Un giorno della vita
Guardò fuori dalla finestra della camera da letto. Sapeva che quella sarebbe stata l'ultima notte della sua vita."
Lo sapeva o lo supponeva...
Il destino aveva scelto quel giorno, e dopo aver fatto il suo dovere di insegnante, aveva seguito e svolto gli esami di stato; poteva rifiutare, aveva un alibi. Un'operazione urgente da fare...
Rosa non aveva mai pensato di non portare a termine il suo lavoro.
Prendendo la storia tra le mani, scrisse di te, col cuore in gola. Voleva sapessero tutti, nel caso il mondo non rotolava più, le sue parole erano per lui.
Incominciò a guardare con occhi diversi le sensazioni sino ad allora provate, con un pochino di paura. La notte si spegneva dietro le sue luci artificiali e la luna risplendeva di quella luce che mai aveva fatto presagire che il cielo fosse schiarito a giorno.
Le ore interminabili si contavano ad ogni tocco dell'ora, e Rosa, aveva dato l'ultimo sguardo al mondo prima di chiudere il sipario del suo vivere.
Buia la stanza, ogni tanto uno sguardo alla luna che sembrava roteare nella stanza dei ricordi.
La notte passò lenta, non c'era nessuno che le potesse dire una parola di conforto, le stringesse le mani e la rincuorasse di non aver paura.
Lo sguardo al cielo dalla sua finestra sul mondo arrotondava e ne cercava i lati migliori. D'improvviso un trillo di telefono svuoto' i suoi pensieri. Rosa rispose, uno smile fatto a sorriso, a meraviglia per non far trapelare nulla a chi non volesse si preoccupasse inutilmente.
E di nuovo, sguardo fisso alla finestra, a lui che le era vicino, adesso, quel pensiero di fratello che tutti avrebbero voluto ancora accanto. Ma lo era, era a tenerle la mano, quella stessa mano che quel giorno, salutando prima del suo viaggio nell'eterno, aveva detto ..."portami a Napoli. .."
Rosa, nella stanza dei "nessuno", passava la notte...
Al mattino, voleva un sorriso, niente. .. il suo era un viaggio solitario dietro mani vuote.
Ma, c'era sempre lui... lo pensava, ne avvertiva la presenza. "Nun te sta a preoccupa'... " la voce in lontananza nel suo pensiero. Arriva il momento. ..
Ombre, perché ormai Rosa non vedeva che sagome di persone che si avvicendavano attorno al suo corpo, e una mano sulla pancia che iniziava ...
Rosa... Rosa. .. fu solo quel nome a sentire in un buio sentire... la Vita.
Aperti gli occhi Rosa si chiese dove fosse... era li, dove aveva guardato quel cielo dal solo volto antico... tra nuvole rade il suo tormento... Sono viva. ..
Un viso entrava nella stanza. ..
Forza dei miei occhi...suo figlio..
e dietro c'eri tu..
Lo sapeva o lo supponeva...
Il destino aveva scelto quel giorno, e dopo aver fatto il suo dovere di insegnante, aveva seguito e svolto gli esami di stato; poteva rifiutare, aveva un alibi. Un'operazione urgente da fare...
Rosa non aveva mai pensato di non portare a termine il suo lavoro.
Prendendo la storia tra le mani, scrisse di te, col cuore in gola. Voleva sapessero tutti, nel caso il mondo non rotolava più, le sue parole erano per lui.
Incominciò a guardare con occhi diversi le sensazioni sino ad allora provate, con un pochino di paura. La notte si spegneva dietro le sue luci artificiali e la luna risplendeva di quella luce che mai aveva fatto presagire che il cielo fosse schiarito a giorno.
Le ore interminabili si contavano ad ogni tocco dell'ora, e Rosa, aveva dato l'ultimo sguardo al mondo prima di chiudere il sipario del suo vivere.
Buia la stanza, ogni tanto uno sguardo alla luna che sembrava roteare nella stanza dei ricordi.
La notte passò lenta, non c'era nessuno che le potesse dire una parola di conforto, le stringesse le mani e la rincuorasse di non aver paura.
Lo sguardo al cielo dalla sua finestra sul mondo arrotondava e ne cercava i lati migliori. D'improvviso un trillo di telefono svuoto' i suoi pensieri. Rosa rispose, uno smile fatto a sorriso, a meraviglia per non far trapelare nulla a chi non volesse si preoccupasse inutilmente.
E di nuovo, sguardo fisso alla finestra, a lui che le era vicino, adesso, quel pensiero di fratello che tutti avrebbero voluto ancora accanto. Ma lo era, era a tenerle la mano, quella stessa mano che quel giorno, salutando prima del suo viaggio nell'eterno, aveva detto ..."portami a Napoli. .."
Rosa, nella stanza dei "nessuno", passava la notte...
Al mattino, voleva un sorriso, niente. .. il suo era un viaggio solitario dietro mani vuote.
Ma, c'era sempre lui... lo pensava, ne avvertiva la presenza. "Nun te sta a preoccupa'... " la voce in lontananza nel suo pensiero. Arriva il momento. ..
Ombre, perché ormai Rosa non vedeva che sagome di persone che si avvicendavano attorno al suo corpo, e una mano sulla pancia che iniziava ...
Rosa... Rosa. .. fu solo quel nome a sentire in un buio sentire... la Vita.
Aperti gli occhi Rosa si chiese dove fosse... era li, dove aveva guardato quel cielo dal solo volto antico... tra nuvole rade il suo tormento... Sono viva. ..
Un viso entrava nella stanza. ..
Forza dei miei occhi...suo figlio..
e dietro c'eri tu..
Opera scritta il 19/07/2013 - 15:59
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Commenti
complimenti Rosaria bel racconto, ciao, a presto: rileggerti
Claretta Frau 05/08/2013 - 19:23
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Brava!!! Quel giorno hai partorito due capolavori.
Lucia Marolla 04/08/2013 - 17:07
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Rinnovo i miei complimenti e mi concedo il piacere di rileggerla. Brava!
Daniela Cavazzi 04/08/2013 - 15:23
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Grazie Dany.... bacio....
Rosaria Bottigliero 20/07/2013 - 19:52
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Molto commovente e coinvolgente, Rosaria. Certe esperienze lasciano il segno per sempre!
Un extra bacio
Un extra bacio
Daniela Cavazzi 20/07/2013 - 19:13
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