INCIPIT
Le istruzioni sono:
da questo incipit (tratto da "Mandami a dire" di Pino Roveredo) crea un racconto: "Dolce tesoro mio, come stai? Anche oggi ti ho cercata al telefono e tu non c'eri."
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Fatti sentire
Dolce Tesoro mio come stai? Anche oggi ti ho cercata al telefono e tu non c’eri. Avrei voluto lasciare un messaggio ma mi è mancato il coraggio. Forse lo lascerò domani se ancora non avrò ottenuto una risposta. Sono così tante le cose che ho da raccontarti, che la segreteria non riuscirebbe a contenerle tutte. Meglio sarebbe, se potessi parlarti di persona, mentre annego nel mare degli occhi tuoi belli.
Ricordi il susino nel nostro angolo di paradiso? Oggi al mio risveglio l’ho trovato che è tutto un fiore, un’esplosione di luce in questa mia livida giornata senza te. Che sia di buon auspicio? Un anticipo di primavera perché al più presto da me farai ritorno? Mentre lo guardo dalla finestra che da sul patio; ripenso a quando lo abbiamo piantumato. Lui così esile, bisognoso di cure. Pensavamo non sopravvivesse all’inverno; invece anno dopo anno è cresciuto forte, fiero, rigoglioso. Ora io mi sento perso, sfibrato: un po’ come doveva sentirsi lui prima delle tue amorevoli cure. Mi manchi tesoro. In casa aleggia il tuo dolce profumo. Dimmi pure che sono un lercio egoista, un mostro di gelosia perché non ho la serenità di condividerti con i tuoi genitori: che pure hanno diritto di vederti. La verità è che ho paura di perderti e sento il bisogno prepotente di averti tutta per me, per poterti carezzare, stringere forte fra le braccia e viverti. La casa ora che non ci sei è taciturna. Le pareti sembrano restringersi quasi a volermi lentamente soffocare. Mi manca la tua voce, la risata cristallina quando mi burlo di te, del tuo “talento” in cucina.
Mai avrei potuto immaginare che il nostro letto potesse sembrarmi così grande, vuoto. Ora che non ci sei ripenso a quante volte ho brontolato per i tuoi piedi freddi, o perché sistematicamente, ogni notte, mi privavi della mia parte di coperte tirandole dalla tua parte, e lasciandomi lì scoperto, a raffreddarmi tutto. Giuro, che quando farai ritorno ti terrò così stretta, che avrai coscienza di non rubarmele; perché saranno le mie braccia e i miei baci la tua coperta. Sarà un balsamo, amore riaverti accanto. Tra i tanti pensieri di questi giorni di lontananza, uno di essi ha cavalcato prepotentemente la mia mente. Ho sperato che nel fare visita ai tuoi; nella casa che ti ha accolta bambina, e ti ha vista divenire la splendida donna quale sei. Tu potessi sentirti una profuga, un’ospite indesiderata, così da decidere di non trattenerti, e al più presto da me fare ritorno. Di questo sgradito pensiero “confesso” mi sono subito pentito, e un po’ vergognato. A mia discolpa il grande, immenso amore, che nutro per te, e la percezione di profondo vuoto in cui mi ha lasciato la tua assenza. Anima mia non prolungare se non strettamente necessario la tua permanenza. Ricorda che senza di te potrei sprofondare. Se anche tu senti il mio stesso bisogno, non lasciarmi ancora come un ragno sospeso sopra un precipizio. Ti prego. Fatti sentire.
Ricordi il susino nel nostro angolo di paradiso? Oggi al mio risveglio l’ho trovato che è tutto un fiore, un’esplosione di luce in questa mia livida giornata senza te. Che sia di buon auspicio? Un anticipo di primavera perché al più presto da me farai ritorno? Mentre lo guardo dalla finestra che da sul patio; ripenso a quando lo abbiamo piantumato. Lui così esile, bisognoso di cure. Pensavamo non sopravvivesse all’inverno; invece anno dopo anno è cresciuto forte, fiero, rigoglioso. Ora io mi sento perso, sfibrato: un po’ come doveva sentirsi lui prima delle tue amorevoli cure. Mi manchi tesoro. In casa aleggia il tuo dolce profumo. Dimmi pure che sono un lercio egoista, un mostro di gelosia perché non ho la serenità di condividerti con i tuoi genitori: che pure hanno diritto di vederti. La verità è che ho paura di perderti e sento il bisogno prepotente di averti tutta per me, per poterti carezzare, stringere forte fra le braccia e viverti. La casa ora che non ci sei è taciturna. Le pareti sembrano restringersi quasi a volermi lentamente soffocare. Mi manca la tua voce, la risata cristallina quando mi burlo di te, del tuo “talento” in cucina.
Mai avrei potuto immaginare che il nostro letto potesse sembrarmi così grande, vuoto. Ora che non ci sei ripenso a quante volte ho brontolato per i tuoi piedi freddi, o perché sistematicamente, ogni notte, mi privavi della mia parte di coperte tirandole dalla tua parte, e lasciandomi lì scoperto, a raffreddarmi tutto. Giuro, che quando farai ritorno ti terrò così stretta, che avrai coscienza di non rubarmele; perché saranno le mie braccia e i miei baci la tua coperta. Sarà un balsamo, amore riaverti accanto. Tra i tanti pensieri di questi giorni di lontananza, uno di essi ha cavalcato prepotentemente la mia mente. Ho sperato che nel fare visita ai tuoi; nella casa che ti ha accolta bambina, e ti ha vista divenire la splendida donna quale sei. Tu potessi sentirti una profuga, un’ospite indesiderata, così da decidere di non trattenerti, e al più presto da me fare ritorno. Di questo sgradito pensiero “confesso” mi sono subito pentito, e un po’ vergognato. A mia discolpa il grande, immenso amore, che nutro per te, e la percezione di profondo vuoto in cui mi ha lasciato la tua assenza. Anima mia non prolungare se non strettamente necessario la tua permanenza. Ricorda che senza di te potrei sprofondare. Se anche tu senti il mio stesso bisogno, non lasciarmi ancora come un ragno sospeso sopra un precipizio. Ti prego. Fatti sentire.
Scrittura creativa scritta il 19/01/2014 - 20:06
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