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Mi chiamano vecchio …

Mi chiamano vecchio ma
non vogliono capire
che ho costruito il loro
presente con la mia fatica.
Ho faticato una vita
per aiutarmi e ora cerco
il cibo nei rifiuti del mercato e
senza rispetto, chi mangia
fa la fila per un inutile muto.
Io mi impegnavo per ì
mangiare ma oggi
guadagnare poco o
tanto non importa,
l’inutile è in attesa e tu lo sfami.
Il bisogno è soltanto
per le mosche bianche.
Devi avere TV nuova,
cellulare nuovo e
il concime buono per avere
l’erba più alta del vicino.
Tutto nuovo mentre t
u invecchi e
muori pensando
di essere vivo.
Per te la prima necessità
è diventare cieco.
Nel bianco si vive e
nel nero si muore, i
l colore è solo del passato ma
quella tinta è solo
una scelta e
il sapore una
certezza rifiutata.
Io morirò delle mie c
anizie ma tu smetti
di essere vecchio
che non diventi più ricco e
smetti di voler avere e
accorgiti che il tuo essere è vuoto.
Ciao, ci vediamo e forse
lì ci vedrai.
Le cose sono vecchie,
le persone, anziane.
Rispettaci che
diventerai come noi.



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Opera scritta il 28/12/2015 - 11:46
Da Giuseppe Greco
Letta n.947 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Molto sentita davvero. Grazie per averla condivisa. Buon 2016

MARIA ANGELA CAROSIA 30/12/2015 - 20:29

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Versi profondi, che portano a riflettere. Ciaooo

Fabio Garbellini 29/12/2015 - 07:03

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Una profonda riflessione induce la tua poesia...

margherita pisano 28/12/2015 - 21:28

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Un espressivo decanto che invita a meditare in veraci versi. Lieta settimana

*****

Rocco Michele LETTINI 28/12/2015 - 15:47

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