Ad esempio Rousseau nella sua autobiografia "Le confessioni" dopo aver parlato di un castigo avuto nell'infanzia dice: "Chi crederebbe mai che quel castigo infantile, ricevuto a otto anni da una donna di trenta, ha deciso dei miei gusti, dei miei desideri, delle mie passioni, di me stesso per il resto della vita e precisamente nel senso contrario a quello che ......"
Confessioni
Povera piccola! Quanto squallore c’era in quelle persone! Come si possono dire quelle cose a una bambina che, per crescere sana e senza problemi psicologici, ha bisogno di sentirsi amata dalle persone che la circondano. Come si può tenere a distanza, come fosse una perfetta estranea, una bimba incolpevole! Come può una madre non sentire la necessità di darle affetto, di farle sentire il calore di un abbraccio che riscalda il cuore e l’anima, infonde fiducia e certezze, ti fa sentire amata, desiderata, voluta!
Il giorno del suo compleanno il fratello le disse di andarsi a preparare la valigia perché era arrivato il momento di conoscere sua madre che si trovava in un villaggio vicino e finalmente e riunirsi a lei. Le disse di fare in fretta se voleva che lui l’accompagnasse, altrimenti avrebbe dovuto andarci da sola con l’autobus o con il treno! Di corsa la piccola Tea, contenta perché finalmente avrebbe conosciuto sua madre, andò a prepararsi la sua piccola valigia di cartone e si mise a scendere di corsa le scale di casa per fare in fretta. Arrivata, però, a metà scalinata si sentì dire da suo fratello: “Ma dove vai?”
“Andiamo dalla mia mamma.”
“Tua madre sta sopra, è quella con cui vivi da dodici anni, da quando sei nata!”
“No, non è vero! Hi hi hi, voglio la mia mamma!”
“Ma sei proprio stupida, abbiamo solo scherzato, non è vero che sei figlia di zingari. Torna sopra e disfa la valigia.”
“No, non è vero, tu non mi vuoi accompagnare. Io voglio andare dalla mia mamma! Hh hh hh.”, quella dolce creatura continuava a singhiozzare, non riusciva a smettere di piangere.
“Io non voglio più stare con voi! Non mi volete bene. Voglio la mia mamma!”, continuò Tea.
Poi dovette accettare come vero quello che le aveva detto il fratello e disfece la valigia. Ma non dimenticò quelle parole perché avvertiva di non essere benvoluta come succedeva alle sue amichette che erano, invece continuamente coccolate dai genitori e dai parenti. I baci e gli abbracci che ricevevano dai genitori erano assidui. Tutti i giorni i genitori degli altri bambini raccomandavano loro di non uscire di casa senza aver dato loro un bacio, di non dimenticare di salutare i nonni, di fare loro le carezze e lasciarsi accarezzare, di stare attenti in strada.
Invece sua madre più di una volta negli anni che seguirono le disse:”Io non ti volevo, è stato tuo padre a volerti a tutti i costi! Se fosse dipeso da me tu non saresti mai venuta al mondo!”
Quelle parole si conficcarono come frecce appuntite, avvelenate e roventi nel cuore, nella mente e nell’anima della nostra protagonista. Si sentiva peggio di Cenerentola…bistrattata di qua e di là, mortificata e non considerata se non per andare a comprare il pane, il latte e a prendere l’acqua con i secchi alla fontana del paese!
A Natale le regalavano la calza con il carbone dicendo: “Tu sei cattiva e ai cattivi Babbo Natale non porta i giocattoli, ma carbone.”
Solo il suo papà le regalava spesso delle buste di caramelle, o dei dolci e anche le figurine della ‘Ferrero’. Spesso la chiamava vicino a sé quando andava alla scrivania del salotto e le mostrava il salvadanaio dove metteva le monetine destinate a lei.
“Teuccia, vieni, ogni tanto metto mille lire nel tuo salvadanaio!”, le diceva, “Ieri ho messo una moneta d’oro e ora sono tre. Quando sarai grande le faremo incastonare per farci un bracciale e gli orecchini come quelli di tua sorella!”.
Ma, purtroppo non era molto forte il suo papà, non sapeva dire di no alle richieste della moglie! Capitò che, per darle ascolto picchiò a sangue ‘la ribelle Tea’.
“Tea, tua madre si lamenta della tua mancanza di rispetto, mi ha riferito che sei andata al cinema con le amiche, ignorando il suo divieto. Perché non le dai ascolto?”, le disse il padre prima di dare inizio a quella punizione inammissibile. “Ormai sai che quando tua madre dice no non devi contrariarla!” “Io le chiedo il permesso di fare cose normali che le mie amiche fanno senza che i genitori abbiano nulla da obiettare!”, cercò di difendersi Tea, “Io semplicemente le chiedo di aver fiducia in me, le dico che io non farei nulla di male. Ma lei sa dire solo… di NO, che non devo andare da nessuna parte, che devo stare a casa, devo andare in camera, devo studiare e devo fare le faccende di casa”.
Ferita nel più profondo perché il padre non la capiva, la piccola rimase assolutamente immobile lasciando che il padre prendesse un tubo di gomma con cui soleva innaffiare le piante e iniziasse a usarla su di lei. Resistette per pochi secondi, il dolore che sentiva sulle braccia nude e sulle gambe era insopportabile… Riuscì a divincolarsi e si recò di corsa e piangendo a casa di un’amica. Vedendola ridotta in quelle condizioni indicibili, chiese aiuto alla madre che tanto si prodigò per alleviarle il dolore. Le fece degli impacchi di camomilla, applicò delle bende bagnate nell’acqua fredda sulle braccia e sulle gambe rosse per il sangue che trasudava dai pori. Sembravano loro rispettivamente la sorella e la madre di Tea, tanto prendevano a cuore le sue vicissitudini, i maltrattamenti ingiustificabili a cui era sistematicamente soggetta.
Oggi la dolce Tea ha trentasette anni ma l’infanzia rubatale da quella famiglia che non ha saputo darle amore l’ha segnata irrimediabilmente. Ancora oggi è convinta di non valere granché né fisicamente né intellettualmente. Si fa indietro quando la invitano ai convegni perché vede gli altri muoversi con sicurezza in ogni circostanza, anche quando sanno molto poco. Ha paura di tutto, anche della sua ombra!
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