L’Eco di Avalon
Mi piace guardare le persone, ma chi mi ha sempre più incuriosito è la signora Igraine. Se gli rivolgerete la parola, vi ripeterà fino allo sfinimento <Tutti mi chiamano Eigyr>. Non ho mai capito il perché. La signora Igraine è una vecchina che trascorre qui sei mesi l’anno. Passa quasi tutte le sue giornate nell’unico piccolo bar. Prende un cappuccino, e sfoggia i suoi cappelli. Adora i cappelli, me lo disse lei una volta. E la mitologia. E ama leggere. Ha da poco iniziato “La notte dei lunghi coltelli”. Viaggia con un piccolo involto <I libri è come se mi alleggerissero i fardelli> le piace bisbigliare accompagnando il fumo della tazza col dito sui cerchi nell’aria.
Eigyr, ma io preferisco Igraine, è la madre della mia sorellastra Elaine che fa la segretaria per Gli Arturiani, una nota azienda artigiana nella regione del Rodano. A detta di Elaine un luogo splendido.
Tra gli innumerevoli mestieri che ho fatto prima del giornalista che scrive di cibo, sono stato occupato per un periodo a Ginevra nella carpenteria nautica tra Arturi e merlini. Con Arthur, un omone elvetico responsabile del rimessaggio, e l’albionico Artorius, operaio nella verniciatura dei natanti con anni di pratica, ci facevamo scorpacciate di reclette fingendo di suonare i cavi più sottili. E birra ambrata. Lì conobbi Viviane, una ragazza irlandese dalle movenze di dama, forse del lago vicino al paese dal quale veniva. Devotissima, e incantevole.
Di sorellastre ne ho tre, ma per via delle nostre professioni ci vediamo poco.
Il mio amico Gaius, medico badiale dalla struttura pingue, un giorno ebbe un’idea baciando il collo dell’altra mia sorellastra Morgause, che non perse tempo. Lei incaricò l’alchemico della sua multinazionale di Garlot in Bretagna di creare un profumo che ricordasse l’odore della sua pelle.
Anche la signora Igraine mi confessò di usare Morgause eau de parfum.
Morgause è una delle donne più ricche di Bretagna, mentre Gaius continua a provare indifferenza all’adiposità e al sangue. Ma appagamento nel lustrare il martelletto e nel tirar a lucido lo stetoscopio, non il corpacciuto aspetto.
E così arriviamo alla terza e ultima delle mie sorelle acquisite, Morgana, sposata con l’alchemico che ha fatto la fortuna di Morgause. Vecchio quanto il bastone che lo sorregge con l’impugnatura come la sua salute logora, appena sopra il nodulo. Su Morgana ho da poco scritto un articolo, o per meglio dire sul suo Ristorante da Mordred a Ventotene: “Tiritera della maliarda, dove La fèe dispensa arroganza ai ristori contigui lasciando i clienti a fave e cardi”.
< Arturo, sei una brava persona. Un galantuomo, ma un marito poco presente e distratto. Del lavoro mai pago> mi disse un bel giorno la signora Igraine. Un po’ forse è vero.
Morgana, ahilei, non avrà una valutazione sulla Guida Pendragon per la qualità gastronomica della sua tavola calda più che ristorante… ma solo una recensione: perché mai non c’è un ponte scricchiolante come accesso al Ristorante da Mordred, col notorio divieto di traversare?
Poi ditemi, quali due caratteristiche dovrebbe avere una minestra calda e asprigna? Non è il caso che ci stiate a pensare troppo: tanto, l’odore era quello di fittavoli con bestie da bardo e bardotti da tiro. E il sapore… erbaggi per le greggi.
Fu Galeotto -siamo amici da sempre- a convincere mia moglie a chattare per fare nuove amicizie. Così conobbe lui, nickname Signore del Lago. Lo incontrò una prima volta.
Da allora quasi ogni sera…
Mentre sto qui si è trasferita in una masseria appena fuori Garlot con nell’orecchia i rumori del contado, dal suo cavaliere della carretta.
-Taglio medio
Caù… Francesco, scegli tu il momento. Ti invitiamo a rientrare tra noi. Con la tua simpatia e quella rima che si fa leggere volentieri
Mirko D. Mastro
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Nonché ben scritto.
Un saluto
Sei stato bravo, senz'ombra di dubbio, Mirko, ma questo non è mai in discussione
sembra aspettare il superbo arciere Robin Hood. Tra maghi e isolotti proprio un bel racconto. Ciao