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Cenni di tango

Dapprima è la "mirada", lo sguardo
complice d'intesa e sensuale intrigo.
Tra i capelli -meglio neri
ma bionda è la polvere dalle ombre-
una rossa rosa
che s'avvertano persino le spine,
l'originario dolore
dei vicoli di Buenos Aires.


Poi le mani: i palmi appoggiati, il calore
che emana il sangue dai coltelli,
la postura fiera del gaucho,
l'abbandono falsamente ritroso
-quasi l'odore dei bordelli-
della prostituta o della sciantosa,
che all'uomo s'affida.
Le braccia come rami spezzati
allo struggersi del bandòneon.
Infine le gambe. Uno, due,
uno, due, tre, quattro,
indietro, indietro, di lato, avanti, di lato...
Lì, l'intrigo delle strade si fa fitto
fino alla prima posa,
tacita, lunga come un pianto.


Si vive o si muore
Non c'è via di mezzo, nel tango
si balla e si ama,
ci s'innamora, senza scampo.
In quest'abbraccio di passione
si scopre di saper già ballare
da qualche oscuro passato
e -oltre ogni proibizione-
di non aver ancora amato.




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Opera scritta il 02/10/2019 - 14:38
Da Carla Vercelli
Letta n.957 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Mi è piaciuto molto questa tua poesia, Carla... Ballando, ballando, fino all'amplesso... Ma mi ha anche consentito di rivedere l'uso di palmo anzicché palma e sfogliare note interessanti dell'accademia della Crusca. Da tenerti in "palmo" di mano Carla.

Gianni Schettino 03/10/2019 - 16:05

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Direi, affascinanti cenni di tango...
chiusa bellissima Carla.

Grazia Giuliani 02/10/2019 - 19:12

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