INCIPIT
Le istruzioni sono:
Partendo con questo incipit scrivi un racconto breve: "Io sono un uomo invisibile"
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Il mio nome
Io sono un uomo invisibile, lo sono da sempre. Non riesco a rimanere impresso, a fare colpo, mai. Da quel che ricordo in gioventù nessuno ha mai tenuto a mente il mio nome per più di cinque minuti dopo che io mi fossi presentato e così ogni volta che mi veniva richiesto io lo cambiavo, tanto per sentirmi ancora più trasparente, sono stato Piero, Franco, Luca, Giovanni, Vittorio e tanti altri, sono stato mille uomini in uno eppure tutti ugualmente insignificanti. Ho passato la vita a rincorrere una popolarità che non sono riuscito mai a raggiungere, a chiedermi ossessivamente come facesse il mondo a non accorgersi di me. Non speravo di essere apprezzato, davvero no, né tanto meno di essere amato, mi sarebbe bastata quel minimo di considerazione che, da che so io, viene mossa a qualsiasi essere umano.
Me le ricordo ancora bene le notti d’estate passate ad urlare al vento che io c’ero, che ero ancora lì a sperare che qualcuno, prima o poi, avrebbe avuto bisogno di me, ma il vento non sente o non vuole sentire e la voce mia si spegneva, tutte le volte, qualche metro al disopra dei lampioni del lungomare. Avevo bisogno di sentire di essere vivo e non solo un riflesso.
Ora non so bene se posso realmente dire che il tempo sistema le cose, di sicuro le cambia, le sforma. Con il passare degli anni la gente ha iniziato conoscere il mio vero nome, Maurizio, lo hanno letto sui giornali, sulle riviste, su tanti dei più innovativi prodotti che la mia azienda sta producendo al momento. Lo leggo io tutte le mattine accuratamente ricamato sul petto della mia camicia o sull’enorme vetrata all’ingresso del mio ufficio e mi piace, forse in una maniera un po’ malata ma mi piace. Ho passato la mia adolescenza a casa senza svaghi tra le orribili mura verde acqua della mia cameretta e adesso, a quarantacinque anni suonati, vengo invitato a così tante feste mondane che, pur volendo, non avrei il tempo necessario per parteciparne neanche alla metà. La sorte è un nettare delizioso e stordente allo stesso tempo, sono consapevole che nessuna delle telefonate che ho ricevuto da dieci anni a questa parte sia stata realmente sentita o che nessuno dei tanti leccapiedi che ogni giorno cercano di guadagnarsi cinque minuti del mio tempo lo faccia perché effettivamente mosso da un sentimento di stima. Tutti seguono solo ed esclusivamente i soldi ed il potere, lo stesso mondo gira solo se i soldi lo fanno girare ma mi va bene, stupidamente me lo faccio bastare. Non mi importa se ora forse sono ancora più solo di prima, o se paradossalmente io non sia mai stato così invisibile come adesso, non avrei il coraggio di cambiare nulla, perché prima nessuno ha fatto lo sforzo di ricordare il mio nome e adesso sono anni che tutti lo sanno senza neanche che nessuno me lo abbia mai più chiesto. Mi guardano e sanno chi sono, mi guardano e sanno il mio nome.
Me le ricordo ancora bene le notti d’estate passate ad urlare al vento che io c’ero, che ero ancora lì a sperare che qualcuno, prima o poi, avrebbe avuto bisogno di me, ma il vento non sente o non vuole sentire e la voce mia si spegneva, tutte le volte, qualche metro al disopra dei lampioni del lungomare. Avevo bisogno di sentire di essere vivo e non solo un riflesso.
Ora non so bene se posso realmente dire che il tempo sistema le cose, di sicuro le cambia, le sforma. Con il passare degli anni la gente ha iniziato conoscere il mio vero nome, Maurizio, lo hanno letto sui giornali, sulle riviste, su tanti dei più innovativi prodotti che la mia azienda sta producendo al momento. Lo leggo io tutte le mattine accuratamente ricamato sul petto della mia camicia o sull’enorme vetrata all’ingresso del mio ufficio e mi piace, forse in una maniera un po’ malata ma mi piace. Ho passato la mia adolescenza a casa senza svaghi tra le orribili mura verde acqua della mia cameretta e adesso, a quarantacinque anni suonati, vengo invitato a così tante feste mondane che, pur volendo, non avrei il tempo necessario per parteciparne neanche alla metà. La sorte è un nettare delizioso e stordente allo stesso tempo, sono consapevole che nessuna delle telefonate che ho ricevuto da dieci anni a questa parte sia stata realmente sentita o che nessuno dei tanti leccapiedi che ogni giorno cercano di guadagnarsi cinque minuti del mio tempo lo faccia perché effettivamente mosso da un sentimento di stima. Tutti seguono solo ed esclusivamente i soldi ed il potere, lo stesso mondo gira solo se i soldi lo fanno girare ma mi va bene, stupidamente me lo faccio bastare. Non mi importa se ora forse sono ancora più solo di prima, o se paradossalmente io non sia mai stato così invisibile come adesso, non avrei il coraggio di cambiare nulla, perché prima nessuno ha fatto lo sforzo di ricordare il mio nome e adesso sono anni che tutti lo sanno senza neanche che nessuno me lo abbia mai più chiesto. Mi guardano e sanno chi sono, mi guardano e sanno il mio nome.
Scrittura creativa scritta il 30/06/2014 - 00:52
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Commenti
Un nome può anche voler dire successo o potere, ma è comunque insignificante se non ci permette di uscire dalle nostre vere sofferenze interiori. Molto bello!
Salvatore Linguanti 01/07/2014 - 11:56
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