Ancora in Viaggio (scrittura, Ah… se tornasse il brumista) -Fermata
Resta alle tue faccende autore/autrice, oggi non si andrà in viaggio. Resterò come un musico dinanzi al pensiero di lei con una domanda nella testa “Amore, o follia?”.
E una poesia da scrivere nel taschino della giacca scozzese
La guardo
dormire.
Lei riluce
mentre risuonano attorno le cornamuse di Loch Lomond nella versione del gruppo folk Runrig
(…) Fu allora che ci separammo in quella valle rigogliosa / dove in sfumature viola si vedono le montagne degli altopiani / e la luna che spunta nel crepuscolo.
Gli uccellini cantano e i fiori selvatici sbocciano / e sotto i raggi del sole le acque sonnecchiano / ma si sa che il cuore spezzato non fiorirà di nuovo / anche se coloro che sono tristi smettessero di piangere
Siedo tra poltrone di varia foggia, sagome nitide e posti ancora vuoti.
Mi sono sempre piaciute le ombre senza il fardello dei dettagli. E le qualità dei dettagli.
Ma preferisco di gran lunga la presenza.
Vi parlerò del brumista, per l’appunto il cocchiere. Questo individuo nelle buone giornate, dietro un panciotto rosso sotto la giacca elegante, aspettava i milanesi che potevano permettersi il lusso di pagare la corsa. La sera il suo cilindro lucido basso rifulgeva al lume (il brum) posto sopra le carrozze per illuminare la strada.
In quelle di magra, fonte di guadagno per il brumista era il cavallo con i suoi bisogni fisiologici: doveva essere spassoso vedere il distintissimo vetturino in cilindro, dotato di paletta, raccogliere i “doni” lasciati in terra dal suo fido ronzino per andare a rivenderli a qualche contadino come concime per i campi.
Corre l’anno 2022, e di brumisti resto io e forse qualche altro; a cassetta mi siede accanto un album da sfogliare di ricordi con le fotografie di chi è stato con me nel precedente viaggio… che oggi resterà chiuso. Accanto a lui su di un taccuino il curapipe e il suo pigino usciti dalla tasca del paltò dell’ispettore del racconto giallo, sul taccuino
Io sono folle (…) d’amore per te.
Stamane il mattino era così caldo
che a me dettava quasi confusione
(Io sono folle, A. Merini)
Voglio lasciarvi una domanda, tutto questo… maschera o solo follia!?
Voto: | su 2 votanti |
nel testo leggo i versi La guardo dormire, lei riluce... e lì sento la verità di chi scrive, così alto e così pulito.
Vivere con la maschera o senza maschera ci riconduce sempre alla follia...
Grazie Mirko di questa pausa, di riflessione!
Il folle è un sognatore sveglio.
Quindi..niente maschere..ma solo follia!!
La prima è per mostrare.
La seconda per nascondere.
Mostrare e nascondere son due verbi interessanti: son falsi entrambi in quanto finzione.
Ciao, amico mio!