La Descrizione
Le istruzioni sono:
Descrivi persone, cose, animali o ambienti attraverso uno o tutti i tuoi cinque sensi, con i quali tu abbia rapporti affettivi, sentimentali ed altro.
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Luci sulla veglia
La scala di pietra, racchiusa tra due pareti, si aprì in un varco ampio nella parte finale.
Una longherina di ferro sostituiva la porzione di muro tolta, in modo che, da quel punto della scala, si potesse vedere l'ambiente a piano terra. Da sopra ne sentii la voce.
Si sovrammetteva alle altre, senza severità, come fosse il solo ad avere qualcosa da dire, come se gli altri lasciassero uscire parole trasparenti, e lui ancora più su, senza pausa.
Fu la luce che accesi sulla scala a farlo tacere. Pensai ai grilli che da anni ho in casa. Vanno e vengono. Nel buio cantano. Quando accendo la luce penseranno a un sole improvviso, un nuovo giorno inaspettato e fanno silenzio.
Dopo anni, la prima cosa che vidi di Giorgio furono i capelli radi nella parte alta della testa, attorno i riccioli corti, sfumati di bianco. Le spalle si incurvarono appena in avanti, si guardò le scarpe. Io ne vidi le punte. La terra attaccata mi ricordò che era il tempo delle olive da raccogliere. Il freddo gli lasciava naso e guance rossi. Aveva la pelle chiara, come allora.
Appena possibile si defilava dai lavori pesanti. Girando dietro casa raggiungeva l'auto e se ne andava. Gli altri lavoravano. Guidando, sfilava lungo lo stradello in mezzo all'uliveto, la schiena appoggiata al sedile e le braccia lunghe tese fino al volante. Al ritorno il lavoro era finito.
Non mi aspettavo le sue scarpe sporche. Mi soffermai sugli ultimi scalini. Era ancora al di sotto di me. Vidi il telefono tra le sue mani. Scorreva la lista dei contatti. Riuscii a leggere. Vuoi davvero eliminare la voce Babbo?
Scelse Si. Alzò la testa, in direzione della zona della stanza in penombra. Sentii il fruscio del suo sguardo passare oltre le sbarre del letto. Suo padre era steso in mezzo. Una piccola prigione conteneva il suo biancore, il corpo immobile. L'anima poco più in là.
Giorgio alzandosi dalla poltrona mi sfiorò una spalla con la mano. L'altra teneva il telefono.
Si abbassò per staccare l'argilla dalle scarpe. La sua faccia mi passò vicino. Incrociai le sue lacrime, con un passo mi ero avvicinata mentre rauco mi aveva detto < Avevo paura che non saresti venuta.>
Dalla cucina illuminata due donne indaffarate entrarono nella stanza. Accesero la luce.
Giorgio tornò alla poltrona. I nostri occhi s'incontrarono dove poco prima era solo penombra.
Le sbarre del letto luccicarono sotto il lampadario acceso. Restammo in silenzio.
La veglia era appena cominciata.
Una longherina di ferro sostituiva la porzione di muro tolta, in modo che, da quel punto della scala, si potesse vedere l'ambiente a piano terra. Da sopra ne sentii la voce.
Si sovrammetteva alle altre, senza severità, come fosse il solo ad avere qualcosa da dire, come se gli altri lasciassero uscire parole trasparenti, e lui ancora più su, senza pausa.
Fu la luce che accesi sulla scala a farlo tacere. Pensai ai grilli che da anni ho in casa. Vanno e vengono. Nel buio cantano. Quando accendo la luce penseranno a un sole improvviso, un nuovo giorno inaspettato e fanno silenzio.
Dopo anni, la prima cosa che vidi di Giorgio furono i capelli radi nella parte alta della testa, attorno i riccioli corti, sfumati di bianco. Le spalle si incurvarono appena in avanti, si guardò le scarpe. Io ne vidi le punte. La terra attaccata mi ricordò che era il tempo delle olive da raccogliere. Il freddo gli lasciava naso e guance rossi. Aveva la pelle chiara, come allora.
Appena possibile si defilava dai lavori pesanti. Girando dietro casa raggiungeva l'auto e se ne andava. Gli altri lavoravano. Guidando, sfilava lungo lo stradello in mezzo all'uliveto, la schiena appoggiata al sedile e le braccia lunghe tese fino al volante. Al ritorno il lavoro era finito.
Non mi aspettavo le sue scarpe sporche. Mi soffermai sugli ultimi scalini. Era ancora al di sotto di me. Vidi il telefono tra le sue mani. Scorreva la lista dei contatti. Riuscii a leggere. Vuoi davvero eliminare la voce Babbo?
Scelse Si. Alzò la testa, in direzione della zona della stanza in penombra. Sentii il fruscio del suo sguardo passare oltre le sbarre del letto. Suo padre era steso in mezzo. Una piccola prigione conteneva il suo biancore, il corpo immobile. L'anima poco più in là.
Giorgio alzandosi dalla poltrona mi sfiorò una spalla con la mano. L'altra teneva il telefono.
Si abbassò per staccare l'argilla dalle scarpe. La sua faccia mi passò vicino. Incrociai le sue lacrime, con un passo mi ero avvicinata mentre rauco mi aveva detto < Avevo paura che non saresti venuta.>
Dalla cucina illuminata due donne indaffarate entrarono nella stanza. Accesero la luce.
Giorgio tornò alla poltrona. I nostri occhi s'incontrarono dove poco prima era solo penombra.
Le sbarre del letto luccicarono sotto il lampadario acceso. Restammo in silenzio.
La veglia era appena cominciata.
Scrittura creativa scritta il 29/10/2020 - 19:01
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Voto: | su 5 votanti |
Commenti
Mi sono emozionato. Grazia, mi hai fatto rivivere un momento terribile ed al contempo dolce della mia giovinezza. Grazie di cuore. Bravissima.
Gianluigi Giussani 24/11/2020 - 09:19
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Piaciuto molto anche a me. Sei davvero bravissima, Grazia
MARIA ANGELA CAROSIA 13/11/2020 - 15:52
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GRAZIA...i tuoi racconti commuovono perche veri e giungono al cuore. Sempre bravissima
mirella narducci 03/11/2020 - 22:16
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E' tanto tempo che non leggo sul sito, stasera ho trovato il tempo di leggere un capolavoro, mi ha emozionato nel leggerlo, intenso e coinvolgente. Sempre bravissima!
Massimo Tovagli 03/11/2020 - 18:43
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Complimenti! È sempre un piacere leggerti. Grazie.
Moreno Maurutto 31/10/2020 - 15:18
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Hai una bella capacità descrittiva, in un breve racconto hai saputo coinvolgere il lettore in tutta la drammaticità di una veglia. Brava!
Maria Luisa Bandiera 30/10/2020 - 09:18
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Sai scrivere coinvolgendo sempre il lettore e senza mai sfiorare la retorica o le frasi ad effetto! Racconti i sentimenti veri e i protagonisti sono esseri umani con tutte le loro complessità e fragilità! Bravissima Grazia...eccezionale
barbara tascone 29/10/2020 - 21:11
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Pochi tratti legati al presente e al passato delineano efficacemente il protagonista e il rapporto con chi scrive. Ma ciò che colpisce anche è il ruolo centrale del cellulare: schiacciando un tasto si elimina il contatto con il padre appena defunto, la presa di coscienza di una triste e definitiva realtà. Complimenti Grazia!
Anna Maria Foglia 29/10/2020 - 20:26
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...chapoau...
Cuore e sentimento, e dolore. E tanta abilità descrittiva insieme alla capacità di coinvolgere il lettore.
Cuore e sentimento, e dolore. E tanta abilità descrittiva insieme alla capacità di coinvolgere il lettore.
Mirko D. Mastro(Poeta) 29/10/2020 - 20:20
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