Sempre i soliti pensieri attraversano la mente di Giulia non appena apre gli occhi; a fatica poggia i piedi sul pavimento e tenta di alzarsi dal letto: dopo un altra notte difficile, molto difficile.
Si trascina in bagno, ed ecco la sua compagna preferita del mattino: ciao, amica nausea. No, non è incinta o influenzata.
Ha voglia di vomitare sulla vita, sulla sua vita; è priva di entusiasmo, voglia di fare. Vorrebbe dare un pugno al centro delle sue paranoie e fare un sorriso, anche finto: una sorta di ginnastica per il viso. Ma non gli riesce proprio.
Il tempo passa, ed è da tempo che dovrebbe fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma diversa da tutto quello che l'ha ficcata in questa situazione priva di colori. Questo pensa, mentre si butta un pò d'acqua fresca sul viso gonfio. Sente che deve riprendere un minimo di controllo sulla sua vita: scipparlo a chi lo detiene ora. Deve alleggerirsi, perché questo peso lo tiene incollata al suolo, come una mongolfiera a cui non hai tolto i fermi e rimane ben ancorata a terra. Ma li ci sta. E' normale, per la mongolfiera. Non per Giulia, che rischia anche di affondare. Costantemente in difficoltà nei rapporti con gli altri: amici e non. Guardarli negli occhi è diventato un atto di immane difficoltà; è come se percepisca, nello sguardo dell'altro commiserazione, compatimento, schifo. E ha ormai limitato al minimo le sue uscite: è a disagio, confusa, esitante.
In ufficio si rifiuta sistematicamente di recarsi in pausa pranzo con i colleghi. Neanche da sola si azzarda ad uscire. Eppure, nonostante le sue sensazioni, le persone le vogliono bene. Vorrebbero anche aiutarla, consigliarla. Ma lei fugge, si vergogna del suo aspetto. Si trascura, in tutti i sensi.
Più volte si è scoperta a parlare con se stessa e dirsi che se non fosse per questo ingombrante peso, le cose potrebbero prendere una piega diversa, quasi normale. E lei, la normalità, forse non sa neanche cosa sia.
La questione è che rimugina regolarmente e poi si auto infligge severe punizioni psicologiche: manco fosse il boia di se stessa.
Ennesima notte in bianco.
Comincia la solita via Crucis verso il bagno.
Senza rendersene conto, si ritrova con le chiappe a terra. Inopinatamente. E la pesantezza la schiaccia.
Sanguina copiosamente dal sopracciglio destro, ma stranamente non sente dolore; anzi, tutto sembra più luminoso, chiaro, esatto, perfettamente come deve essere, amichevole.
Si alza, si guarda allo specchio e nota il piccolo taglio causa del liquido rosso.
Lo medica alla bell'e meglio e si avvia alla scrivania. Si siede. Sembra decisa. Troppe volte ha rimandato ma ora è determinata a mettere nero su bianco, a dare vita al suo piano.
Ci siamo, finalmente: è giunta l'ora di svoltare, pensa. Comincerà la sua personale cura dimagrante.
Liberare la mente da almeno dieci chili di inutilità cognitiva, incancrenita da anni di cattive abitudini che l'hanno ridotta in uno stato di inaccettabile apatia.
In cima al foglio scrive:" si può fare e lo farò". E sotto, una lista di propositi che, ne è convinta, la riporteranno da questa parte di mondo. Quello reale. Magari problematico, frenetico, illogico, ma che a volte può anche regalare gioie inaspettate: ed è giusto che cominci a viverlo.
Ogni azione della sua strategia che porterà a termine, avrà lo scopo di svuotare il suo cervello da scorie di false convinzioni e credenze che inquinano e confondono lo scorrere naturale e pulito del suo pensare. Quello di una volta. Che la fanno sentire ingombrante, pesante, di troppo.
Dimagrire di almeno dieci chili di sensazioni imbarazzanti, paure paralizzanti, emotività nociva.
Mentre scrive cominciano a prodursi i primi effetti positivi: sorride, per davvero. Era tanto che non accadeva, e si sente quasi più...leggera: ed è solo la premessa.
Da domani si farà sul serio...con il sorriso sulle labbra.
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