A Montecarlo
A Montecarlo, dove ora c’è la biblioteca, c’era un collegio gestito da suore ed io vi ho trascorso un periodo non meglio precisato della mia infanzia, per certo so, di averci fatto la prima elementare.
I miei ricordi di allora sono frazionati, quando ci penso e preferisco non farlo, mi sembra di guardare in uno specchio rotto dove ogni frammento riflette un’immagine che non collima con le altre…quello che vi voglio raccontare è un frammento del mio passato.
Il sabato pomeriggio le suore ci facevano il bagno, per il resto della settimana l’igiene dipendeva dalla nostra buona volontà, “quel” sabato aspettai in fila indiana il mio turno e quando toccò a me suor Giovanna, secca e pallida, si accorse che le mie mutandine erano sporche… cominciò a picchiarmi sulle spalle con una violenza tale che caddi in ginocchio poi cominciai a tossire e nel tossire vomitai schiuma gialla e amara e odiai quella donna con tutta la mia forza, con tutta l’anima, con tutta me stessa e sperai che morisse, che scomparisse ma lei continuava a picchiarmi al fine cominciai a piangere e la rabbia lasciò il posto alla tristezza, immensa, inesorabile, devastante tristezza. Quella notte feci un sogno che non ho dimenticato… ero in cortile, forse quello della mia casa, a Chiesina e stavo in piedi sopra un monte di terra quando fui trafitta in pieno petto da una lancia e fu con grande stupore che nell’ accasciarmi e nel morire non provai alcun male, anzi, sopraggiunse un anelato senso di pace…che mi accompagnò anche nella veglia dei giorni a seguire.
I miei ricordi di allora sono frazionati, quando ci penso e preferisco non farlo, mi sembra di guardare in uno specchio rotto dove ogni frammento riflette un’immagine che non collima con le altre…quello che vi voglio raccontare è un frammento del mio passato.
Il sabato pomeriggio le suore ci facevano il bagno, per il resto della settimana l’igiene dipendeva dalla nostra buona volontà, “quel” sabato aspettai in fila indiana il mio turno e quando toccò a me suor Giovanna, secca e pallida, si accorse che le mie mutandine erano sporche… cominciò a picchiarmi sulle spalle con una violenza tale che caddi in ginocchio poi cominciai a tossire e nel tossire vomitai schiuma gialla e amara e odiai quella donna con tutta la mia forza, con tutta l’anima, con tutta me stessa e sperai che morisse, che scomparisse ma lei continuava a picchiarmi al fine cominciai a piangere e la rabbia lasciò il posto alla tristezza, immensa, inesorabile, devastante tristezza. Quella notte feci un sogno che non ho dimenticato… ero in cortile, forse quello della mia casa, a Chiesina e stavo in piedi sopra un monte di terra quando fui trafitta in pieno petto da una lancia e fu con grande stupore che nell’ accasciarmi e nel morire non provai alcun male, anzi, sopraggiunse un anelato senso di pace…che mi accompagnò anche nella veglia dei giorni a seguire.
Opera scritta il 05/02/2018 - 17:52
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Commenti
Bello, molto toccante, una cruda realtà che lascia i segni... un marchio indelebile, che neanche il tempo può cancellare, ma la vita va avanti, dipende da te se lasciarla in bianco e in nero: o viverla a colori... ti assicuro che ogni sforzo ne vale la pena.
5*
5*
donato mineccia 06/02/2018 - 10:51
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Della serie... "Quando le mazzate non avevano un seguito".
Oggi si e' passati dall'altra parte... le punizioni sono punite... e non è neanche bello, il professore non può neanche sgridare...
uno scorrevole quanto sentito racconto dal tono autobiografico...
*****
Oggi si e' passati dall'altra parte... le punizioni sono punite... e non è neanche bello, il professore non può neanche sgridare...
uno scorrevole quanto sentito racconto dal tono autobiografico...
*****
Rocco Michele LETTINI 06/02/2018 - 09:48
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Da leggere...
per intensità, contenuto e stile.
Bravissima
Ciao dolce Carla...
per intensità, contenuto e stile.
Bravissima
Ciao dolce Carla...
Grazia Giuliani 05/02/2018 - 20:42
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