UNO STRANO INCIDENTE
«P-pronto?» Rispose con la voce impastata.
«Signora, chiamo dall'ospedale, suo marito è lì? C'è stata un emergenza...» Claudia, continuava a scuotere il marito, che aprì un occhio.
«Sì..sì...eccolo...» Gli porse la cornetta, senza troppi riguardi. Malgrado gli anni passati insieme, non si era abituata alla professione del marito, e le pesava essere svegliata di notte. Lo vide, annuire e impallidire, mentre passava da una specie di dormiveglia, ad uno stato di allerta. Scostò le coperte, e scese non c'era modo di continuare a dormire. Era sulle scale, quando lo sentì dire che arrivava subito, fuori c'era un tempo da lupi. Scosse la testa, ed entrò in cucina, si avviò spedita ai fornelli, e mise su il caffè. Aveva sempre una caffettiera pronta per le emergenze. Sarebbe stata una lunga notte, quella.
Il pronto soccorso, era affollato. C'era stato un tamponamento a catena. Il dottor Mari, aveva appena indossato il camice, ma già cercava di darsi da fare. Aveva anni di esperienza, alle spalle, e di situazioni così ne aveva viste a decine, eppure...eppure c'era qualcosa, che gli sembrava strano. Ma cosa? Stava certamente invecchiando, si disse, apprestandosi accanto ad una giovane donna, in condizioni alquanto critiche. Non aveva ancora ripreso conoscenza, e nel gruppo era quella che aveva subito più danni. Chissà perché? Ma non era quello il momento di farsi delle domande. Chiamò subito alcuni infermieri, e fece trasportare la donna, che a quanto sembrava aveva anche difficoltà respiratorie, nel reparto di terapia intensiva. Il marito, era lì accanto a lei, con la faccia contrita, e l'espressione vacua. Continuava a dire che era colpa sua. Il dottore, cercava di consolarlo, per quel che poteva, considerato il fatto, che anche l'uomo era rimasto coinvolto, e che non era affatto in buone condizioni. Intanto l'uomo era sempre lì, intorno, gli faceva un sacco di domande, sulle cure, che stavano dando alla moglie, sulle attrezzature dell'ospedale, e molto altro. Era ansioso e preoccupato, e il vecchio dottore quasi provava tenerezza per quell'uomo distrutto, che pensava più alla moglie che a se stesso.
Nicola, Gianti, fece il suo ingresso verso le otto del mattino, gli occhi cerchiati, e le labbra serrate, accanto a lui, Luca, il suo migliore amico, cercava di allentare la tensione, allargando con un dito il colletto della camicia. In quel momento, rimpiangeva la sua cattiva stella, che faceva sempre in modo, che fosse coinvolto nelle questioni di Nicola. Ma che cosa avesse fatto mai di male, per meritarselo, ancora non lo capiva.
Il dottore, Davide Mari, gli si fece incontro mortificato, e un po' incerto. La nottata era stata un inferno, quella mattina, tutto si prospettava peggio.
«Commissario...» Salutò impacciato e un po' confuso.
«Dottore. Dov'è il cadavere?» La voce di Nicola, era fredda e professionale.
«Per telefono ci avevano detto di non toccare nulla. E non abbiamo toccato nulla...» Disse ancora il medico. Nicola lo fisso, sembrava smarrito. Accanto a lui, Luca non diceva nulla, ma osservava.
Entrarono nella stanza. La donna giaceva inerte sul letto. Tutto sembrava in ordine, naturale.
«Perché mai avete pensato ad un delitto?» Chiese ad un tratto Luca.
«Ecco...in realtà, un mio collega, ha notato che uno degli armadietti dove teniamo i medicinali, è stato forzato.»
«E questo è tutto?» Nicola inarcò un sopracciglio.
«Ecco...no. Una delle finestre, in questo corridoio, era aperta.»
«Questo vi ha insospettito?»
«No. Non abbiamo potuto fare ancora l'autopsia, ma ho notato strani segni.»
«Quali.» Ora Nicola era veramente incuriosito.
«Ecco, guardate pure voi...»
«Veleno.» Arguì Luca, sbarrando gli occhi.
«Bene bene...Luca, questa volta, mi sa che hai fatto centro...» Disse Nicola, con un sorrisetto ironico.
«A furia di seguirti!» Replicò irato e laconico.
«Bene...magari mi sbaglierò, anche perché la signora era sotto stretto controllo...ancora non me lo spiego.» Disse il medico, ancora più confuso ed impacciato.
«Capisco. Avete parlato, con qualcuno, dei vostri sospetti?»
«No. Questa notte, c'è stato molto movimento...»
«Perché?» Chiese ancora Nicola.
«C'è stato un tamponamento a catena...la signora e il marito, erano tra i feriti.»
«Dov'è il marito, ora?»
«Nell'altra stanza. È stato lui a dare l'allarme, quando la signora è peggiorata...ma è stato inutile. Ora si trova nell'altra stanza, è distrutto.»
«Possiamo parlargli?» Chiese Nicola.
«Voi, siete arrivato subito, dopo l'allarme, dottore?» Chiese Luca.
«Ecco...io...veramente no. Mi ero assopito, e una delle infermiere, mi ha detto che non è stato facile svegliarmi. Ma un mio collega, è sopraggiunto subito dopo, e ha detto che non c'era molto da fare.»
«Capisco.» Disse Nicola, pensieroso. Quel caso, era abbastanza strano. Un decesso in ospedale, nessun sospetto, niente indizi, tante supposizioni. Un bel rompicapo. Ma a lui le sfide piacevano.
«Posso fare altro, per voi?»
«Per ora, no. Sicuramente l'autopsia aiuterà a fare chiarezza.»
«Bene.» Il dottore si allontanò ancora più confuso di prima, con una strana sensazione addosso. Come qualcosa che gli sfuggiva.
Nicola, rimase, in silenzio per qualche minuto. Perché gli capitavano sempre casi così? Chi mai poteva volere la moglie della donna, e perché? Era sicuro che quello fosse il bandolo della matassa. Trovato il movente, avrebbe trovato il colpevole. Era matematico. Ma dannatamente difficile. Guardò Luca, e gli fece un cenno. Era arrivato il momento di parlare con il marito della vittima.
Nicola, sedeva alla sua scrivania. Chiuse il telefono con un gesto brusco e l'allontanò da sé. Fece un mezzo giro sulla sedia, trovandosi a fissare il muro. Sempre peggio. Non avevano cavato un ragno dal buco. Il marito della vittima, un uomo dal volto tirato, e dallo sguardo perso, non era stato loro di nessun aiuto. E per quanto lui e Luca, avessero scavato nel passato della donna, non erano riusciti a trovare nulla, che potesse giustificare un delitto. L'autopsia, ancora non era arrivata, e loro vagavano nel buio più assoluto. Cercò di calmarsi, e di analizzare i fatti. Il marito della donna, aveva raccontato dell'incidente, del fatto che per uno strano scherzo del destino, la donna non portasse la cintura di sicurezza, e poi dell'arrivo in ospedale. Quando il medico, gli aveva detto che c'era una speranza, seppur lieve, aveva giurato di essere rinato, ed invece, mentre era accanto a lei, la donna era peggiorata, e lui aveva chiamato i medici. Non aveva saputo dire nulla della finestra, era un particolare che non ricordava.
E a lui qualcosa sfuggiva, ma cosa? Poi c'erano le testimonianze dei soccorritori, e degli altri medici: la donna non aveva mai ripreso conoscenza. E questo sebbene talvolta accadesse, era strano. E in più presentava sintomi, che poco si accordavano con l'incidente. Perché? Cosa era mai accaduto prima, ammesso che fosse accaduto qualcosa? Luca entrò nel suo ufficio.
«Ciao...novità?» Disse con la sua voce sottile. Nicola si girò a guardarlo.
«No! Dannazione! Siamo al punto di partenza!» Abbaiò.
«Sei sempre alla ricerca di un movente?»Nicola alzò un sopracciglio.
«Perché? Non dovrei?» Disse.
«Forse non c'è. Potrebbe essere solo l'azione di un pazzo.»
«Potrebbe...ma mi sembra molto strano.»
«Strano, è strano, ma cosa altro vuoi ipotizzare?»
«Non so. Ricapitoliamo. La donna, era giovane, e ricca. È stata avvelenata, dopo un incidente. Il marito era accanto a lei, ma non ha notato niente d'insolito, neanche la finestra aperta. Ma se qualcuno fosse entrato nella stanza?»
«Magari si era assopito. Come il medico.»
«Già e anche questo mi è sembrato strano. Come il furto.»
«C'erano impronte?»
«Confuse, quel dannato armadietto, sarà stato aperto milioni di volte, quella sera!»
«Be', possiamo solo aspettare l'autopsia.» Disse Luca rassegnato.
«È vero. Ma qualcosa di strano c'è.»
«Cosa?» A quel punto era curioso.
« Il testamento. A detta della sorella, voleva, cambiarlo.»
«Ma perché? »
«Questo è un altro mistero. Ad ogni modo non ha fatto in tempo.»
«Questo caso, mi sta frantumando il cervello.»
«Sì è un po' complicato.» Luca, lanciò a Nicola, uno sguardo truce. A lui i rompicapi non piacevano per nulla. Ma in fondo lui non era un poliziotto, e ancora non capiva come facesse l'amico a coinvolgerlo.
Luca e Nicola, erano ancora nell'ufficio di quest'ultimo, quando arrivò il responso del medico legale. Il commissario, impallidì. Ora sì, che erano a cavallo! Scagliò i fogli sul tavolo. Dannazione! L'autopsia, non aveva fatto altro che confondere i pochi elementi che avevano, portandoli al punto di partenza, o forse no? Si alzò di scatto. Non riusciva a capire.
«Che c'è?»
«Leggi.» Abbaiò Nicola. Lui, ormai, aveva fin troppo stampate in mente, quelle frasi. L'interazione di più farmaci, aveva causato l'avvelenamento. Uno dei farmaci, era tra quelli che risultavano rubati. E già qui, il primo interrogativo, perché rubarne tanti, se ne serviva solo uno? E poi, perché? Inoltre, non era un modo solito di agire, anche al medico legale era parso strano. Ma la cosa più strana, era che per ottenere quell'effetto, serviva l'iterazione di un tranquillante. E secondo il referto, la vittima aveva preso davvero un tranquillante, ma quando? E perché? E l'assassino come faceva a saperlo? Erano al punto di partenza, e a giudicare da quello che avevano in mano, che era poco più di niente, l'unico movente, poteva essere il testamento. Ma perché?
«Nicola, io non ci capisco niente. Per me è arabo, ma il tranquillante, non potrebbe averlo ingerito, prima dell'incidente? Spiegherebbe perché non abbia mai preso conoscenza...e forse altri sintomi...ricordi? Il Dottor Mari, aveva detto, che le condizioni della donna, gli erano parse critiche ed inusuali.»
«Forse hai ragione...ma se questo fosse vero....» Sì, il discorso filava. Ma aveva bisogno delle prove.
«Hai una pista giusto?»
«Più o meno. Fin'ora ci siamo concentrati sulla donna. Proporrei d'indagare sul marito.»
«Non sospetterai di lui? È assurdo, ricordi quello che ha detto?»
«Tra il dire e il fare...ad ogni modo, mi sembra solo il caso di controllare.»
«Come vuoi, l'esperto sei tu...»
Bingo. Ecco. Ora quadrava tutto. Nicola finì di leggere il resoconto con un sorrisetto soddisfatto. Anche questa volta ci aveva visto giusto. Come sapeva essere meschina la mente umana alle volte? Ma si sa il denaro, è un movente assai forte e se ci si aggiunge la passione...quante volte, nel suo lavoro, aveva visto casi simili? Fin troppe volte, anche se questo caso, doveva ammetterlo, aveva quasi rischiato di rimanere irrisolto. Troppi elementi dissonanti, niente indizi, e troppe strane coincidenze. Ora non restava che far confessare il colpevole.
Due ore d'interrogatorio, ma ora era finalmente finito. Il caso era chiuso e lui se ne stava al buio, nel suo salotto, seduto sul divano, la testa all'indietro. Certo che la mente, era davvero potente, e spesso si difendeva, creando una fitta rete di bugie, alla quale per uno strano meccanismo di autodifesa finiva per credere. Si passò una mano sugli occhi. Ancora faticava a credere a quello che era accaduto, e dire che non era un”novellino” nel mestiere. Si mise a sedere. Quell'uomo aveva drogato la moglie con del sonnifero nel caffè, e poi l'aveva messa in macchina, impedendole di allacciare la cintura, e aveva inscenato “l'incidente”, senza curarsi né di sé, né delle altre persone coinvolte. Ma quando il suo piano, non aveva funzionato, aveva pensato di “sistemare” le cose. Si era informato sulle cure, date alla moglie, e poi, alla prima occasione, aveva messo del sonnifero, che gli era avanzato, nel caffè del dottore, aveva rubato un camice bianco e i farmaci, dall'armadietto, che aveva nascosto in macchina, approfittando della confusione generale e del grande movimento, e aveva somministrato alla moglie la dose letale. Infine, era tornato al suo posto, e quando ormai, era certo di essere riuscito nel suo intento, aveva chiamato aiuto, sbarazzandosi del camice. E tutto perché? Perché la moglie, aveva scoperto le sue infedeltà, e aveva deciso di cambiare il testamento. Chissà, pensò, se la poverina si era anche accorta dello squilibrio, dell'uomo? Scosse la testa. C'erano momenti in cui odiava il suo lavoro, e quello, rientrava a pieno titolo nella categoria. Ma almeno, il colpevole avrebbe avuto quello che si meritava, o così, almeno, gli piaceva credere.
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Complimenti.