Posso piuttosto ben dire, “indotta”. Questo si
E se per caso vorreste attribuire qualche colpa a questo mio racconto sgangherato, che per me, lo confesso subito, non ha né capo né coda, ve la dovreste prendere subito e inveire proprio contro quel signore lì…
Mi chiedete chi?
Proprio quello della Redazione… di “Oggi scrivo”. Mi riferisco a quel signore insomma… Voi mi avete capito benissimo… e che io purtroppo, non riesco a intravedere perché è coperto da queste mie pagine ancora tutte da scrivere.
Lo sapete bene che è stato lui a suggerirci, o meglio dire, “imporci” risolutamente di svolgere questo tema di “Scrittura creativa”, come se noi fossimo ancora ragazzetti, in una di quelle classi delle scuole medie inferiori, che sentono un simile compito, obbrobriosamente addosso, come un grosso, pesante macigno.
In quelle due ore di Italiano in aula, rivivono il patema d’animo, con l’aggiunta dell’apprensione, quella di dover svolgere un difficile tema con l’angosciosa convinzione d’essere poi valutati, quasi certamente, con quel voto scarsissimo, quantificato in un “tre meno meno”.
Che posso farci se quel mio professore di allora, si era fissato nel mettere i voti scarsi, con l’aggiunta, persino per due volte, del segno “meno”?
A suo dire, anzi, lo dovevamo ringraziare, perché per non affibbiarci il “due”, veniva incontro a noi poveretti, svogliati, discoli scolaretti, con quel “tre” ossessivo e, come se non bastasse, con il ’supplemento maniacale, di quei due odiosi segni “meno, meno”, tra l’altro, segnati con forza con la matita blu.
Si aggiungeva poi la figuraccia di dover dire a casa, il risultato di un simile pessimo voto che, a solo pensarci, mi si prude tutt’oggi, da solo, automaticamente, il sedere, per la preoccupazione angosciante d’essere sculacciato ancora una volta, col battipanni, perché le mani, la mia mamma, mica se le voleva indolenzire… per un asinaccio come me!
Senza contare poi le reazioni tremende di papà.
Adesso è meglio non pensarci altrimenti, per la tremarella, metterei da parte pennino e calamaio, e smetterei di colpo d’andare avanti in questo racconto che, sicuramente, risulterà pasticciato.
Pardon!
Ho usato imprudentemente i termini “pennino e calamaio” come se fossi ritornato davvero bambino di quei tempi in cui, con l’inchiostro nero, ci si divertiva a imbrattarci le mani e i quaderni, quelli regolarmente foderati con la deprimente la copertina nera.
Vi accorgete adesso cari amici, cosa riesce a combinare il “nostro redattore” quando, come nulla fosse, ci propina, pur gentilmente, la stesura di una scrittura che, con la scusa d’essere creativa, ci detta un testo predefinito come scolaretti della prima media!
Di positivo c’è che tutto ciò, stimola la fantasia, e serve per misurare le potenzialità della creatività che in questo modo si libera, a benefico del cuore che risulta così alleggerito e poi pieno di soddisfazione.
Questa occasione ci spinge ad andare a ritroso nel tempo, come fossimo davanti allo psicologo, distesi su un comodo divano, a raccontargli i nostri reconditi accadimenti, al fine di ricomporre, con i pezzetti frantumati della vita trascorsa, un puzzle più possibile armonioso.
Ritornando al nostro racconto…
Mi stavo avviando quella sera, nel mio confortevole letto per distendermi comodamente, dopo aver letto, per l’ennesima volta, la fatidica, logora, sfiancante fiaba di Cappuccetto Rosso ai miei nipotini Alby, Enry e Vinzy.
Ero pronto a rimboccarmi placidamente le coperte, a pregustare la dolce sensazione del caldo tepore del mio piumone e godere il profumo di pulito delle candide lenzuola… quando all’improvviso intravedo ai piedi del mio letto, una strana, quanto mai losca figura.
Uno strampalato personaggio davvero, simile a un imprecisato animale che per poco non mi metteva profondo terrore!
Mi riferisco allo spavento che mi sono preso… quello vero e non per finta.
Mia moglie che è solita squadrarmi dalla testa ai piedi, perché quello è il suo automatico modo affettuoso di dimostrarmi attaccamento, me lo disse chiaramente, vedendomi strano in viso!
- Che hai che t’intravedo così insolito, quasi sbiancato?
Sarà l’effetto della luce dell’abat-jour?
Non facciamo scherzi e non farmi preoccupare caro mio eh…
Non è che per caso mi vuoi fare impensierire a quest’ora di notte?
Non te lo permetto, perché dopo una giornata di duro lavoro in casa, la tua sarebbe una vera e propria soverchieria che a quest’ora non accetto.
Eppure questa tua faccia pallida, strana, non mi convince…
Mi pare come se tu avessi avuto un abbaglio, una visione, un’allucinazione!
Non mi nascondi per caso qualcosa di ambiguo?
Magari che so… una scappatella… un tuo tradimento seppure col pensiero?
Ci mancherebbe altro alla tua età!
Com’è possibile questa situazione… non riesco a spiegarmela?
Eppure il tuo pallore… deve avere una ragione, un motivo!
Non mi raccapezzo per davvero!
Chissà, adesso che ci penso…
Sarai magari stanco dopo una giornata spesa a correre dietro ai tuoi nipotini.
Quante volte le lo devo ricordare che non sei più giovane… eh?
Ti vuoi convincere o no?
Sei un vero testardo!
A quest’ora di notte, mi costringi ad alzare il tono della voce così i vicini poi si lamentano, è vero?
Il bello è che i tuoi malanni, li vieni a lagnare proprio con me.
Te l’ho detto e ripetuto mille volte che non puoi stare tutto il santo giorno dietro ai piccoli che, a dire il vero, sono dei diavoletti, e per questo, ti devi rendere conto che non puoi comportarti più come giovincello.
Gli permetti di tutto, perfino di salirti addosso seduto per terra, e li fai arrampicare sulla pancia e poi sulla spalla.
Ma dico io, è mai possibile una roba del genere?
Il bello è che poi vi mettete a ridere a crepapelle, mentre a me tocca guardarti sbalordita per la tua incoscienza.
Poi la sera mi tocca darti le tutte le spiegazioni dei tuoi malanni come fossi il medico della mutua.
Mi chiedi la pillola per i dolori, poi ti preoccupa la pressione… e mille altre diavolerie che ti senti addosso e che scarichi inesorabilmente su di me poverina.
Ti lamenti per gli acciacchi, le ossa dolenti, le gambe e che non puoi muovere nel tetto, il mal di testa, la schiena e così via.
Ma dico io, quando la smetti di fare la persona giovanile?
Mi sembri certe volte un ospedale ambulante.
Ora ti dico basta!
E adesso, rasserenati e concentrati per favore!
Cerca di addormentarti, senza mormorarti come un vecchio rimbambito.
Va bene?
- Quali abbagli, fantasie, stravaganze e stanchezze varie, moglie mia?
Niente… proprio niente di tutto questo!
Te lo posso pure giurare.
Tu come al solito ci bagni la zuppetta e ogni scusa è buona per farmi quell’insopportabile paternale del cavolo…
Il fatto è semplice…
Insomma…
Volevo dire che… mi sembrava soltanto d’aver visto ai piedi del mio letto…
Qualcosa… qualcuno!
Ecco questa era mia ingenua preoccupazione.
Nient’altro!
Sei contenta adesso?
- Già qualcuno!
E chi sarebbe questo tizio?
Sentiamo un po’!
Adesso abbiamo un’altra novità, quella che ti vengono le allucinazioni e vedi fantasmi dappertutto.
Ti rendi conto che ho ragione da vendere quando ti dico che sei tu che ti fai venire tutti i guai di questo mondo!
Siamo alle solite.
Mi vuoi per caso confessare che stavi chiacchierando di nuovo e ancora una volta con uno dei tuoi folletti, pupazzetti, spiritelli immaginari?
Per forza poi ti ritrovi a parlare con chicchessia, pure con i fantasmi dell’altro mondo!
Per caso ti sembra giusto e sensato che un uomo della tua età si metta a parlare con i pupazzi disegnati e per giunta, scrivere favole, filastrocche, come se fossi ritornato bambino?
Non vorrei ti fossi rincoglionito, diventato sclerotico, psicopatico d’un tratto?
Che ne so… magari rimbecillito senza il mio permesso!
Non mi fare quest’affronto per carità!
Perché in questa casa, senza il mio permesso, nulla si deve muovere, né si può cambiare di verso o all’impazzata.
Ti raccomando, attieniti alle mie disposizioni e basta, che di sicuro, ti troverai bene.
Lo sai che ho sempre ragione!
Perciò non fiatare e stai zitto.
Adesso voltati per favore, che devo recitare le mie preghiere prima di addormentarmi perché io, se m’accorgo che qualcuno mi guarda, non mi posso concentrare.
Lo hai capito?
Quante volte te lo devo ripetere che sono un tipo sensibile e suscettibile?
Dopo quarant’anni, non hai capito nulla di me.
Madonna mia, quanta tolleranza e indulgenza devo avere con quest’uomo!
E per giunta, adesso, ti ci metti pure tu a darmi pensieri e preoccupazione con questa faccia da stralunato?
Stavolta hai voluto pure oltrepassare ogni limite di decenza dicendomi di vedere un personaggio.
E poi chi?
Solo tu lo puoi fare questo mestiere da novello rimbambito!
Fai proprio queste assurde discussioni a quest’ora di notte mentre i nostri nipotini dormono di là tranquilli.
Guarda che se si sveglieranno, te la vedrai tu poi… a riaddormentarli.
E saranno cazzi tuoi, e pure di quelli amari, va bene!
- A essere sincero, proprio così moglie mia!
Te lo confesso.
Mi è sembrato di vedere uno di quegli animali parlanti delle fiabe… ed io te devo svelare il suo nome…
- Adesso basta!
Devo dormire e non mi tormentare con queste tue fandonie altrimenti mi alzerò e sarò costretta a darti qualche goccia di quel tranquillante prescritto dal nostro medico.
Hai capito o fai il sordo?
Lo dico sempre che dovresti mettere un apparecchio acustico!
Devo combattere pure con la tua sordità.
Ora buonanotte e sogni d’oro.
- Si… si…!
Buonanotte e sogni d’oro…
Bel modo di augurare la buonanotte!
Come fosse facile.
Intanto io lo vedo benissimo davanti a me quello lì… che forse vuole parlarmi.
E mi guarda pure di traverso e con insistenza.
Ma che vuole?
A dire il vero, cari amici lettori, era effettivamente lì quell’animale da fiaba, che mi scrutava fisso, accigliato?
Adesso ve lo svelo. Si trattava propriamente del Lupo della fiaba di Cappuccetto Rosso.
E mentre mia moglie si riaddormentava nella completa pace dei sensi, beatamente e profondamente, tale da sembrare un angelo dall’espressione celestiale, invece quel Lupo, all’improvviso, si mise a parlare.
E con chi se non con me?
Così cominciò il suo discorso, con quell’espressione agitata?
- Ehi dico a te nonnino!
Parlo proprio con te,
Con chi altri se no!
La volete smettere voi umani, una volta per tutte, di citarmi in ogni minima occasione, convalidando ancora una volta, l’ingiusta nomea che mi avete affibbiato di lupo famelico, minaccioso, che sbrana i bimbi e le persone?
Avete per caso perso, tutti voi, il senso della logica e del tempo?
Oramai alla mia età mi costringete ancora, ineluttabilmente a recitare nella fiaba di quel furbacchione di Cappuccetto Rosso, il ruolo di cattivo, aberrante, da tenere alla larga.
Finiamola una volte per tutti e sfatiamo questa sciocca diceria che non fa più presa neanche con i piccini.
Con l’aggravio pure che Cappuccetto Rosso o chi per lui, si becca tutti i complimenti, le commiserazioni e pure i diritti d’autore, mentre a me tocca girovagare in continuazione per la foresta alla ricerca di un po’ di cibo da mettere sotto i miei malridotti denti.
Mi sono stancato di fare sempre quest’orrenda messinscena.
E poi il bosco oramai lo conosco a memoria in lungo e in largo, e ogni volta mi tocca rifare lo stesso tragitto in quell’orrenda storia.
Che ho ancora da girovagare alla mia veneranda età?
E con questa scarsezza di mezzi di sostentamento che c’è in questi tempi, pure con l’inquinamento terrestre e atmosferico, mi tocca cibarmi di ghiande, semi, verdure varie amare, pungenti e irritanti.
E dicono che sono carnivoro!
Ma la carne, ditemi voi, dove la trovo?
Puri gli animali stanno scomparendo e per quei pochi rimasti, i cacciatori, razziano il bosco e noi poi che facciamo?
Dobbiamo vivere di “fama”?
Piuttosto di “fame”, quella si!
Dobbiamo stare a guardare?
Ma dai, fatela finita vuoi umani con questi comportamenti adatti più a noi bestie che a voi che vi credete dotti, emancipati super intelligenti.
- Ed io che c’entro con la tua storia? Risposi meravigliato.
Proprio con me te la devi prendere, e disturbarmi per intavolare questo discorso strampalato?
Mica sono il sindaco, un onorevole o una persona potente, accreditata!
Che posso fare, che c’entro con la tua storia?
Proprio nulla, e allora?
Sono solamente un povero nonnino che legge le fiabe ai nipotini e sta con loro, in piacevole compagnia?
- Ehi tu nonnino!
Parlo proprio con te.
Scuotiti!
Quando ti decidi a svegliarti e renderti conto della realtà in cui vivi?
Capisco i tuoi nipotini, ma tu… che ancora credi e insegui le fiabe…
Dove vivi, in un altro universo?
Secondo me racconti solamente delle emerite imbecillità?
Non lo vedi che i tuoi piccolini, mentre tu leggi le fiabe, bene che ti vada, ti guardano con commiserazione e compatimento?
Non t’accorgi che sonnecchiano e ti squadrano con supponenza e con quell’aria di sufficienza?
Smettila per favore, definitivamente, con questa logora fiaba.
Non ne posso più d’entrare in scena a vostro piacimento e, da quel che mi risulta, pare che neanche i tuoi piccoli la vogliono più ascoltare.
Ti devi aggiornare figlio mio, perché loro preferiscono i robot, i missili spaziali, i mostri feroci, gli animali preistorici che combattono contro gli umani, con armi letali, con i laser e che si scontrano all’ultimo sangue tra di loro.
Vogliono i videogiochi sul tablet, sui telefonini e su altri marchingegni diabolici moderni, con eroi e nemici agguerriti, orrendi e terrificanti, che guerreggiano sino all’ultimo fiato, e tu…
Invece tu… povero illuso, imbambolato, ancora tieni in mano il libro di fiabe!
Se avessi un cellulare, ti farei una foto e la pubblicherei su quei “social” come il più ridicolo nonno moderno.
Sembri uno sciocco individuo attempato d’altri tempi.
Non lo hai capito ancora che i bimbi e i ragazzi vivono una dimensione diversa, hanno una fervida fantasia mentre la tua è rimasta, stupidamente mielosa, sentimentale, svenevole se non vomitevole.
Smettila!
Lo dico unicamente per il tuo bene.
- Senti un po’… Lupo della malora…
Sei venuto fin qui per farmi arrabbiare per bene?
Per caso sei comparso davanti ai miei occhi solamente per farmi la paternale come mia moglie che, rispettosamente parlando, deploro sotto quest’aspetto?
Avete fatto una congiura contro di me?
Dimmelo chiaramente che vuoi che stia sveglio tutta la notte a litigare con te!
- Senti un po’, la vuoi conoscere, ascoltare, dalla mia viva voce, la storia vera di Cappuccetto Rosso?
Innanzitutto devi sapere che quella non è una bimba ingenua, innocente, spontanea e inesperta….
Non lo è mai stata.
E neppure la nonna scherza dal canto suo, perché non è la solita vecchina debole, malata, sofferente e neanche malandata.
Quella storia, è purtroppo tutta una montatura studiata ad arte a tavolino da parte di quell’editore, consenziente con l’autore, solamente e unicamente per far cassa, per soldi insomma, per argiant…
Mi hai capito?
Come te lo devo far intendere…?
Proprio per denaro, perfino tanto.
Per fini materialistici, di pura e semplice praticità economica, per lucro!
Sono stato chiaro, oppure te la devo cantare meglio questa sviolinata?
E di mezzo, hanno voluto mettere proprio me, in questa vicenda, che proprio non c’entravo, ma per renderla piccante e mordente mi hanno catapultato, con forza, in quella non desiderata favoletta.
Sembrava all’inizio fosse stupida e insignificante… di poche pretese, ma si sa che quando si mette in azione il motore della pubblicità, alla fine il guadagno è assicurato.
Arriva… eccome!
E dopo, lo vuoi sapere che è successo…?
Loro se ne sono andati per la loro strada, ricchi sfondati per la vendita in tutti questi anni di milioni di copie di libri e a me…?
Con la scusa che sono un animale carnivoro, con l’aggravante d’essere selvatico e che ai miei tempi mi nutrivo di alci, renne, caribù, cervi, cinghiali... e delle piccole prede come castori, conigli, topi, bestiame, ai tempi d’oggi, sono rimasto povero e spelacchiato e neanche carogne trovo per strada per attutire quella fame che mi rode continuamente lo stomaco!
Faccio davvero una vita da matti per sbarcare il lunario, e per giunta, adesso, con la mia età, pure i denti mi sono caduti e voi invece… ancora vi prendete gioco di me descrivendomi come un pimpante animale famelico da preda e da caccia.
Finiamola e guardate in faccia la realtà.
Ecco questa è la triste e vera concretezza della storia.
Adesso che sai come sono andate le cose, per favore non raccontare più quella che è oramai una mia penosa vicenda…
Ti consiglio per il tuo bene di cambiare musica.
- Mi spiace. Risposi, pentendomi d’essere stato un uomo fuori dal mio tempo.
Farò tesoro di tutto ciò che mi ha detto.
- Lo spero bene, ma unicamente per te, perché oramai la mia fine io lo so qual è!
Se vuoi che i tuoi nipoti prestino ascolto ai tuoi racconti, devi necessariamente aggiornarti con il progresso d’oggi.
Riponi questa fiaba in cantina a riposare per almeno un altro secolo.
Si sa che la fiaba era narrata già nel XIV secolo in Francia.
Non ti pare sia arrivato il tempo di cambiare musica?
- Hai ragione.
Farò come mi hai consigliato.
L’indomani mattina, dopo la colazione, vidi spuntare i miei tre nipotini mogi e abbacchiati, per ascoltare la solita fiaba del nonno.
Stavolta anziché aprire il libro, dissi loro:
- Sentite bambini volgiamo giocare col tablet con uno di quei giochi in cui è presente un processore Kirin 950 che ha dato parecchie soddisfazioni ai bimbi come voi.
La loro risposta fu un allegro entusiasmante “Si……”.
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