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De Amore Profundis

O Catullo,
tu che d'amor intendesti,
per Lesbia t'innamorasti
e la testa perdesti
guardandola iogar' con
'ello ausello tra le mani sue.
Disperato fosti e i' so tutt'ora.
Domandar' a me potei chi amo
e la risposta è sempre
ch'ella che per te fu
Lesbia.
Ma i' so' d'altra schiera:
amarla è un vanto
lo urlo al vento
or' come or' amor chiedo
d'altra, e d'altra so
sognatore.
Ella è per me 'l mi' core
e segno di contratto
inscindibile tra mehe
el su' amore.
Ma creo che fuggire,
come 'l vento,
debbo
lasciar' 'l mi seme
'n altro grembo.


O Catullo,
tu che d'amor suo ti facesti pegno
pensar devo che del suo
non sono degno.




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Opera scritta il 26/09/2015 - 17:50
Da Pasquale Sazio
Letta n.935 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Carissimo Giuseppe, il mio modo di scrivere non è un caso e se lo diventa è il caso di apprezzare un genere letterario ormai obsoleto ma che è culla di ogni tipo di componimento eheh.
Un saluto

Pasquale Sazio 27/10/2015 - 18:36

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Certo che le continue elisioni, pur dando a una prima lettura un certo fastidio, risultano alla fine originalmente funzionali ed esaltano il sentimento che traspare dai versi e dalle parole.

Giuseppe Novellino 27/10/2015 - 12:07

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Carissimo Rocco, ti ringrazio come sempre in maniera smisurata! Forse non è tanto lo stile ma quanto la vostra profondità d'animo.
Lieta domenica anche a te

Pasquale Sazio 27/09/2015 - 12:29

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Straordinaria sequela scorsa piacevolmente. Sarà l'antico stile artistico impresso. Lieta Domenica Pasquale.

Rocco Michele LETTINI 27/09/2015 - 10:50

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