IL FINALE
Le istruzioni sono:
Scrivi un racconto che termini così:
Mi è venuta vicino e mi ha sussurrato in un orecchio.
- E tu scemo mi prometti che ci rivedremo?
- Te lo prometto
Quando mi sono svegliato lei era andata via. Mi aveva lasciato un biglietto
Mi è venuta vicino e mi ha sussurrato in un orecchio.
- E tu scemo mi prometti che ci rivedremo?
- Te lo prometto
Quando mi sono svegliato lei era andata via. Mi aveva lasciato un biglietto
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...Di velluto
Non è pioggia se non sento lo scroscio, se non vedo acqua che lava i bordi delle strade portandosi dietro cicche e foglie secche, lavando i marciapiedi dai tanti passi della gente.
Il bar ha chiuso da poco, le sedie in ferro verniciato sono fredde, l'umidità cala a terra come una nuvola che lenta, avanza sulle pietre, sulle mie scarpe, al riparo del sottotetto.
“Stupidi cerchietti”... fumo e inanello una serie di cerchi che poi cerchi non sono, si scompongono mischiandosi alle gocce appena visibili, che si fanno sentire sotto la pelle, nelle ossa.
E pensare che stamani c'era il sole, quando sono uscito dal portone di casa mia.
Il vento, mi ha fatto chiudere il piumino con un gesto deciso, le barche lungo i canali della Piccola Venezia sbattevano i paracolpi nella parete di fianco, creando musica che si mischiava al sibilo del maestrale. Non si poteva presagire l'umidità della sera, a Livorno come in qualsiasi posto di mare, può succedere che il vento cambi repentino. Le bandiere si girano nel tempo che tu, ti fermi a guardarle.
L'ho intravista, prima sono stati i suoi capelli ad attirare l'attenzione, mentre camminava accanto al muro del bar, li ha tirati su, senza fermarsi, li ha raccolti infilando un bastoncino, o forse una penna, non so. Seduti fuori dal bar, a quell'ora, solo uomini. L'hanno seguita posando gli occhi sul suo cappotto, che stretto segnava il fianco, l'hanno guardata come me, fino al chiosco di giornali dove, svoltando, è sparita, lasciando un vuoto nella strada.
Ho attraversato il ponte sul canale, il sole appena più alto, brillava sulle vernici stinte delle barche.
Mi aspettava appoggiata alla mia auto, il suo camminare...ne ero certo?! Mi è preso un colpo alla testa, un fiotto di sangue l'ho sentito nelle tempie... Mara...
“Sei proprio tu?” mi sono ricomposto mentre la guardavo: capelli scomposti, bocca pronunciata, da caderci dentro.
“Sono io, sono di nuovo io, ho bisogno di parlarti Giulio, prendiamo un caffè.” è stato un sussurro deciso il suo, non ricordavo la durezza nella voce.
“Entriamo” l'ho sospinta verso il bar, quello al di là del ponte, ancora deserto a quell'ora del mattino.
L'ho ascoltata parlare, parlare, della sua vita negli ultimi due anni, lontano da me niente più le aveva dato serenità o gioia, niente. Aveva dovuto chiudere il centro estetico all'Elba, il sogno che l'aveva allontanata dalla nostra storia e avvicinata... non so a chi né a cosa. Me lo ha detto, e ancora detto, l'ho guardata e ho pensato che forse il maestrale la rendeva così elettrica, qualcosa stonava in lei, una corda troppo tesa, uno stridio di freni;solo la bocca manteneva il tocco del velluto,non ne dubitavo. Quello non poteva essere cambiato.
Ho telefonato al lavoro dicendo che avrei tardato, un'ora, forse due.
“Andiamo a casa tua, il vento mi agita” mi ha suggerito o è stato il maestrale a spingerci. A casa mia, anzi nostra, per un periodo negli anni passati, si è placata, ha spento il gelo.
Mi ha baciato, lo fa sempre lei per prima. No... io già la baciavo al primo sguardo, io la baciavo quando i gabbiani prima dell'alba cercavano il cibo, io la baciavo quando la notte scorsa la luna è passata sul balcone, disegnando una grata di ombre sulle mattonelle, io la baciavo prima che arrivasse.
Abbiamo inciampato nel tavolo da fumo, le sigarette si sono rovesciate come la cenere sulle gambe nude, le ho sentite intorno alla vita, mi hanno serrato decise, conosco sapore e odore, dolcezza e forza fino allo scoppio delle sue lacrime, dove cado. Quella è casa mia.
Non ci siamo spogliati, solo il cappotto e il piumino sono rimasti a terra appena varcata la soglia.
Adesso è lei, ride, sussurra frasi, prepara il caffè, nuda sotto la gonna, scalza mi gira intorno mentre resto sul tappeto a guardarla. Sento il ribollire del caffè, non la vedo,forse è in bagno ...ma è già notte?!
Il maestrale si è abbassato, l'umidità cala una cortina sul muro lungo i canali della piccola Venezia. Il sudore aveva già stinto la scritta sul biglietto che dal tardo pomeriggio stringo nella mano, sono sceso appena il bar ha chiuso, inanello cerchietti di fumo, uno dopo l'altro, ogni tanto leggo, incredulo...GRAZIE.
Si è presa i miei soldi, mentre dormivo, per lei che conosce la cassaforte un gioco da ragazze, dalla bocca di velluto. Ricordo un improvviso sonno dopo il caffè, la sua bocca a un fiato dalla mia, mi è venuta vicina e mi ha sussurrato in un orecchio “E tu scemo mi prometti che ci rivedremo?”
“Te lo prometto” Quando mi sono svegliato lei era andata via. Mi aveva lasciato un biglietto.
Il bar ha chiuso da poco, le sedie in ferro verniciato sono fredde, l'umidità cala a terra come una nuvola che lenta, avanza sulle pietre, sulle mie scarpe, al riparo del sottotetto.
“Stupidi cerchietti”... fumo e inanello una serie di cerchi che poi cerchi non sono, si scompongono mischiandosi alle gocce appena visibili, che si fanno sentire sotto la pelle, nelle ossa.
E pensare che stamani c'era il sole, quando sono uscito dal portone di casa mia.
Il vento, mi ha fatto chiudere il piumino con un gesto deciso, le barche lungo i canali della Piccola Venezia sbattevano i paracolpi nella parete di fianco, creando musica che si mischiava al sibilo del maestrale. Non si poteva presagire l'umidità della sera, a Livorno come in qualsiasi posto di mare, può succedere che il vento cambi repentino. Le bandiere si girano nel tempo che tu, ti fermi a guardarle.
L'ho intravista, prima sono stati i suoi capelli ad attirare l'attenzione, mentre camminava accanto al muro del bar, li ha tirati su, senza fermarsi, li ha raccolti infilando un bastoncino, o forse una penna, non so. Seduti fuori dal bar, a quell'ora, solo uomini. L'hanno seguita posando gli occhi sul suo cappotto, che stretto segnava il fianco, l'hanno guardata come me, fino al chiosco di giornali dove, svoltando, è sparita, lasciando un vuoto nella strada.
Ho attraversato il ponte sul canale, il sole appena più alto, brillava sulle vernici stinte delle barche.
Mi aspettava appoggiata alla mia auto, il suo camminare...ne ero certo?! Mi è preso un colpo alla testa, un fiotto di sangue l'ho sentito nelle tempie... Mara...
“Sei proprio tu?” mi sono ricomposto mentre la guardavo: capelli scomposti, bocca pronunciata, da caderci dentro.
“Sono io, sono di nuovo io, ho bisogno di parlarti Giulio, prendiamo un caffè.” è stato un sussurro deciso il suo, non ricordavo la durezza nella voce.
“Entriamo” l'ho sospinta verso il bar, quello al di là del ponte, ancora deserto a quell'ora del mattino.
L'ho ascoltata parlare, parlare, della sua vita negli ultimi due anni, lontano da me niente più le aveva dato serenità o gioia, niente. Aveva dovuto chiudere il centro estetico all'Elba, il sogno che l'aveva allontanata dalla nostra storia e avvicinata... non so a chi né a cosa. Me lo ha detto, e ancora detto, l'ho guardata e ho pensato che forse il maestrale la rendeva così elettrica, qualcosa stonava in lei, una corda troppo tesa, uno stridio di freni;solo la bocca manteneva il tocco del velluto,non ne dubitavo. Quello non poteva essere cambiato.
Ho telefonato al lavoro dicendo che avrei tardato, un'ora, forse due.
“Andiamo a casa tua, il vento mi agita” mi ha suggerito o è stato il maestrale a spingerci. A casa mia, anzi nostra, per un periodo negli anni passati, si è placata, ha spento il gelo.
Mi ha baciato, lo fa sempre lei per prima. No... io già la baciavo al primo sguardo, io la baciavo quando i gabbiani prima dell'alba cercavano il cibo, io la baciavo quando la notte scorsa la luna è passata sul balcone, disegnando una grata di ombre sulle mattonelle, io la baciavo prima che arrivasse.
Abbiamo inciampato nel tavolo da fumo, le sigarette si sono rovesciate come la cenere sulle gambe nude, le ho sentite intorno alla vita, mi hanno serrato decise, conosco sapore e odore, dolcezza e forza fino allo scoppio delle sue lacrime, dove cado. Quella è casa mia.
Non ci siamo spogliati, solo il cappotto e il piumino sono rimasti a terra appena varcata la soglia.
Adesso è lei, ride, sussurra frasi, prepara il caffè, nuda sotto la gonna, scalza mi gira intorno mentre resto sul tappeto a guardarla. Sento il ribollire del caffè, non la vedo,forse è in bagno ...ma è già notte?!
Il maestrale si è abbassato, l'umidità cala una cortina sul muro lungo i canali della piccola Venezia. Il sudore aveva già stinto la scritta sul biglietto che dal tardo pomeriggio stringo nella mano, sono sceso appena il bar ha chiuso, inanello cerchietti di fumo, uno dopo l'altro, ogni tanto leggo, incredulo...GRAZIE.
Si è presa i miei soldi, mentre dormivo, per lei che conosce la cassaforte un gioco da ragazze, dalla bocca di velluto. Ricordo un improvviso sonno dopo il caffè, la sua bocca a un fiato dalla mia, mi è venuta vicina e mi ha sussurrato in un orecchio “E tu scemo mi prometti che ci rivedremo?”
“Te lo prometto” Quando mi sono svegliato lei era andata via. Mi aveva lasciato un biglietto.
Scrittura creativa scritta il 11/09/2018 - 18:40
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Commenti
Semplicemente bello!
Vincenzo 2 Russo 03/10/2018 - 21:43
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Incantevole racconto, scritto in maniera superlativo, complimenti Grazia.
Paolo Perrone 26/09/2018 - 10:21
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Mi era sfuggita questa chicca...molto bello, scrivi benissimo e la storia mi ha catturata. Ti invidio un passo che forse sfrutterò, col tuo permesso: mi piace troppo. E' questo: solo la bocca manteneva il tocco del velluto...un'immagine poetica, originale, nuova per me. OPiaciuta tanto. Ciao...
Franca M. 19/09/2018 - 11:31
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Bellissimo racconto, sei proprio brava, mi hai acchiappato. Ciao
giovanni benvenuto vavassori 17/09/2018 - 18:19
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Scrivi come una poesia in prosa. Complimenti!
Un bel fine settimanna
Un bel fine settimanna
mare blu 15/09/2018 - 08:44
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Bravissima Grazia. Quanto è bello leggere queste atmosfere. La scrittura poi è splendida. Mi ha catturato. Complimenti davvero ! Francesco.
Francesco Mereu 13/09/2018 - 22:54
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Grazie adorabili Laisa Paola e Margherita
Grazie Paolo il tuo commento è una carezza
Grazie Giancarlo delle belle parole
Grazie Teresa intensa poetessa
Grazie Mimmi Due i complimenti mi onorano
Grazie Glauco dell'attenzione
Grazie Paolo il tuo commento è una carezza
Grazie Giancarlo delle belle parole
Grazie Teresa intensa poetessa
Grazie Mimmi Due i complimenti mi onorano
Grazie Glauco dell'attenzione
Grazia Giuliani 12/09/2018 - 19:16
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Una ambientazione livornese nella Venezia che ricorda certe atmosfere de "le notti bianche" di Viaconti...
Glauco Ballantini 12/09/2018 - 11:01
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Un racconto che trascina, scritto benissimo, i miei complimenti!
Mimmi Due 12/09/2018 - 07:55
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Bravissima, racconto accattivante, scritto con arte... è poesia!.
Teresa Peluso 12/09/2018 - 06:00
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stupendo sei molto brava
gcr poeta lupo dell'amiata 11/09/2018 - 23:48
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Veramente un bel racconto, confermo anche io scritto con molta arte, con poesia.Finale altrettanto bello e in perfetta armonia col racconto. Non mi resta che farti i miei migliori complimenti Grazia e darti la mia buona notte.
Paolo Ciraolo 11/09/2018 - 22:03
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Sei stata originale Grazia...uno splendido racconto/incontro con una strega/Dea...fenomenale!!!
Complimenti di cuore sei Bravissima!
Complimenti di cuore sei Bravissima!
Margherita Pisano 11/09/2018 - 21:51
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Una storia d'amore e di disillusione, raccontata quasi in versi, creando un'atmosfera fra sogno e realtà, nel tuo stile.
In cui il finale, e concordo con Laisa, non facile da inserire, si incastra perfettamente...
Molto brava Grazia
In cui il finale, e concordo con Laisa, non facile da inserire, si incastra perfettamente...
Molto brava Grazia
PAOLA SALZANO 11/09/2018 - 21:43
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Perdona tt gli errori...
Ovviamente, SCRIVI
Ovviamente, SCRIVI
laisa azzurra 11/09/2018 - 20:30
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Grazia, sei fantastica. Scrivo divinamente, ma questo te l'ho già detto. Aggiungo che catturi incredibilmente "la bocca pronunciata, da caderci dentro"...ARTE
Inoltre, sei riuscita a dare un vero senso a quel finale così ambiguo e complicato..ed anche questo, è arte
Incantata
Inoltre, sei riuscita a dare un vero senso a quel finale così ambiguo e complicato..ed anche questo, è arte
Incantata
laisa azzurra 11/09/2018 - 20:23
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