Posa la tazza nel lavello e si dirige in bagno a prepararsi. Dopo poco di un’ora è pronta, presa la borsa e con le chiavi dell’auto in mano, raggiunge la macchina al parcheggio sotto casa.
Con la musica che le fa compagnia nell'abitacolo della sua auto, percorre il tragitto che la separa dalla clinica presso la quale è diretta. Arriva leggermente in anticipo e decide di sostare in sala d’attesa leggendo il libro che porta sempre con sé nella sua borsa medica.
E’ un medico ed è al suo ennesimo appuntamento di lavoro. Esperta in medicina nucleare avanzata, spesso è in giro in diverse città e nei diversi ospedali e cliniche private per offrire consulti sulle scoperte di nuove sostanze radioattive a scopo diagnostico.
Aveva ricevuto la richiesta della clinica il mese precedente. Non era a conoscenza del reparto che necessitava delle sue competenze mediche. Lo seppe poco dopo dalla receptionist, alla quale, cinque minuti in anticipo dell’ora dell’appuntamento, si era presentata.
Fu scortata nel reparto nel quale era attesa dal primario.
-Buongiorno.
Aveva bussato e atteso educatamente l’invito ad entrare.
-Salve dottoressa Costa. Piacere, Ferrari.
Il primario le era andato incontro e si era presentato cordialmente.
Le espose i casi clinici di interesse diagnostico particolare e per i quali serviva la sua esperienza di esperto di medicina nucleare avanzata.
Discussero gran parte della mattinata, mettendo a punto teorie ed esami vari, e prendendo in considerazione diverse diagnosi differenziali.
Il clima era disteso e stranamente familiare. Non c’era mai stata tensione nè rivalità medica. Erano preparati e competenti entrambi, ognuno nel proprio campo.
Lei era giovane, superava da poco i 35 anni, alta, elegante. I capelli lunghi e neri li aveva raccolti di lato sulla spalla destra.
Lui era gentile, sulla quarantina, capelli leggermente brizzolati e occhi verdi. Sicuro ma non pieno di sé.
Si scrutavano a vicenda senza farsi notare l’uno dall'altra. L’alchimia fu, sin da subito, innegabile.
Già dalla prima stretta di mano.
Andarono avanti per quasi quattro ore, esaminando attentamente tutti i casi clinici.
Si sfioravano con gli occhi e si accarezzavano con dolci sorrisi, senza mai mettere da parte il loro fare medico.
-Sono le 13 e 20.- Esclamò sorpreso il primario guardando l’orologio.
Lei aveva la testa china, intenta a visionare ancora una volta le cartelle cliniche e appuntando ai margini le sue note. Non aveva fatto caso alle parole del collega.
Lui si soffermò allora a guardarla con più attenzione, sorridendo. Era bella. Affascinante.
Sentendosi osservata alzò allora lo sguardo e sprofondò nei suoi occhi verdi per una manciata di secondi, distolse subito lo sguardo e ritornò a guardare i fogli che aveva tra le mani.
Fece finta di niente, preda dell’imbarazzo.
Ma lui sorrise di nuovo e lei alzò di nuovo lo sguardo.
-Avrei finito.- Si apprestò a dire velocemente per rompere quel delizioso silenzio fatto di sguardi e sorrisi.
- Peccato- rispose il collega con fare molto diretto che la colse di sorpresa.
Si alzò velocemente raccogliendo le sue cose e mostrandogli ancora una volta le note appuntate sui diversi casi clinici.
-Bene. Domani farò una riunione con la mia equipe. Ti ringrazio per il tuo prezioso contributo.-
- Dovere-
Lui era in piedi vicino alla sua scrivania e non smetteva di osservarla mentre lei si preparava.
Forse era una delle donne più belle che avesse mai visto.
Arrivata vicino alla porta, si accinse a salutare voltandosi indietro. Lui era poco distante.
Rimase per pochi secondi in silenzio a guardarlo. E pensò un attimo tra sé che non le sarebbe dispiaciuto affatto rivederlo, in fondo era single da tanto ormai.
-Allora vado. Se avete bisogno di chiarimenti o se avrete altre domande, sono a disposizione.-
- Una domanda l’avrei.- Rispose repentino.
Si fermò con la mano sulla maniglia in attesa di ascoltare,sicura che si trattasse ancora dei casi medici dei quali avevano discusso per la gran parte della mattinata lavorativa.
-Sei libera questa sera?-
Le rivolse un sorriso sicuro e speranzoso.
E lei sorrise, scuotendo leggermente la testa divertita.
-A che ora passi a prendermi?-
Continuarono a sorridere e si guardarono ancora una volta.
Era bastata una stretta di mano. Era bastata appena la prima ora trascorsa insieme.
Erano bastate quelle annotazioni mediche appuntate insieme. Quei sorrisi accennati e
quegli sguardi fugaci.
Era bastata una domanda e bastò quella risposta.
Il vero appuntamento fu fissato alle 20.
-Buongiorno dottoressa Costa- la salutò la segretaria non appena la vide entrare dalle porte scorrevoli della clinica.
- Ciao Corinne. Mi può chiamare mio marito?-
- Il dottor Ferrari arriva subito.-
Sorrise educatamente mentre si dirigeva in sala d’attesa ad aspettare.
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