L'APPUNTAMERNTO
Le istruzioni sono:
Scrivi un racconto in cui avviene un appuntamento (di ogni genere)
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Scrittura di gennaio rimasta nel cassetto
Se chiederete a un bambino cos’è la paura, vi risponderà quasi senza indugio il buio. Nel buio c’è tutto quello che di avverso nella vita ti è accaduto. Grideresti se potessi perché sai di avercela fatta, ma il terrore che accada ancora ti lascia un sussurro senza voce…
Lei ce l’ha fatta, lei… si chiama Andrea che significa coraggio.
Sua sorella nell’unica finestra ancora accesa della piccola clinica rilegge ancora una volta la cartella del paziente che domani si sottoporrà a un intervento di chirurgia bariatrica, Andrea saluta quella che dal basso le sembra un’ombra familiare con un timido cenno della mano.
Conosce quell’uomo. Tutte le sere porta fuori il cane proprio quando il sottopasso la conduce sul lato opposto della strada. Ma oggi non c’è all’appuntamento. La cuccia è vuota, e la porta rimasta aperta e la curiosità le mostrano lui con la barbetta unta dall’amalgama di burro, prosciutto crudo e salvia marinate nel vino bianco che punzecchia appagato nel piatto con la forchetta. Le si stringe il cuore, e un po’si arrabbia. Affretta il passo. Attraversa all’unica luce del semaforo lampeggiante e un odore sgradevole la fa tossire. E la porta a guardare un ragazzo più o meno come lei sui venticinque anni avvolto nella sciarpa sulla panchina. Ha lo sguardo perso oltre il sigaro, oltre la strada… come se un passo gentile gli pettinasse i pensieri. Per un attimo la guarda. Andrea sorride, forse di nostalgia.
Qualche isolato prima un’auto nera parcheggiata le aveva fermato un groppo in gola. Non c’era conducente. Non c’era nessuno. Forse è proprio questo… stessa marca e modello di quell’amore che troppo presto l’aveva lasciata sola alla brevità del suo racconto.
Asciuga una lacrima che non ha nemmeno più la forza di scendere mentre pensa che al lume nella casa dietro la ferrovia il suo poeta d’un tempo, forse, lascia che il mistero avvolga i suoi versi… un cortometraggio di mezz’ora, un percorso da fare a piedi, vite come ce ne sono tante. I suoi pensieri. Rincasa.
Nel buio c’è un mondo di cose spaventose, ma sono poi le stesse che ritroveremo alla luce del sole.
Andrea spazzola i capelli candidi della nonna che si è assopita sulla poltrona, mentre il poeta avvicina i suoi pensieri alla fiamma del lume che mostra un cassetto accostato insieme ai ricordi chiusi dentro a una fotografia.
Lei si sdraia vestita nel letto. Esausta dal doppio turno in fabbrica. Il suo bambino apre gli occhi al buio della lucina della notte… e si riaddormenta guardando la sua mamma.
Lei ce l’ha fatta, lei… si chiama Andrea che significa coraggio.
Sua sorella nell’unica finestra ancora accesa della piccola clinica rilegge ancora una volta la cartella del paziente che domani si sottoporrà a un intervento di chirurgia bariatrica, Andrea saluta quella che dal basso le sembra un’ombra familiare con un timido cenno della mano.
Conosce quell’uomo. Tutte le sere porta fuori il cane proprio quando il sottopasso la conduce sul lato opposto della strada. Ma oggi non c’è all’appuntamento. La cuccia è vuota, e la porta rimasta aperta e la curiosità le mostrano lui con la barbetta unta dall’amalgama di burro, prosciutto crudo e salvia marinate nel vino bianco che punzecchia appagato nel piatto con la forchetta. Le si stringe il cuore, e un po’si arrabbia. Affretta il passo. Attraversa all’unica luce del semaforo lampeggiante e un odore sgradevole la fa tossire. E la porta a guardare un ragazzo più o meno come lei sui venticinque anni avvolto nella sciarpa sulla panchina. Ha lo sguardo perso oltre il sigaro, oltre la strada… come se un passo gentile gli pettinasse i pensieri. Per un attimo la guarda. Andrea sorride, forse di nostalgia.
Qualche isolato prima un’auto nera parcheggiata le aveva fermato un groppo in gola. Non c’era conducente. Non c’era nessuno. Forse è proprio questo… stessa marca e modello di quell’amore che troppo presto l’aveva lasciata sola alla brevità del suo racconto.
Asciuga una lacrima che non ha nemmeno più la forza di scendere mentre pensa che al lume nella casa dietro la ferrovia il suo poeta d’un tempo, forse, lascia che il mistero avvolga i suoi versi… un cortometraggio di mezz’ora, un percorso da fare a piedi, vite come ce ne sono tante. I suoi pensieri. Rincasa.
Nel buio c’è un mondo di cose spaventose, ma sono poi le stesse che ritroveremo alla luce del sole.
Andrea spazzola i capelli candidi della nonna che si è assopita sulla poltrona, mentre il poeta avvicina i suoi pensieri alla fiamma del lume che mostra un cassetto accostato insieme ai ricordi chiusi dentro a una fotografia.
Lei si sdraia vestita nel letto. Esausta dal doppio turno in fabbrica. Il suo bambino apre gli occhi al buio della lucina della notte… e si riaddormenta guardando la sua mamma.
(Lascia che la notte avvolga pensieri… e vite)
-una di quelle vecchie foto... che la trovi e ricordi, e pensi sia “la luce che è venuta fuori da una tenebra caduta” (Alda Merini)
Mirko D. Mastro
Scrittura creativa scritta il 31/03/2020 - 07:13
Letta n.791 volte.
Voto: | su 4 votanti |
Commenti
Cari amici miei grazie, i vostri commenti sono cibo per l’anima. A gennaio mi sentivo pronto affinchè questa scrittura vedesse “la luce che è venuta fuori da una tenebra caduta”. Ma essa non lo era ancora. Una persona a me cara leggendola mi invitò a chiedermi se questa mia scrittura non avesse l’obbligo di lasciare che la notte avvolga pensieri… e vite, da qui il titolo originario. L’obbligo di “accompagnare il lettore”, Maria Luisa. Come “un passo che avanza nel cuore” Margherita. Così un po’ ha cambiato aspetto, smettendo l’abito troppo personale che vestiva. “Ora le cose appaiono diverse” Anna Maria. Mirella, il buio ha acceso una candela rendendo il testo Giacomo e Grazia per sua fortuna di “alta delicatezza”
Mirko D. Mastro(Poeta) 01/04/2020 - 07:06
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Sono contenta che tu l'abbia tolta dal cassetto, dal buio l'hai portata al sole e forse un po' ha cambiato aspetto anche nel tuo cuore...
Un testo delicato e poetico che resta...
Ti abbraccio Mirko
Un testo delicato e poetico che resta...
Ti abbraccio Mirko
Grazia Giuliani 31/03/2020 - 16:34
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MIRKO...Hai scritto nel buio c'è un mondo di cose spaventose....Non maledire il buio ma accendi una candela, il buio scomparirà! E che la vita migliori e cambi gli animi degli uomini.Bel racconto molto particolare.
mirella narducci 31/03/2020 - 15:56
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Inconfondibile il tuo stile che trova sempre come snodarsi lungo una trama che accompagna il lettore.
Maria Luisa Bandiera 31/03/2020 - 15:26
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“Nel buio c’è un mondo di cose spaventose, ma sono poi le stesse che ritroveremo alla luce del sole”mi ha colpito molto questo passo del tuo bel racconto perché contiene un profondo insegnamento.Le cose appaiono diverse a seconda del nostro stato d’animo.
Anna Maria Foglia 31/03/2020 - 15:04
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Condivido il commento di Giacomo...la tua scrittura è un passo che avanza nel tuo cuore di Poeta! Bellissima!
Margherita Pisano 31/03/2020 - 14:52
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Bello...uno stile personale che ti porta a scrivere in prosa pensieri di alta poesia. Belli questi agganci alla Merini, grande poetessa.
Giacomo C. Collins 31/03/2020 - 12:36
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