore tra i due sembrava svanire all’orizzonte. La prestanza sessuale di Laura era forte tanto da costringerla, suo malgrado, ad avere un altro amore, a sua insaputa. Un uomo di paese, semplice che aveva conosciuto in quella festa nella tenuta e che l’amava per quella che era, una donna semplice, senza pretese, affezionatasi a quella mansarda che avrebbe diviso ora col suo nuovo amore. Due cuori e una capanna la rendevano comunque felice.
Ma portava con se il triste pensiero di averlo amato per 10 anni senza mai tradirlo, anche lei ora si sentiva tradita dalla vita.
Renzo era diventato ossessivo, opprimente e geloso, sempre presente, sempre accanto a lei. Altro non faceva; con il tanto benessere che possedeva non aveva bisogno di lavorare. Il lavoro lo conobbe in Toscana vedendo i contadini curare la sua tenuta, ereditata dai nonni.
Ma lei era stufa di fare una vita, tutta casa e letto, lui era ossessionato dal sesso, avrebbe potuto avere tante donne con il denaro che aveva, invece voleva solo lei perche assomigliava a sua madre perché aveva il complesso di Edipo. Quella sera lui le aveva confidato questo suo sofferto segreto. La sola idea di fare sesso con una donna che somigliava alla madre lo faceva godere. Non capì perché glielo avesse detto, forse sperava di riconquistarla.
Ma il giorno in cui glielo disse fu come fare jumping per la seconda volta, questa volta però si ruppe anche il cuore di lei. Quelle gambe che lo avevano visto fare dei progressi, ora lo videro vacillare, allorquando ella gli urlò come un anatema: “ti auguro tutto il male possibile”. Ormai era notte, e si sentiva solo il tanfo della sua insana passione ancestrale. Lei andò via piangendo verso quella macchina che l’avrebbe portata lontano. Lui guardò fuori dalla finestra della camera da letto. Sapeva che quella sarebbe stata l’ultima notte della sua vita. Lei girò la testa un attimo verso quella finestra quasi come per dirgli addio. Vide la sua mano alzarsi fino alle tempia, e subito capì che era tutto finito. L’eco di uno sparo si propagò per tutta la vallata come una voce che sembrava urlare il suo dolce nome: Laura!
La serata trascorsa, ormai, volgeva al termine. Era quasi mezzanotte. La sagra del vino chiudeva la stagione turistica, La festa più bella dell’anno era finita, come il suo entusiasmo.
Le sue certezze ormai vacillavano, mentre una folla festosa si dirigeva all’uscita dopo l’ultimo commiato da nonna Ebe ed il suo Notino.
Lui era a disagio su quella sedia a rotelle e tremava all’idea che anche lei sarebbe andata via.
L’alba era vicina, ma lui preferiva vedere gli occhi azzurro mare di lei: Laura,la sua amata Laura.
Con lei vicino tutto era sopportabile, erano felici, sul loro volto vagheggiava un sentimento di benessere, quasi di felicità, nessuna donna poteva dargli di più, la sua dolcezza lo rassicurava.
Lei era riuscita a tirarlo fuori dai timori di un triste ed infelice futuro; questa era la sua più grande certezza: era l’unica donna che non lo avrebbe mai deluso lasciandolo solo con il suo handicap fisico.
Lei era diversa, nessun’altra donna avrebbe preso il suo posto nel suo cuore; la sua dolcezza lo rassicurava. Questa sicurezza era per lui come una bandiera e, nonostante tutto, si sentiva l’uomo più fortunato al mondo, con un’ammirazione sconfinata per lei...
La sua intelligenza travalicava qualsiasi ostacolo, anche quello della sua infermità, sapeva capirlo senza che proferisse parola sui suoi problemi, o sulle sofferenze che il destino aveva ancora in serbo per lui.
Nessuno aveva mai osato dirgli che sarebbe rimasto invalidato per sempre, dopo quell’assurdo incidente.
Lei si sentiva in colpa per la dura prova a cui quasi lo obbligò. Quel giorno lui voleva stupirla con la sua abilità. Lei amava fare jumping, era il suo momento, voleva stupirla e non voleva tirarsi indietro, con un infelice – no grazie -. Disse a se stesso –vai!- mentre il cuore fremeva di paura e così disse ancora “ si “.
Era il suo momento, dimostrarle la sua forza, come un cavaliere senza macchia e senza paura. Lei, la sua Ginevra, sarebbe crollata ai piedi del suo Lancillotto impavido. Certo, per lei avrebbe fatto di tutto, però questa prova andava un pò oltre le sue capacità, solo la forza dell’amore era lì con lui a sostenerlo. E così senti’ ancora quella voce che diceva- vai!- e si lanciò nel vuoto.
All’improvviso il cuore sembrò fermarsi per un attimo, era troppo vicino alla rupe. Vide che cozzava gli arti inferiori alla parete rocciosa della rupe, e poi perse i sensi. Non so quanto tempo gli servi’ per riprendere la sua marcia verso la vita, verso quell’amore che gli aveva troncato le gambe per sempre e che non aveva più visto per due lunghi anni. Un amore in standbye. La sua Laura dove era? In fondo tutto accadde per amor suo.
A quel punto non sapeva più chi era, e se era stato quel tragico evento ad aprirgli gli occhi e la mente, obnubilate da una passione insana e dolce allo stesso tempo.
E pur di riavere la sua Laura, accettò quella condizione “irriverente” che Dio gli aveva riservato quel giorno. Nella sua vita non c’era posto per chi non lo amava, e così lasciò la casa dei suoi affetti lontani di bimbo e andò ad abitare nella sua tenuta di campagna, in una stupenda villa, piena di platani, percorsi erbosi e verdeggianti, ed anche una piscina in cui avrebbe dovuto fare riabilitazione, con il suo amorevole aiuto. Era tornata da lui.
Il denaro non gli era mai mancato, aveva allevamenti di cavalli, molti erano da corsa, mentre quelli anziani pascolavano in quell’agriturismo che aveva sempre sognato di possedere, per tirar su anche una scuola per fantini. Un luogo verdeggiante della sua Toscana che lo aveva visto crescere presso i suoi amati nonni. Lì, in quella paradisiaca campagna, imparò a vivere nella semplicità, a contatto della natura e la buona cucina della nonna.
Era amato e tutelato, e le cure infermieristiche fecero di lui quasi un uomo nuovo. C’era molto silenzio in quella valle si udiva solo il suono del suo pianoforte a coda che aveva dormito in soffitta fino ad allora.
Non gli mancava nulla, fino al giorno in cui la sua Laura con gli occhi pieni di pianto gli annunciò che non sopportava più la vita che stava conducendo con lui.
D’altronde lui non poteva più avere figli, e peggio ancora l’amore tra i due sembrava svanire all’orizzonte. La prestanza sessuale di Laura era forte tanto da costringerla, suo malgrado, ad avere un altro amore, a sua insaputa. Un uomo di paese, semplice che aveva conosciuto in quella festa nella tenuta e che l’amava per quella che era, una donna semplice, senza pretese, affezionatasi a quella mansarda che avrebbe diviso ora col suo nuovo amore. Due cuori e una capanna la rendevano comunque felice.
Ma portava con se il triste pensiero di averlo amato per 10 anni senza mai tradirlo, anche lei ora si sentiva tradita dalla vita.
Renzo era diventato ossessivo, opprimente e geloso, sempre presente, sempre accanto a lei. Altro non faceva; con il tanto benessere che possedeva non aveva bisogno di lavorare. Il lavoro lo conobbe in Toscana vedendo i contadini curare la sua tenuta, ereditata dai nonni.
Ma lei era stufa di fare una vita, tutta casa e letto, lui era ossessionato dal sesso, avrebbe potuto avere tante donne con il denaro che aveva, invece voleva solo lei perche assomigliava a sua madre perché aveva il complesso di Edipo. Quella sera lui le aveva confidato questo suo sofferto segreto. La sola idea di fare sesso con una donna che somigliava alla madre lo faceva godere. Non capì perché glielo avesse detto, forse sperava di riconquistarla.
Ma il giorno in cui glielo disse fu come fare jumping per la seconda volta, questa volta però si ruppe anche il cuore di lei. Quelle gambe che lo avevano visto fare dei progressi, ora lo videro vacillare, allorquando ella gli urlò come un anatema: “ti auguro tutto il male possibile”. Ormai era notte, e si sentiva solo il tanfo della sua insana passione ancestrale. Lei andò via piangendo verso quella macchina che l’avrebbe portata lontano. Lui guardò fuori dalla finestra della camera da letto. Sapeva che quella sarebbe stata l’ultima notte della sua vita. Lei girò la testa un attimo verso quella finestra quasi come per dirgli addio. Vide la sua mano alzarsi fino alle tempia, e subito capì che era tutto finito. L’eco di uno sparo si propagò per tutta la vallata come una voce che sembrava urlare il suo dolce nome: Laura!
Scrittura creativa scritta il 23/07/2013 - 14:06
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