Paura del buio
Era da molto tempo che avevamo programmato di fare un’escursione in montagna, cosi finalmente, quella mattina si decise di partire. Di tutta la comitiva, io con i miei trentacinque anni ero il più giovane, mentre gli altri amici avevano un’età compresa tra i quaranta ed i quarantacinque anni.
Eravamo alle porte dell’inverno, l’aria era gelida, ma in compenso il cielo era terso e prometteva una giornata soleggiata. Ci incamminammo su per un sentiero ripido ed eravamo equipaggiati con l’essenziale, ma essendo previdenti, avevamo tutto ciò che poteva necessitare in caso d’emergenza e solo in seguito, mi accorsi che l’essenziale non era affatto sufficiente in caso di pericolo.
Vittorio faceva da apripista ed io chiudevo la fila. Stavamo percorrendo una tratta critica, fra una fitta vegetazione di arbusti, roveti e imponenti alberi, dove a mala pena riuscivamo a vederci, ma tutto sommato la nostra passeggiata procedeva tranquilla. Stava andando tutto bene…fino a quando, essendo appassionato di piante, fui incuriosito da un fiore dai colori e dalla forma molto particolare, sembrava una pianta carnivora ma naturalmente non lo era.
Mi fermai per immortalarla con una bella foto, mentre gli altri, ignari della mia assenza, continuarono il cammino. Quando alzai lo sguardo, dei miei compagni d’avventura non c’era traccia, cercai di mantenere la stessa direzione ma ben presto mi accorsi di aver cambiato completamente via. Iniziai a chiamarli ma non ottenni alcuna risposta e solo in quel momento mi resi conto che mi ero perso. Fui colto dall’ansia, il respiro era diventato corto ed iniziavo ad avere delle palpitazioni. Mi ripetevo: “Stai calmo, vedrai che si saranno accorti della tua assenza e ti verranno a cercare.”
Decisi di fermarmi per non rischiare di allontanarmi ulteriormente, quando all’improvviso udii degli strani rumori che provenivano da alcuni cespugli spinosi, fu un attimo, intravidi un animale che mi fissava in modo minaccioso e preso dal panico iniziai a correre più in fretta possibile, schivando alla meno peggio alberi e sterpaglie ma graffiandomi il viso e le mani e nella folle corsa mi cadde anche lo zaino. Ad un tratto miracolosamente mi ritrovai davanti all’imbocco di una caverna, velocemente mi infilai dentro cercando di nascondermi. Sentivo il lupo avvicinarsi, così mi spinsi più all’interno. Mi accucciai in un angolo nel buio più totale e per fortuna, il lupo si allontanò, forse distratto da qualche altro animale.
Sicuramente non avrei mai pensato di potermi trovare in una situazione del genere. Perso fra i monti, inseguito da un lupo e per di più in una grotta così buia da non riuscire ad intravedere nemmeno l’uscita. Adesso l’ansia si era tramutata in panico, non era nemmeno terrore per il lupo e nemmeno perché ero solo, ma semplicemente avevo paura del buio, ma non dell’oscurità nel senso comune del termine, avevo la fobia di non poter vedere più.
La notte di solito dormivo con una piccola luce, oppure con le fessure della finestra socchiuse. La paura di non poter avere il controllo visivo delle cose attorno a me, mi terrorizzava. Era come se perdessi la sicurezza di me stesso, e il mio corpo fosse inghiottito dal nulla, diventando conforme e un tutt’uno con il buio.
Era una sensazione sgradevole e nello stesso tempo angosciante, ed era un qualche cosa, che per il timore di sembrare un debole, non avevo confidato mai a nessuno. Respiravo a fatica e contemporaneamente sgranavo gli occhi fissando il vuoto nero, che sembrava un risucchio tenebroso, e annullava ogni mia piccola difesa. Cominciai a tastare le pareti per tentare di ritrovare l’uscita, ma dopo aver fatto qualche metro, desistetti dal proseguire, forse pensando di sbagliare direzione.
Restai non so per quanto tempo rannicchiato, con le tempie che mi scoppiavano ed il cuore martellante che mi saltava in gola, pensavo tra me e me: possibile che i miei amici non si sono accorti della mia assenza?
Dentro di me ero combattuto, ma d’altronde dovevo ritrovare le forze per cercare di controllare le mie emozioni, dovevo lottare con le mie fobie. Così iniziai a respirare profondamente dicendo a me stesso: “Ce la puoi fare, se vuoi puoi vincere la tua ossessione…
Poi finalmente sentii delle voci che dicevano: ”Ci sono delle tracce ed anche fresche, saranno di Claudio, quasi certamente è passato da qui.”
Con la voce impastata gridai: ”Sono qua… dentro la grotta.”
Mi raggiunsero ed io sollevato esclamai: ”Ehi ragazzi, che bello rivedervi.”
Vittorio mi domandò: ”Ma come diavolo ci sei finito qua, eravamo dal versante opposto della montagna.”
Abbozzando un sorriso risposi: ”E’ una lunga storia, poi ve la racconterò.”
Ricominciammo a scendere, mentre il cielo si era fatto plumbeo e i primi fiocchi di neve scendevano, guardai in su, lasciando che mi cadessero sul viso, pensai che era tutto semplicemente meraviglioso, a volte, un’esperienza che può sembrare negativa si trasforma in qualcosa di inaspettato e bello, avevo vinto una grande battaglia… con me stesso e le mie psicosi.
Eravamo alle porte dell’inverno, l’aria era gelida, ma in compenso il cielo era terso e prometteva una giornata soleggiata. Ci incamminammo su per un sentiero ripido ed eravamo equipaggiati con l’essenziale, ma essendo previdenti, avevamo tutto ciò che poteva necessitare in caso d’emergenza e solo in seguito, mi accorsi che l’essenziale non era affatto sufficiente in caso di pericolo.
Vittorio faceva da apripista ed io chiudevo la fila. Stavamo percorrendo una tratta critica, fra una fitta vegetazione di arbusti, roveti e imponenti alberi, dove a mala pena riuscivamo a vederci, ma tutto sommato la nostra passeggiata procedeva tranquilla. Stava andando tutto bene…fino a quando, essendo appassionato di piante, fui incuriosito da un fiore dai colori e dalla forma molto particolare, sembrava una pianta carnivora ma naturalmente non lo era.
Mi fermai per immortalarla con una bella foto, mentre gli altri, ignari della mia assenza, continuarono il cammino. Quando alzai lo sguardo, dei miei compagni d’avventura non c’era traccia, cercai di mantenere la stessa direzione ma ben presto mi accorsi di aver cambiato completamente via. Iniziai a chiamarli ma non ottenni alcuna risposta e solo in quel momento mi resi conto che mi ero perso. Fui colto dall’ansia, il respiro era diventato corto ed iniziavo ad avere delle palpitazioni. Mi ripetevo: “Stai calmo, vedrai che si saranno accorti della tua assenza e ti verranno a cercare.”
Decisi di fermarmi per non rischiare di allontanarmi ulteriormente, quando all’improvviso udii degli strani rumori che provenivano da alcuni cespugli spinosi, fu un attimo, intravidi un animale che mi fissava in modo minaccioso e preso dal panico iniziai a correre più in fretta possibile, schivando alla meno peggio alberi e sterpaglie ma graffiandomi il viso e le mani e nella folle corsa mi cadde anche lo zaino. Ad un tratto miracolosamente mi ritrovai davanti all’imbocco di una caverna, velocemente mi infilai dentro cercando di nascondermi. Sentivo il lupo avvicinarsi, così mi spinsi più all’interno. Mi accucciai in un angolo nel buio più totale e per fortuna, il lupo si allontanò, forse distratto da qualche altro animale.
Sicuramente non avrei mai pensato di potermi trovare in una situazione del genere. Perso fra i monti, inseguito da un lupo e per di più in una grotta così buia da non riuscire ad intravedere nemmeno l’uscita. Adesso l’ansia si era tramutata in panico, non era nemmeno terrore per il lupo e nemmeno perché ero solo, ma semplicemente avevo paura del buio, ma non dell’oscurità nel senso comune del termine, avevo la fobia di non poter vedere più.
La notte di solito dormivo con una piccola luce, oppure con le fessure della finestra socchiuse. La paura di non poter avere il controllo visivo delle cose attorno a me, mi terrorizzava. Era come se perdessi la sicurezza di me stesso, e il mio corpo fosse inghiottito dal nulla, diventando conforme e un tutt’uno con il buio.
Era una sensazione sgradevole e nello stesso tempo angosciante, ed era un qualche cosa, che per il timore di sembrare un debole, non avevo confidato mai a nessuno. Respiravo a fatica e contemporaneamente sgranavo gli occhi fissando il vuoto nero, che sembrava un risucchio tenebroso, e annullava ogni mia piccola difesa. Cominciai a tastare le pareti per tentare di ritrovare l’uscita, ma dopo aver fatto qualche metro, desistetti dal proseguire, forse pensando di sbagliare direzione.
Restai non so per quanto tempo rannicchiato, con le tempie che mi scoppiavano ed il cuore martellante che mi saltava in gola, pensavo tra me e me: possibile che i miei amici non si sono accorti della mia assenza?
Dentro di me ero combattuto, ma d’altronde dovevo ritrovare le forze per cercare di controllare le mie emozioni, dovevo lottare con le mie fobie. Così iniziai a respirare profondamente dicendo a me stesso: “Ce la puoi fare, se vuoi puoi vincere la tua ossessione…
Poi finalmente sentii delle voci che dicevano: ”Ci sono delle tracce ed anche fresche, saranno di Claudio, quasi certamente è passato da qui.”
Con la voce impastata gridai: ”Sono qua… dentro la grotta.”
Mi raggiunsero ed io sollevato esclamai: ”Ehi ragazzi, che bello rivedervi.”
Vittorio mi domandò: ”Ma come diavolo ci sei finito qua, eravamo dal versante opposto della montagna.”
Abbozzando un sorriso risposi: ”E’ una lunga storia, poi ve la racconterò.”
Ricominciammo a scendere, mentre il cielo si era fatto plumbeo e i primi fiocchi di neve scendevano, guardai in su, lasciando che mi cadessero sul viso, pensai che era tutto semplicemente meraviglioso, a volte, un’esperienza che può sembrare negativa si trasforma in qualcosa di inaspettato e bello, avevo vinto una grande battaglia… con me stesso e le mie psicosi.
Opera scritta il 28/10/2017 - 03:52
Da Anna Rossi
Letta n.1219 volte.
Voto: | su 3 votanti |
Commenti
spettacolare
come sempre, cara Anna
sei proprio brava, complimenti
come sempre, cara Anna
sei proprio brava, complimenti
laisa azzurra 28/10/2017 - 13:27
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Racconto ben eseguito e molto bello da leggere,complimenti Anna 5*
Paolo Perrone 28/10/2017 - 08:55
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Racconto molto bello e ben stilato,sei bravissima come al solito.
Se permetti dico la mia,di cosa mi arriva ;
"Una cosa si apprezza quando non l'hai più o la stai perdendo ".
Un abbraccio dal cuore amica mia.
I VERI Amici non si DIMENTICANO MAI.
Alla prossima.
Se permetti dico la mia,di cosa mi arriva ;
"Una cosa si apprezza quando non l'hai più o la stai perdendo ".
Un abbraccio dal cuore amica mia.
I VERI Amici non si DIMENTICANO MAI.
Alla prossima.
Bruno Abbondandolo 28/10/2017 - 08:22
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