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Un fatto di cronaca familiare

-Su, bambini, andiamo. Si va a visitare la grotta di Montedorato. Siamo sicure che vi piacerà.
Procedevano le otto piccole pesti in fila per due; mia sorella, Rachele, apriva il piccolo corteo, io lo chiudevo per assicurare protezione e sorveglianza a tutta la cucciolata, cinquantadue anni in tutto, dai tre del più piccolo ai dieci del più grande, nati ad un anno di intervallo l’uno dall’altro, sei maschi e due femmine, tre miei, tre di mia sorella, due di Alberto, mio fratello, che ci aveva affidato i suoi pargoli, come teneramente li chiamava, per due o tre giorni. Non saprei se definire coraggiosa o incosciente la decisione mia e di Rachele di trascorrere insieme due mesi di villeggiatura con un carico umano da accudire così rilevante e, per di più, senza la collaborazione dei papà, rimasti in città per motivi di lavoro e presenti solo nei fine settimana. Le difficoltà della convivenza si videro subito; ogni occasione era buona per litigare e creare confusione; o volevano tutti la stessa cosa o ciascuno ne voleva una diversa. Impossibile, sempre ma proprio sempre , accontentarli. Era un accapigliarsi continuo e, da parte mia e di Rachele, un continuo sforzo di fantasia per trovare il modo di creare tra loro una certa armonia. Le mattinate, al mare, scorrevano più tranquille, i pomeriggi erano decisamente problematici. Il sistema più efficace per renderli sopportabili era intruppare i bambini e portarli o al parco o al centro commerciale o al bar centrale per un gelato; si distraevano e ,seppure con molta fatica, riuscivamo, in una certa misura, a tenerli a bada.
Per quel giovedì pomeriggio era stata programmata la visita alla grotta.
Impegnandoci durante il tragitto a tenere a freno la nidiata con filastrocche e canzoncine arrivammo alle pendici del monte e ci trovammo in poco tempo dentro una caverna piuttosto ampia e anche rassicurante, pur nella sua imponente maestosità, se a creare turbamento nei visitatori non fossero stati i numerosi cunicoli che si aprivano lungo le sue pareti e penetravano nelle viscere del monte; in base alle informazioni raccolte questi percorsi sotterranei conducevano tutti al lato opposto del colle da cui era possibile ridiscendere per un sentiero al termine del quale era predisposto un servizio di navette per il ritorno, su strada, all’ingresso della grotta.
Il tempo di organizzare una specie di cordata per non perdere il controllo dei bambini e di fare loro tutte le raccomandazioni possibili e imboccammo il primo cunicolo che ci sembrò più invitante; inizialmente abbastanza spazioso e per un buon tratto sufficientemente luminoso, via via si fece più stretto e buio; fu, infine, come essere stretti in una morsa; più bassa la volta del corridoio roccioso che non ci conteneva più se non in rigorosa fila indiana ma, soprattutto, un’oscurità inquietante che spaventò tutti, anche me e mia sorella, che di fronte allo scoppio di pianto simultaneo e irrefrenabile dei più piccini prendemmo coscienza della gravità della nostra iniziativa. Che fare? Tornare indietro o procedere tenuto conto che il tratto di cammino fatto era presumibilmente superiore a quello ancora da fare? E se …. fosse stata inesatta l’ informazione che tutti i percorsi portavano allo stesso punto di arrivo….se il nostro cunicolo non fosse tra quelli aperti agli escursionisti?
—Rachele, resta qui con i bambini, io vado avanti per cercare di capire. Non ti preoccupare, starò molto attenta…….............tu pensa a rassicurarli…...conosci tante favole….tante belle storie.
Avanzavo assordata dal ronzio delle mie orecchie e dal battito del mio cuore, attenta a verificare ad ogni passo di non cambiare direzione….no….il cunicolo curvava ora a destra ora a sinistra ma non c’ erano bivi……...da un certo momento cominciai ad avvertire una sensazione di vento leggero e, dopo una ennesima curva, …..una luce …….intensa…..forse la mia esplorazione era finita… Feci ancora qualche passo e…..Dio mio !.... dovetti arretrare subito, ero quasi sull’orlo di un abisso…..il nostro cunicolo finiva su uno strapiombo dal quale si poteva facilmente precipitare in mare…...Terrificante lo scenario che mi si parò davanti , seppure di una sua sublime bellezza.
Frenai l’impulso a correre per tornare indietro…...Piano - dicevo a me stessa- piano, potresti sbagliare, calma, fa’ le cose con calma…..
Nonostante il freddo umido delle rocce avevo la fronte imperlata di sudore. Il mio pensiero andava ai bambini ma era così forte il malessere che mi procurava l’idea di averli cacciati in una situazione rischiosa che mi affrettavo a distogliere la mia mente da loro: pazze, pazze eravamo state Rachele ed io. Ansimavo, annaspavo, spesso perdevo l’equilibrio perchè i miei piedi urtavano contro spuntoni di roccia che non vedevo, sgranavo gli occhi ma il buio restava impenetrabile, incontrollabile l’angoscia che mi possedeva e che mi spingeva di continuo a gridare istericamente il nome di mia sorella:-
Racheeeeeele…….Racheeeeeele………..Ma solo un lieve rimbombo faceva eco al mio richiamo……..
Ero sfinita; affidai alle lacrime che ormai mi rigavano copiosamente le guance il compito di alleggerire la stretta al cuore che mi toglieva il respiro.
-Siamo qui…...siamo qui…….
Mi arrivò fioca ma netta la voce di Rachele e finalmente fui di nuovo accanto a lei e ai bambini. Nel buio non riuscivo a scorgere i loro visi ma mi straziavano i gemiti flebili dei più piccoli e le voci tremanti dei più grandicelli che mi interpellavano:
- Ma quando andiamo via?
-Possiamo uscire di qui?
-Certo, certo, tranquilli, tra poco saremo fuori.
- Rachele, possiamo solo tornare indietro. Questo cunicolo è molto tortuoso, c’è il rischio di cambiare direzione; da questo punto in poi io non ho trovato biforcazioni ma nel percorso fatto fin qui avremmo potuto non farci caso. Dobbiamo stare attente…………..molto attente.
Formando, come all’andata, una sorta di catena, tenendoci per mano, riprendemmo il cammino.
Il ritorno ci sembrò, e fu davvero, incredibilmente lungo per la concentrazione e la prudenza con cui Rachele ed io avanzavamo ma, soprattutto, fu drammaticamente segnato dal silenzio dei piccoli, più triste del pianto precedente in quanto espressione, tanto insolita, data l’età, quanto intensa, del loro stato di agitazione e paura.
Quando finalmente arrivammo in prossimità della grotta Rachele ed io esplodemmo in un grido di gioia - E vaiiiiiiiiiiiii…...Su, bambini ce l’abbiamo fatta!.
Ma non sorrisero e non gioirono, scoppiarono in lacrime. Non tentammo di consolarli; era un pianto liberatorio al quale unimmo il nostro, più amaro perchė fatto anche di sensi di colpa.
Dinanzi alla caverna ci fu tutto chiaro; proprio in prossimità del percorso da noi scelto, piuttosto superficialmente, ad essere onesti, a terra, capovolto, c’era un cartello di divieto d’accesso e, accanto ad esso, delle barre rifrangenti che qualcuno molto improvvidamente aveva rimosso dalla imboccatura del cunicolo lasciandole a terra parzialmente nascoste da terriccio e fogliame.
Riprendemmo la strada verso casa; il nostro drappello mostrava palesi segni di stanchezza e di prostrazione. Fu quasi un miracolo imbatterci, lungo la strada, in un contadino che riconduceva alla fattoria il suo carretto trainato da un vecchio ma volenteroso cavallo che ci riportò tutti, comodamente seduti, a casa. Il mezzo di trasporto era inusuale e questo, divertendoci, valse a sollevarci alquanto il morale.


Rievocazione semilibera di un evento realmente accaduto…...




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Opera scritta il 31/10/2017 - 15:48
Da Aurelia Strada
Letta n.1350 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Un grazieeeeeeeee affettuosissimo e lieta serata
Aurelia

Aurelia Strada 01/11/2017 - 18:49

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Ho provato la tua stessa angoscia leggendo questo racconto di vita vissuta, sopratutto per i bambini... per fortuna loro dimenticano in fretta!
E nel rientro a casa con il mezzo di trasporto inusuale ogni tragedia viene scordata... Complimenti Aurelia di vero cuore per quest'altro bellissimo racconto. Tutte le stelle che posso e un caro saluto

margherita pisano 01/11/2017 - 16:20

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Vi ringrazio tutti. Ho provato gioia per il commento di ognuno di voi.
In una giornata un po’ difficile sono stati la nota positiva, corroborante. Ciao e serena notte. Aurelia

Aurelia Strada 01/11/2017 - 00:03

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É un piacere leggerti. Il racconto é alquanto bello e lascia col fiato sospeso. Bella la conclusione,che fa dimenticare le vicissitudini angosciose.

Teresa Peluso 31/10/2017 - 23:21

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É un piacere leggerti. Il racconto é alquanto bello e lascia col fiato sospeso. Bella la conclusione,che fa dimenticare le vicissitudini angosciose.

Teresa Peluso 31/10/2017 - 23:21

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emozionante
da brivido....
ma un lieto fine, quasi fiabesco
quel carrettino e quel vecchio cavallo a rallegrare e consolare
complimenti

laisa azzurra 31/10/2017 - 21:25

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UNA BELLA SCRITTURA molto piaciuta

GIANCARLO POETA DELL'AMORE 31/10/2017 - 18:50

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Si intuisce che ci sia qualcosa di realmente accaduto, la trepidazione e la paura passano a chi legge...
Bello, si legge con voglia!
5*


Grazia Giuliani 31/10/2017 - 18:33

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Bello questo racconto di un'avventura familiare in una sperduta caverna, avventura che finisce bene. Ben strutturata la tensione narrativa e ben scritto il racconto. Giulio Soro

Giulio Soro 31/10/2017 - 18:02

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