Era una mattina tranquilla e la città era ancora avvolta nel buio, infilata a letto. Bastava alzarsi e sporgersi dalla finestra per sapere che questo era il primo giorno di libertà e di vita. Era ancora buio e faceva freddo. Walter si svegliò per lo squillare del telefono… guardò l’ora…”
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oh no! sospirò con la voce assonnata già le sette devo stare alle otto allo studio senza ciabatte e con i pantaloni del pigiama che gli scendevano lasciando scoperte parte delle natiche ,a dorso nudo si avviò verso la doccia ,io lo guardai allontanarsi un brivido mi percorse la schiena, era bello il mio uomo.
Finalmente potevo dire il mio uomo ,era stata una notte bellissima lui, dolcissimo e pieno di passione, mi ero rannicchiata nelle sue braccia io ero entrata dentro di lui, nel suo petto, ci eravamo sentiti come in un unica bolla, unica entità una felicità tanto intensa da non saperla esprimere .Io finalmente libera ero al sicuro, con la mente andai a quando ci eravamo conosciuti.
Frequentavo la 5 elementare ,a scuola cinquant’anni fa nel mio paese si facevano doppi turni e quando si usciva di pomeriggio era già buio. Un gruppo di ragazzini vedendomi sola si era avvicinato per prendermi in giro volevano togliermi l’ombrello, cominciai a correre impaurita e nella corsa inciampai e caddi in una pozzanghera buttando all’aria l’ombrello , la cartella finì aperta facendo uscire i miei quaderni che si bagnarono, quei ragazzini si erano messi in semicerchio e si godevano lo spettacolo sghignazzando, volevo piangere, invece con tutto il fiato che avevo in gola cominciai ad urlare , via, via maledetti , mentre roteavo l’ombrello ,se non andate via vi sfascio l’ombrello in testa , e tu ! ti ho riconosciuto dopo lo dirò a tuo padre. I ragazzini sorpresi dalla mia reazione si fermarono increduli, quindi si avviarono verso la mia cartella l’avrebbero presa a calci se all’improvviso non fosse arrivato un ragazzino che diede un pugno a quello più facinoroso , raccolse la cartella dalla pozzanghera cercava di darmela quando gli altri ragazzini lo assalirono e cominciarono a picchiarlo con pugni e calci, prima che l’altro si rialzasse presi la cartella ormai bagnata ,gli assestai un colpo di cartella nel fianco , Walter era riuscito a liberarsi dai tre ragazzini, in un lampo mi prese la mano e cominciammo a correre come dannati mentre i quattro ragazzi che ci avevano aggrediti ci rincorrevano urlando minacce .
Scappa ,scappa,scappa imboccammo una strada più illuminata e piena di gente ci guardammo dietro, non eravamo più inseguiti. Solo allora ci fermammo e ci guardammo in faccia, Walter aveva un occhio pesto e il sangue gli colava dal naso , certo così conciato non avrei detto che fosse bello ,era la prima volta che lo vedevo , senza sciogliere la mano, lui con la mano libera scostò un ciuffo di capelli dalla mia fronte e toccò delicatamente la mia treccia ormai tutta arruffata ,disse mi dispiace. Solo allora mi resi conto della sua stretta ,era ferma e gentile allo stesso tempo, e mi rassicurava. Ma tu stai sanguinando vieni andiamo a casa ti potrai disinfettare; no rispose lui non è niente, l’importante che tu stia bene . Quelle parole mi facevano sentire al sicuro, ma con con mio grande disappunto mi scesero due grossi lacrimoni ,ah! come mi odiavo in quel momento ,mentalmente mi davo della cretina, mettermi a piangere con uno sconosciuto eppoi senza un motivo! Ma le lacrime non si fermavano scendevano copiose, inarrestabili annebbiandomi la vista Lui mi guardava serio e senza dire niente cominciò a camminare tirandomi con la mano ,ci avviammo verso casa.
Ti sei difesa come un leone disse.:,sei stata brava; tuttalpiù una leonessa risposi asciugandomi le lacrime, ho avuto tanta paura, per fortuna sei arrivato tu , sei stato coraggioso loro erano in quattro. Te la saresti cavata ugualmente disse lui , con l’ombrello in mano come una spada facevi veramente paura. L’ho visto fare nel film dei quattro moschettieri risposi, ci guardammo e cominciammo a ridere ,a ridere e più ci guardavamo e più ridevamo, intanto eravamo arrivati sotto il portone di casa ,mia madre si affacciò incuriosita allora lui guardò su e lasciandomi la mano disse ciao Laura e sparì .Non mi diede il tempo di chiedergli chi fosse, mi guardai la mano sinistra c’era il segno della sua stretta; avevamo camminato per tutto il tempo mano nella mano, lui sapeva il mio nome io non avevo nemmeno chiesto il suo .L’avrei ringraziato l’indomani pensai.
Mentre sentivo Walter canticchiare sotto la doccia guardai fuori il cielo cominciava a schiarirsi ma pioveva a dirotto, tirai un braccio fuori dalla coperta, sorrisi , faceva freddo ma avevo il cuore caldo e pieno d’amore ed ero felice, ma anch’io dovevo alzarmi mi arrotolai nella coperta e mi avviai verso la cucina ,un lembo di coperta formava uno strascico, mi sentivo una regina, avrei fatto un orribile caffè , ma avrebbe sortito l’effetto, ci avrebbe definitivamente svegliati, io e Walter lo avremmo bevuto come fosse nettare.
Ero libera finalmente libera di amare l’uomo della mia vita.
Mentre preparavo il caffè col pensiero tornai a quei giorni della mia infanzia. Il giorno dopo cercai di informarmi seppi che si chiamava Walter e che abitava a pochi passi da casa mia e che era partito con tutta la sua famiglia in Germania . Peccato pensai.
Lo rividi dopo qualche hanno eravamo entrambi alle scuole superiori , all’uscita della scuola sentii chiamarmi :Laura lo guardai: ci conosciamo? dissi un po' sulle mie , un’attimo dopo capii : Walter , si proprio io, tutto era cambiato di lui, era diventato un uomo, i suoi occhi verdi e il sorriso era rimasto ugual. Ciao come stai? mi diede la mano ferma e gentile pensai. :Dio che bella che sei , ti ho pensato spesso ma tu Laura sei uno schianto. Arrossii come una scema. Laura la moschettiera! No! ricordi ancora quella stupida cosa dissi ridendo :certo sono qui per questo.
Io vivo in Germania ma appena laureato voglio tornare in Italia. Sono tornato per vedere i nonni disse guardandomi negli occhi. Ci vediamo questi giorni? Si! risposi.
Walter rimase in Italia una settimana circa e ci vedemmo tutti i giorni nonostante i brontolii di mia madre: tu sei fidanzata non sta bene uscire con un altro mi diceva. Non è vero mamma non è il mio fidanzato è solo un compagno di scuola. In effetti quello che mia madre chiamava fidanzato ere il figlio di un amico di papà ,ottimo partito diceva lei.
Con Walter ci vedemmo tutte le sere, avevamo tante cose da dirci: la scuola, il lavoro, la vita ,la Germania, l’talia, la crisi, parlavamo di tutto storia, politica, l’ultimo libro letto, era come se lo aspettassi da tanto tempo per potergli parlare. Anche lui mi parlava ,a volte lui si faceva serio e mi guardava cosa c’è chiedevo: niente sogni, pensieri niente di importante rispondeva. Arrivò la partenza ci salutammo con la certezza che ci saremmo rivisti mi diede un bacio sulla guancia e disse ti scriverò .
Così non fù le sue lettere non mi arrivarono mai, io un po delusa e punta nel mio orgoglio non l’ho mai voluto contattare.
Ma la vita continua ed io crescendo non avevo pensato più a quell’episodio, mi ero laureata avevo cambiato città trovato lavoro e mi ero anche sposata.
Avevo tenuto fede a tutte le aspettative dei miei genitori avevo preso una strada già delineata ,mi ero lasciata vivere, avevo fatto una vita comoda, un “bel matrimonio”, trovato un buon marito , tranquillità economica.
Qualche volta mi soffermavo a chiedermi cosa volevo di più dalla vita, non lo sapevo, o forse ero troppo vigliacca per ammetterlo , si dopo poco più di un ann0 di matrimonio .Cominciai ad avvertire noia, insoddisfazione, facevo tutto senza entusiasmo tutto mi sembrava scontato , ma guardandomi intorno considerando quel che avevo mi sentivo un’ingrata e un enorme senso di colpa metteva a tacere per qualche tempo la mia insoddisfazione. Il lavoro per fortuna mi obbligava a concentrarmi su altre cose, poi mi ero iscritta a un corso di teatro ,una mia passione che non avevo mai, osato, confessare ai miei genitori ,l’avrebbero trovato “scandaloso “per una bambina.
Un giorno la mia mamma mi chiama e mi dice che non si sente bene,vieni disse se puoi. Quindi, appena uscita dall’ufficio mi precipitai da lei.
Mamma cos’hai , niente di grave spero ,ho chiamato uno specialista per un consulto, verrà domattina volevo chiederti se pu0i essere presente anche tu .D’accordo dissi vuoi che ti aiuti? No tutto è a posto , anzi c’e quel mobiletto pieno di carte di cui mi voglio disfare metti tutto in un bustone e dopo lo porti giù,. ma perché ti conservi tanta carta inutile: cominciamo a diventare vecchi: rispose mia madre.
Cominciai ad infilare nel bustone quelle carte alla rinfusa, ma qui ci sono anche lettere mamma,: si è tutta vecchia corrispondenza, puoi buttare : per curiosità aprii alcune , lettere una era di una sua amica ,un’altra di una vecchia zia, mi colpirono alcune buste a strisce, la posta aerea pensai chi scrive alla mamma dall’estero? Erano indirizzate a me il mittente : Walter Luisi Germania Il cuore cominciò a battermi all’impazzata.
Mi aveva scritto, pensai aveva mantenuto la promessa, continuai a cercare ne trovai parecchie un’altra mi chiedeva perché non rispondevo alle sue lettere l’ultima era di due anni prima .Presi le lettere e urlai cosa sono queste ? Mamma dimmi? mi guardò smarrita il petto sembrava scoppiarmi tanto era la rabbia e il dolore,piangevo senza ritegno, cosa hai fatto mamma? Queste lettere perché non me le hai date?
Eri, troppo piccola , ho cercato di proteggerti, emigrato in germania , così lontano. Ma poi sono cresciuta :non avevi il diritto dovevo decidere io. Quante lettere mi hai nascosto dimmelo ,l’ultima è arrivata due anni fa , tu stavi per sposarti e io gli ho detto di non cercarti ,non volevo che turbasse il giorno più bello della Tua vita. :Il giorno più bello della Tua! mamma , della tua vita :dissi urlando ;finalmente la tua unica brava figlia addomesticata faceva un matrimonio con un bel partito e le tue amiche ti avrebbero guardata con invidia . Mamma hai rovinato la mia vita! Hai fatto si che per compiacerti, mi costruissi una bella gabbia senza più la voglia di uscirne ! E senza neanche più la voglia di vivere. Mandai all’aria tutte le carte
Uscii sbattendo la porta , non vedevo nulla ,era pieno inverno ,in preda alla furia avevo lasciato l’impermeabile ma non sentivo il freddo, cominciai a correre e continuavo a pensare : mi ha scritto ,mi ha cercata, ha mantenuto la promessa ed io non ho risposto, cercai di immaginare il dolore che aveva provato nell’apprendere che mi ero sposata, sentii una fitta allo stomaco che mi fece rabbrividire ,peccato, pensavo, dovevo dirglielo, doveva sapere la verità ,dovevo cercarlo.
Sfinita dalla corsa mi fermai, mi guardai in torno: ma dove sono? Quanto tempo è passato?. Non lo sapevo, cominciai a sentire freddo e non piangevo più. Era ora di tornare a casa da mio marito, anche lui doveva sapere.
Lo trovai agitato , era preoccupato dove sei stata? cosa è successo?
Niente dissi sto bene, va tutto bene , Voglio il divorzio.
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