Domenica è sempre domenica
Questa storia comincia di domenica e non poteva cominciare in un altro giorno. Credo che i migliori propositi si facciano di domenica. Che le guerre finiscano di domenica. Credo che Ulisse sia tornato di domenica. Domenica per me è sempre stata una giornata particolare.
Potrebbe dipendere dal fatto che festeggio il mio compleanno sempre di domenica.
Essendo io nato di domenica, e non avendo tempo di festeggiarlo quando viene a cadere negli altri giorni della settimana, non mi rimane che spegnere le candeline in differita.
Ma non è solamente questo il motivo grazie al quale possiamo tranquillamente affermare che la parte appagante della mia, non propriamente entusiasmante vita, si svolge totalmente all’interno di quelle, più o meno magiche, ventiquattro ore.
Il mio lavoro si potrebbe definire “altamente gratificante”, osservandolo solo dal lato economico. E tale l’ho sempre ritenuto. Ma oggi, dopo quindici anni trascorsi a lavorare sedici, diciotto ore sei giorni su sette, per accumulare un patrimonio che mi consentisse di essere considerato e rispettato… non ne sono mica più tanto sicuro!
Eppure, i pochi giorni veramente felici… forse è meglio dire sereni: la felicità esiste solamente come onirica visione. Comunque, felici o sereni che siano stati, quei pochi giorni li ho goduti sempre e soltanto la domenica.
Ah! Come rimpiango, ora, quelle magnifiche domeniche consumate in splendida solitudine crogiolandomi dei miei successi, beandomi della tracotanza del potere rimirando le opere d’arte appese alle pareti del mio superattico; oppure, osservando dalla terrazza la moltitudine ai miei piedi che, come laboriose formiche, invadeva le vie della movida… in cerca di cosa, poi? Di qualcosa che per qualche ora facesse scordare loro le miserie della vita? O le loro misere vite? Che poi, a ben guardare, è la stessa identica cosa: c’è chi nasce con le stimmate del predestinato… e chi, invece, nasce sfigato!
Problemi che non dovrebbero tangere chi, come il sottoscritto, può concedersi di pranzare, cenare e anche fare colazione e merenda con ostriche e champagne. E così era… fino a quando una variabile impazzita, mandò a catafascio il castello di carte sopra cui avevo costruito il mondo delle mie illusioni.
L’amore penetrò la mia corazza di cartone con la forza di un uragano e rovesciò il tavolo delle mie certezze, svelando la consapevole ignoranza dentro la quale mi ero illuso di soffocare il sentimento più puro.
Le splendide, otto domeniche trascorse in compagnia di Rita. Conosciuta per caso, naturalmente una domenica mattina, sulla tangenziale… No, non è come pensate, non era quello più antico del mondo, il suo mestiere.
Rita era ferma sulla corsia d’emergenza con l’auto in panne: aveva bucato la gomma posteriore destra. Mi fermai e, conversando mentre le sostituivo la ruota, mi confessò che le domeniche in casa da sola erano qualcosa di estremamente triste e sconfortante; così era salita in macchina ed era partita senza una meta precisa, salvo poi decidere di arrivare fino al lago.
Dall’incontro di due solitudini in tangenziale, può nascere qualcosa di bello? Dopo aver trascorso la domenica al lago insieme a Rita, pensai di sì. E dopo altre sette domeniche, ero certo d’amarla alla follia… Già, ma lei… lei mi amava?
A giudicare dal fatto che durante la settimana se la spassasse con il suo capoufficio, che le domeniche preferiva trascorrerle con moglie e figlio, direi proprio di no!
Ora che sapevo, avrei dovuto trovare le parole giuste per chiudere ogni rapporto con la donna che credevo d’amare. Ma la spregiudicatezza che mi era riconosciuta nel trattare gli affari, di fronte a lei che piangeva come una vite tagliata, venne meno.
In ogni caso, la faccenda si risolse la domenica successiva; quando l’auto di Rita scivolò dalla strada sull’argine dentro il canale. La recuperarono quella stessa sera: certe cose capitano sempre di domenica. Inizialmente si pensò al suicidio, ma alla fine prevalse la tesi del tragico incidente.
Anche se fra noi era finita male, mi dispiacque per Rita: in fondo era stato il mio primo, illusorio amore domenicale.
E così, tornai a frequentare le mie splendide e solitarie domeniche. Pranzando da solo in un ristorante stellato in riva al lago, piuttosto che al mare o in montagna.
E mentre la sabbia scorreva nella clessidra ammaccata della mia vita dorata, il ricordo di Rita si andava affievolendo; finendo con lo scomparire definitivamente dai miei pensieri quando conobbi Roberta.
Sì, è come pensate, anche Roberta la incontrai una domenica. La osservavo, seduta da sola al tavolo del ristorante davanti a me, pensando a che gran signora fosse: ha classe, Roberta.
Classe e intraprendenza, se vogliamo dirla tutta. Fu lei, come si suole dire, ad attaccare bottone.
Senza che io proferissi verbo, prese il bicchiere dell’aperitivo, si alzò e venne a sedersi davanti a me. «Posso», disse solamente, con una voce talmente calda e avvolgente, da farmi battere il cuore come un ragazzino alle prese con la prima cotta.
E la mia riconosciuta eloquenza, di fronte a cotanta grazia, si sciolse come neve al sole. «Sì… certamente… prego», balbettai impacciato.
Tredici, furono le domeniche in cui mi si concesse anima e corpo… invero più corpo che anima… facciamo solo corpo, va’!
Mi fa male ammetterlo, ma Roberta, abusando del mio amore, mi ha solamente usato… come si fa con un gingillo erotico, traendolo, alla bisogna, dal cassetto del comodino per trastullare la propria solitudine sentimentale.
Ed ora, dopo che ho dato in escandescenza minacciando di rivelare il suo tradimento al ricchissimo marito, mi chiama dicendomi che dobbiamo parlare.
Le ho dato appuntamento sull’argine… la strada è stretta, bisogna stare attenti se non si vuole scarrocciare e finire nel canale: poco più avanti, Rita si è inabissata dentro la sua auto.
Ho lasciato la macchina di sotto e sono salito a piedi. Ora sono qui, immobile come una cariatide in mezzo all’argine, che aspetto da dieci minuti. E’ autunno, la nebbia che salendo dal canale invade la brughiera sta creando l’atmosfera perfetta per mettere in scena il nostro ultimo incontro.
Ecco i fari dell’auto di Roberta. Sta arrivando. Cerchiamo di fare le cose con calma e per bene… come con Rita.
Oh, che splendida giornata… d’altronde: domenica è sempre domenica.
FINE
Voto: | su 2 votanti |
Ciao Atrebor
Giancarlo
Ciao Mimmi.
Giancarlo
Che dirti ti auguro domeniche più divertenti e rilassanti Ciao
che piacere rileggere un tuo racconto dopo tanto tempo.
Un racconto con un incipit dal tono sentimentale, che scivola decisamente verso l'horror.
Piaciuta la caratterizzazione da psicopatico del protagonista- narratore.
E complimenti per la fantasia...
Un caro saluto.