Di Luna, e del suo amore.
“Qualcuno viene e si prende cura di te... come te hai fatto con me e il nostro gregge...sta qui accanto a me Luna.”
Fiorindo si è accasciato alcuni minuti prima, sulla terra appiccicosa dalla gelata notturna, che si attacca alle sue ginocchia, al braccio, ai capelli; lenta mentre il suo corpo scende sul campo, lenta macchia il pelo bianco di Luna che accanto a lui, distesa con il muso poggiato sulla zampa, aspetta.
“Che t'è successo Fiorindo?! Fiorindooo...” Luna li sente urlare e li vede correre verso di lei. Il suo padrone non si alzerà più, non ci sarà il suo fischio a richiamarla all'attenzione delle pecore, né la pacca leggera ripetuta sul fianco e il tintinnio della ciotola di metallo davanti al fuoco acceso o nelle notti stellate, che il silenzio ammanta e la Maremma cala il legame nel tuo sangue e non ti lascia più.
Luna è un pastore maremmano, femmina, di tre anni. Guarda gli uomini che corrono verso il pastore senza vita ormai. La prenderanno sì, ma lei ha solo due padroni: Fiorindo e quella terra.
Corre. Nuovi odori non cancelleranno la sua vecchia vita, e va.
Libera come mai, si unisce ad altri della sua stessa razza, sempre più affamata, sempre più stanca. Libera, non si avvicina ai casolari, la notte vicino agli alberi, su letti di foglie e di porcini, il giorno alla ricerca di cibo. Tre mesi, per Luna, lunghi, perché vissuti nella fatica della fame, troppo brevi per dimenticare la sua vecchia realtà, ma lei figlia di quella terra tra odio e amore lotta, per la vita.
I giorni di pioggia sono finiti, la notte fa freddo ma nelle ore centrali del giorno il sole è luminoso e scalda le distese dei campi mentre il vento piega le punte dei cipressi e penetra tra il pelo che non la protegge più dal freddo. Quello è il momento.
Si avvicina ad un paese, si siede, in basso, all'inizio della strada di pietre che sale, su, verso le case. Due donne la guardano, la chiamano e si avvicinano con le mani protese. Luna ringhia.
Di lato, da un muretto che delimita la corte di una casa, spunta un uomo. Ha la barba, come Fiorindo. Si accoscia, alla sua altezza, Luna abbassa il capo, si lascia avvicinare.
“Bella, da dove vieni?” le carezza il fianco, lei glielo concede, lo guarda mentre si gira e se ne va... “Dove vai...?” “È pelle e ossa..” sussurra lui e guarda le donne che si son tenute a distanza.
A metà pomeriggio comincia a far freddo, il sole arrossa il cielo, Luna ha fatto la sua scelta, nuovi odori, non solo per lei. Li porta in bocca, uno ad uno, quattro cuccioli, dal pelo bianco. Li lascia accanto al muretto, ogni volta abbaia e guarda l'uomo che senza parole la osserva andare e venire, mezzora circa, tra un viaggio e l'altro. Li poggia, uno sopra l'altro e loro si accorpano, mugolando. L'uomo sa che non deve toccarli e aspetta. Il quarto cucciolo trema più degli altri, è buio e Luna si stende su di loro. L'uomo la carezza e passa la mano sui piccoli. Luna lo lascia fare, lo segue con lo sguardo mentre li porta in casa, guaisce e si fa prendere in braccio, ha una zampa gonfia, ha un ascesso, forse una spina o un morso, infettato.
Luna non ha fame, riesce solo a bere, poco prima di morire.
I suoi cuccioli cresceranno forti e liberi, con il sangue di Maremma, tra gli odori della vita.
Fiorindo si è accasciato alcuni minuti prima, sulla terra appiccicosa dalla gelata notturna, che si attacca alle sue ginocchia, al braccio, ai capelli; lenta mentre il suo corpo scende sul campo, lenta macchia il pelo bianco di Luna che accanto a lui, distesa con il muso poggiato sulla zampa, aspetta.
“Che t'è successo Fiorindo?! Fiorindooo...” Luna li sente urlare e li vede correre verso di lei. Il suo padrone non si alzerà più, non ci sarà il suo fischio a richiamarla all'attenzione delle pecore, né la pacca leggera ripetuta sul fianco e il tintinnio della ciotola di metallo davanti al fuoco acceso o nelle notti stellate, che il silenzio ammanta e la Maremma cala il legame nel tuo sangue e non ti lascia più.
Luna è un pastore maremmano, femmina, di tre anni. Guarda gli uomini che corrono verso il pastore senza vita ormai. La prenderanno sì, ma lei ha solo due padroni: Fiorindo e quella terra.
Corre. Nuovi odori non cancelleranno la sua vecchia vita, e va.
Libera come mai, si unisce ad altri della sua stessa razza, sempre più affamata, sempre più stanca. Libera, non si avvicina ai casolari, la notte vicino agli alberi, su letti di foglie e di porcini, il giorno alla ricerca di cibo. Tre mesi, per Luna, lunghi, perché vissuti nella fatica della fame, troppo brevi per dimenticare la sua vecchia realtà, ma lei figlia di quella terra tra odio e amore lotta, per la vita.
I giorni di pioggia sono finiti, la notte fa freddo ma nelle ore centrali del giorno il sole è luminoso e scalda le distese dei campi mentre il vento piega le punte dei cipressi e penetra tra il pelo che non la protegge più dal freddo. Quello è il momento.
Si avvicina ad un paese, si siede, in basso, all'inizio della strada di pietre che sale, su, verso le case. Due donne la guardano, la chiamano e si avvicinano con le mani protese. Luna ringhia.
Di lato, da un muretto che delimita la corte di una casa, spunta un uomo. Ha la barba, come Fiorindo. Si accoscia, alla sua altezza, Luna abbassa il capo, si lascia avvicinare.
“Bella, da dove vieni?” le carezza il fianco, lei glielo concede, lo guarda mentre si gira e se ne va... “Dove vai...?” “È pelle e ossa..” sussurra lui e guarda le donne che si son tenute a distanza.
A metà pomeriggio comincia a far freddo, il sole arrossa il cielo, Luna ha fatto la sua scelta, nuovi odori, non solo per lei. Li porta in bocca, uno ad uno, quattro cuccioli, dal pelo bianco. Li lascia accanto al muretto, ogni volta abbaia e guarda l'uomo che senza parole la osserva andare e venire, mezzora circa, tra un viaggio e l'altro. Li poggia, uno sopra l'altro e loro si accorpano, mugolando. L'uomo sa che non deve toccarli e aspetta. Il quarto cucciolo trema più degli altri, è buio e Luna si stende su di loro. L'uomo la carezza e passa la mano sui piccoli. Luna lo lascia fare, lo segue con lo sguardo mentre li porta in casa, guaisce e si fa prendere in braccio, ha una zampa gonfia, ha un ascesso, forse una spina o un morso, infettato.
Luna non ha fame, riesce solo a bere, poco prima di morire.
I suoi cuccioli cresceranno forti e liberi, con il sangue di Maremma, tra gli odori della vita.
È una storia vera, di pochi giorni fa, dalla Maremma in giù.

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Commenti
Gli animali esprimono sentimenti veri, la storia di Luna è commuovente, mostra la tua viva sensibilità. Grazie della bella lettura che offri.
Buona domenica!
Buona domenica!


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Racconto che commuove molto coinvolgente. Bravissima Grazia.






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Intenso e commovente. Raccontato con parole che esprimono la tua sensibilità ed il tuo coinvolgimento.


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Offre emozioni e segnali precisi di stile; luna, straordinaria storia d’amore memorabile.
Ciao Grazia


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A TUTTI GRAZIE, la storia, vera, mi ha commosso quando l'ho ascoltata da una persona vicina ai protagonisti, quando l'ho scritta, non vi nascondo che ho pianto pensando al sacrificio di Luna. Aggiungo per Giacomo che sì, ricordo la tua Luna e l'isola d'Elba!




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I cani di fatica o lavoro se potessero parlare di quanti sacrifici e fatica appunto fanno...Luna può anzi è la dimostrazione di una vita di amore per il padrone , la terra e come mamma.Cani molto amati che vivono in simbiosi con i loro padroni. Molto bello ,un bel racconto di vita,loro che ci insegnano sempre qualcosa.


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Una triste storia, mi ha commosso. Povera Luna
Brava Grazia, scrivi molto bene


Brava Grazia, scrivi molto bene


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Molto bella e coinvolgente. Glu animalu ganni un sesto senso che forse gli uomini non hanno. Bella storia. Ho avuto un pastore maremmano e ciò che hai scritto sulla sua sensibilità è verissimo. Mi sono commossa.






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Un racconto che tocca le corde del mio cuore per quanto amore viene tracciato in questa storia di Luna... coinvolgente fino alla fine ed emozionante come non mai. Sei stata bravissima Grazia è stato un piacere leggerti! 



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All'infuori della storia, che mi ha commosso per il contenuto, mi ha colpito il tuo consueto modo con cui descrivi l'ambiente in cui si svolge il racconto.
Se Luna potesse parlare ti direbbe che sei brava per come l'hai umanizzata.
Se Luna potesse parlare ti direbbe che sei brava per come l'hai umanizzata.


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Conosco bene il pastore Maremmano, cane molto indipendente che riconosce solo un capobranco, al suo pari: il padrone. Stop...gli altri non esistono. Anch'io ho scritto un racconto su un cane di nome Luna. Lo ricordi? Il mio amore per Luna. Brava Grazia, poetessa e scrittrice di valore, sempre. Ciaociao 



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La Maremma è uno dei posti, in questo paese, dove sembrano concentrarsi antichissime impronte emozionali.


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Commozione? Tanta. Emozioni? Come inchiostro dalla tua penna. Ben tornata amica mia


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Molto commovente. Un racconto scritto quasi come una poesia, forse perché l'amore tra gli uomini e gli animali rappresenta pura poesia.
Davvero bello, Grazia

Davvero bello, Grazia




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Un racconto splendido che cattura e commuove se poi è storia vera, ancor di più. Complimenti! 



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Stupenda narrazione, luna amorevole
creatura.coplimenti Grazia, buon sabato.

creatura.coplimenti Grazia, buon sabato.




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Racconto toccante e ben scritto!Penso alla mamma che affida i cuccioli a qualcuno di fidato ,prima di morire:noi mamme sappiamo immedesimarci facilmente in questa situazione e tra animale e persona non sentiamo quasi la differenza dell’intensità dell’amore materno! 



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Forse la fretta dello scrivere ti ha giocato un brutti tiro perché in questa storia avevi tutti gli ingredienti per renderla più commovente.Peccato da un'autrice come te.


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