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LA RIVINCITA

Il battacchio dell’orologio della vita, aveva da pochi giorni battuto, i 62 colpi della sua età. Lui, uomo di successo canoro, in campo lirico, non aveva messo in cantiere ciò che avrebbe assaporato di lì a poco. Era conosciuto come Auro Ugol, celeberrimo tenore da sempre. Coi tanti fiori ricevuti avrebbe creato un giardino, colle tante pergamene avrebbe tappezzato un castello, coi tanti ori avrebbe aperto una gioielleria, con la carta dei tanti servizi giornalistici avrebbe riscaldato un intero quartiere, coi scroscianti plausi avrebbe rallegrato una Nazione.
Una sera di Maggio, al Teatro Massimo di Catania, era la prima della Norma, opera del benamato figliol, Vincenzo Bellini. Auro, in quanto tenore, personificava il personaggio Pollione (Proconsole di Roma nelle Gallie).
Nel bel mezzo del secondo atto, una sua inaspettata stecca, gli pregiudicò l’intero seminato, in anni di eccelsa carriera. Miliardi di fischi, chi gli dava del buffone, chi dell’esaltato, chi gli dette del ladro, chi del buono a nulla. Cose inaudite. Col capo chino, accompagnato da la Marcia Fischiante, si ritirò nel suo camerino. Fu per lui, l’amaro amarissimo, che lo tenne rinchiuso in casa, per alcuni giorni. Nessuna telefonata, nessuna visita per rincuorarlo, nulla che lo possa risollevare. Solo il ritorno assordante del fischi che lo cacciavano ingiustamente.
Finirla così, sarebbe solo accettare l’insperata caduta. Pensò, ripensò, ricordò i tanti benefici che aveva elargito generosamente ai bambini dell’Africa. Numerose adozioni a distanza. Contributi per costruire scuole, villaggi. Lì lo avrebbero accolto a braccia aperte, lì avrebbe creato una Scuola di canto. Lì sarebbe stato l’inizio della sua rivincita. Dominato ormai il suo amaro, telefonò ad un’Agenzia di viaggi per volare all’indomani da chi lo amava col cuore. Qui consultò Gruppi di religiosi, di beneficenza, di studi, circa l’esposizione del suo progetto.
Interessava istituire un gruppo lirico, con annessi e connessi. Trovò stimolante l’idea in tanti. Molti si precipitarono a dargli una mano. Fece giungere da altri Paesi, altrettanti Maestri… C’era da formare un’Orchestra, dei Cantanti, un Coro… e Lui certamente non avrebbe potuto adempiere a tutto. La notizia si sparse nei villaggi. Molti ragazzini e ragazzine si presentarono per iscriversi come allievi alla nascente Scuola di Musica. Erano più di duecento tra ragazzi e ragazzè. Dalla bontà degli Enti, in un batter d’occhio, arrivò la carta musicale, i libri, gli strumenti, i leggii. La Croce Rossa alzò una tenda, come Campo Scuola. Le prime sedie furono massi di pietra. L’importante era cominciare. Prima tappa: il solfeggio… ed ecco il dar voce al metodo Pasquale Bona: tre parti da studiare, da sudare, da apprendere. Tutti con un sogno nel cassetto si impegnarono… dai Ragazzi agli Istruttori… dai Maestri all’entusiasta Ugol. Dopo circa un anno, il solfeggio era brillantemente terminato. Ecco la consegna degli strumenti… l’insegnar e l’imparar il metodo di ognuno. Ecco un luccicar di clarinetti, oboi, sassofoni, trombe, flauti, tromboni, bombardini, corni, controfagotti. E ancora piatti, tamburi, grancassa, bassi, contrabbassi, timpani, triangoli, nacchere, tamburelli, xilofono, violini e violoncelli. Un’orchestra ad artem. Quindi le voci liriche della Norma… le soprane: Norma e la confidente Clotilde, i tenori: il Proconsole Pollione ( su cui Ugol aveva steccato) e l’amico, il Basso: Oroveso, padre di Norma, e il Mezzosoprano: Adalgisa, giovane Ministra del Tempio di Irminsul), il Maestro e il Coro, il Direttore dell’Orchestra (Ugol in nuova veste). Nulla fu tralasciato, tutti dettero una mano, non solo monetariamente. Dieci anni di sudore, dieci anni di sacrifici, tutti soddisfatti, tutti galvanizzati, con un Ugol sempre più bianco di capelli. Aveva una partita da vincere. L’insuccesso non l’aveva per niente dimenticato.
Gli amici non gli mancavano… Non gli fu difficile interpellarli e spiegare loro quanto aveva costrutto. Qualcuno tentennava per un orchestra di soli negri, qualcuno acconsentì per preparare la magica serata del riscatto… la serata del profumo dei fiori non degli sputi, non degli insulti. Il Re non lascia lo scettro facilmente.
Arrivò il giorno della presentazione. La Città di Catania era pregna di manifesti, tutti ne parlavano, tutti erano curiosi di vedere all’opera altre etnie. Il Direttore si firmò con un nome strano, si presentò come Ulisse al ritorno nella sua Itaca. Si sarebbe fatto conoscere solo alla fine del concerto… privandosi della lunga barba bianca… tanto nessuno avrebbe immaginato che il Direttore fosse Lui (era conosciuto come tenore, non come Direttore).
La scenografia era unica… tanti occhi sgranati su di essa. Non pensando al passato Ugol dette inizio al Concerto. Le prime note inebriarono il pubblico. Fu una ascesa desiderata… in tanti applaudivano… il piano del palco era un tappeto di fiori. Ugol dirigeva con la barba bagnata… non era il sudore della calda atmosfera, bensì delle lacrime di gioia che gli scorrevano.
Il Concerto ebbe fine. Un fragoroso plauso omaggiò i protagonisti…una mezz’ora di battimani, Il sipario si abbassò. S’alzò, apparve Ugol, coi capelli bianchi e un po’ curvo. Allora capirono il prezzo della rìvincita. Tutti andarono a scusarsi, ad abbracciarlo, a dirle bravo. Due mila repliche ebbe il Concerto, nei maggiori Teatri lirici Italiani e Stranieri. Allora potè rincasare e meritarsi un sonno finalmente tranquillo.



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Opera scritta il 29/12/2014 - 18:02
Da Rocco Michele LETTINI
Letta n.1335 volte.
Voto:
su 14 votanti


Commenti


Mi unisco al coro di applausi per questo tuo splendido racconto, ricco di sentimento e insegnamento nella vita soprattutto dei giovani: mai demordere, cercare con forza e speranza, non lasciarsi convincere dalla rassegnazione.
Bravo Rocco.

salvo bonafè 05/01/2015 - 09:40

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Caro Rocco ti faccio i miei complimenti
per il riconoscimento meritato alla tua scrittura e al tuo nobile cuore
Giancarlo

giancarlo gravili 02/01/2015 - 21:21

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Un'intensità di racconto e motivazioni che è specchio fedele di ciò che TU sei nella realtà, in quanto ad impegno...
Riconoscimento più che meritato!



Vera Lezzi 02/01/2015 - 18:09

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Complimenti Rocco per il tuo meritatissimo podio!! Buona giornata,

Chiara B. 02/01/2015 - 10:55

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Una rivincita per UGOL,un meritato riconoscimento per te,ne sono FELICE ROCCO,complimenti di cuore ,serena notte

genoveffa 2 frau 01/01/2015 - 23:32

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Carissimo felicitazioni sincere per questo plauso meritatissimo. BRAVO.
Ciao...

Gio Vigi 01/01/2015 - 21:41

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Un racconto da premiare, proprio com'è avvenuto. Complimenti a te, grande Rocco, e permettimi la divagazione, alla faccia di tanti neri uccellacci che mettono discreto... e non solo quello.

Salvatore Linguanti 01/01/2015 - 19:37

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Mi complimento con te per il meritato apprezzamento ricevuto.Bravissimo!

Paola Collura 01/01/2015 - 19:20

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DA FACEBOOK:

Stel Samo

30 dicembre alle ore 20.42


Complimenti per questo bellissimo racconto dal titolo che racchiude già uno splendido epilogo! Molto bravo! Buona serata a te e un augurio di un sereno anno, esteso anche ai tuoi cari!


Salvo Ragonesi

30 dicembre alle ore 20.59


le delusioni molte volte hanno una rivincita,quindi nella vita non bisogna demordere mai e sopratutto avvilirsi.Bel racconto che potrebbe essere anche storiavera .


Rocco Michele LETTINI 31/12/2014 - 09:30

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Bellissimo racconto,scorrevole e ben descritto,una meritata rivincita per UGOL,
complimenti ROCCO
BUON ANNO

genoveffa 2 frau 30/12/2014 - 19:47

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Mitico Rocco!Racconto interessante e significativo.L'ho letto tutto d'un fiato!

Paola Collura 30/12/2014 - 18:12

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Un racconto meraviglioso, che ho letto tutto d'un fiato. La delusione, l'incomprensione e poi il grande riscatto mosso dall'amore per la musica e per chi non ha avuto nulla dalla vita. Bravissimo!

I. Aedo 30/12/2014 - 17:17

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Bravissimo Rocco bel raccondo e scritto egregiamente!
Ciao Elisa

elisa longhi 30/12/2014 - 13:23

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Caro Rocco dall'ironia dei primi versi
alla narrazione di un bellissimo racconto il tutto arricchito da un nobil cuore come il tuo trasposto in parole!!!!!

giancarlo gravili 30/12/2014 - 12:03

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